Ceccato 98 – Tre campanili un solo paese

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di Enzo Cuzzola – Il paese, come ricorderete, era composto soprattutto da case sparse, non c’era un vero e proprio confine fra le tre frazioni (Riparo, Cannavò, e Riparo Vecchio) che lo costituivano. Quindi, noi bambini, spesso accompagnandoci nei giochi ai ragazzi delle altre classi delle elementari, lo percorrevamo in lungo ed in largo. Non era poco, perché si estendeva, dal basso verso l’alto, dal ponte di Prumo sino a sotto Pavigliana, per circa 5 chilometri, e per altrettanti si estendeva dal bivio di Camercia, al confine con San Sperato, alle pietre di Nava, appena sotto Nasiti. Questa era la nostra sala giochi. All’aperto, in mezzo al verde, nei giardini a bergamotto, nei campi di grano e negli uliveti.

Era chiaro che, con un territorio così vasto, a volte, impiegavamo  anche un ora ad andare ed altrettanto tempo a tornare. Considerato che il gioco iniziava dopo i compiti pomeridiani e finiva  all’imbrunire, stavamo molto attenti a stimare il tempo per tornare a casa, perché quando era buio bisognava essere tutti in casa per la cena, rigorosamente tutti a tavola. Non portavamo con noi merenda , sarebbe stata d’impaccio per il gioco. Per la sete non vi era problema, nel territorio sopra descritto, vi erano almeno una diecina di fontane pubbliche, alcune con annesso lavatoio. Quando ci recavamo a bere, in branco, dato che i bambini avevano la precedenza, ognuno smetteva di riempire i “bumbula”  ed alle lavandaie cessava l’afflusso di acqua al lavatoio. Un branco assetato distraeva almeno mezzora d’acqua. Ma non c’erano proteste, i bambini erano di tutti ed i  bambini venivano prima di tutto.

A volte, la fame aveva il sopravvento sul gioco. Allora ci recavamo davanti qualche casa, anche la più sperduta, e ci radunavamo li chiassosi. La massaia abbandonava le proprie occupazioni e ci veniva incontro. Ai bambini ed ai viandanti si offriva sempre da mangiare. Pane, frutta ortaggi, quello che c’era. Ma quello, che c’era, c’era per tutti. Quanto era bello il mio paese, quanto era bella la sua gente, come me ne sarei mai potuto scordare.

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