Elezioni, il retroscena che emerge dai Sondaggi e che nessuno ha il coraggio di dire: il M5S in realtà è 3° ed è l’unico partito che sicuramente non andrà al Governo

StrettoWeb

Elezioni, gli ultimi dati dai Sondaggi che nessuno ha il coraggio di dire: il Movimento 5 Stelle è il primo partito ma non conta nulla, è la terza coalizione ed è l’unico partito che sicuramente non andrà al Governo

A meno di clamorosi errori, dai sondaggi elettorali in vista delle elezioni politiche in programma il 4 marzo (tra tre settimane esatte), emergono dati importanti che nessuno ha il coraggio di dire, impauriti dall’enfasi con cui la setta grillina scatena la macchina del fango rispetto a coloro che non concordano con i dettami del Movimento (andate sulla pagina facebook di StrettoWeb e provate a leggere i commenti che pubblicheranno sotto quest’articolo).

Il Movimento 5 Stelle, esaltato e dipinto da tutti come il “primo partito” (nei fatti lo è), è l’unico che sicuramente non potrà andare al Governo. Perché in un sistema costituzionale ed elettorale che prevede le alleanze in coalizioni, la percentuale del singolo partito non conta nulla (come non ha mai significato nulla per la formazione dei governi repubblicani, sempre determinati dalle coalizioni).

Esattamente come cinque anni fa alle elezioni politiche del 2013, il Movimento 5 Stelle è la terza forza del Paese. Il Centro/Sinistra di Bersani arrivò al 29,55%, il Centro/Destra di Berlusconi al 29,2%, il Movimento 5 Stelle al 25,6%. Terza forza era, e terza forza resta almeno secondo gli ultimi sondaggi registrati dai vari istituti di ricerca alla fine di questa settimana, stavolta addirittura con dieci punti percentuali in meno alla coalizione più apprezzata dagli elettori intervistati dai sondaggisti.

Li riportiamo di seguito:

Sondaggio di “Index Research” per “PiazzaPulita” di La7

  1. Centro/Destra al 37,4%
  2. Centro/Sinistra al 28%
  3. Movimento 5 Stelle al 27%
  4. Liberi e Uguali al 6%

Sondaggio di Affaritaliani

  1. Centro/Destra al 38%
  2. Centro/Sinistra al 29%
  3. Movimento 5 Stelle al 27%
  4. Liberi e Uguali al 6%

Sondaggio dell’Istituto Piepoli

  1. Centro/Destra al 36,5%
  2. Centro/Sinistra al 29,8%
  3. Movimento 5 Stelle al 27%
  4. Liberi e Uguali al 6,5%

Sondaggio dell’Istituto Tecné

  1. Centro/Destra al 39,3%
  2. Movimento 5 Stelle al 28%
  3. Centro/Sinistra al 25,7%
  4. Liberi e Uguali al 5,7%

Secondo tutti i sondaggi, il Centro/Destra è nettamente in vantaggio con una percentuale compresa tra il 36 e il 39%, vicinissimo alla maggioranza assoluta che consentirebbe alla coalizione di governare in autonomia. Al secondo posto c’è il Centro/Sinistra a trazione Pd, che sfiora il 30%. Il Movimento 5 Stelle rimane indietro, intorno al 27%. Infine “Liberi e Uguali” sembra in grado di superare il 6% che potrebbe in alcune circostanze rappresentare un numero importante di parlamentari in un’eventuale formazione di un governo a sinistra.

I sondaggi, infatti, sono sempre verosimili ma mai precisi. Riteniamo che i dati che arrivano sui principali partiti intorno all’area moderata siano in realtà sottostimati rispetto a quanto poi accadrà nella realtà. Tutti questi ultimi sondaggi, infatti, vedono Forza Italia ferma al 1516%, ma le chance del partito di Berlusconi di superare il 20% o comunque avvicinarsi molto sono a nostro avviso elevate.

Così come il Partito Democratico in alcuni casi dato addirittura al 22%, potrebbe alla fine mantenersi sopra il 25%: la reintroduzione delle preferenze con i collegi uninominali senza possibilità di voto disguinto, e l’election day nelle due Regioni più popolose d’Italia (Lombardia e Lazio) dove contemporaneamente si voterà anche per le Elezioni Regionali, farà aumentare sensibilmente l’affluenza alle urne e le percentuali per i partiti che hanno maggior radicamento sul territorio e hanno schierato uomini forti per raccogliere preferenze sugli apprezzamenti personali, rispetto al voto d’opinione e impersonale su cui possono contare i grillini, potrebbero lievitare sensibilmente.

A proposito dei grillini: cinque anni fa erano stati sottostimati dai sondaggisti, stavolta invece potrebbero rivelarsi sovrastimati. Perchè alle Europee del 2014 non hanno superato il 21%, alle Regionali del 2015 si sono fermati al 25% in Liguria, al 22% nelle Marche, al 18% in Puglia, al 17% in Campania, al 15% in Toscana, al 14% in Umbria, al 12% in Veneto, e infine alle Regionali Siciliane di pochi mesi fa sono rimasti al 26,7% in quella che doveva essere la Regione-roccaforte. Una grossa delusione che potrebbe essere preludio di un flop nazionale: forti nelle piazze e nei sondaggi, intanto il loro record di preferenze resta l’exploit delle ultime politiche (2013) mai più raggiunto in precedenza.

Ed è difficile immaginare che nella percentuale di indecisi ci possano essere elettori grillini. Il grillino medio è incazzato col mondo intero, è militante, adora il Movimento, sordo alle critiche, pronto a giustificare tutto dei propri leader. E’ un elettore-sostenitore che già da tempo ha deciso di votare per il Movimento 5 Stelle. Molti indecisi, invece, sono delusi dal Pd e dovranno scegliere se virare verso Liberi e Uguali o meno, mentre al Centro è verosimile che ci sia una polarizzazione di voti verso “Noi con l’Italia“, la 4ª gamba del centro/destra che sembra avere maggiori chance di governo, anzichè votare per una delle liste centriste che supportano il Pd con pochissime speranze di superare la soglia di sbarramento utile a portare seggi in parlamento.

Insomma, i grillini sono nei fatti e nei sondaggi lontanissimi dalla fatidica soglia del 30% che potrebbe consentire al Movimento di giocarsi il secondo posto con la coalizione guidata dal Pd di Renzi ma comunque, resterebbe molto lontano dalle percentuali della coalizione di Centro/Destra.

Cosa succederà dopo le elezioni è ancora una grande incognita: la Costituzione (che proprio i grillini hanno strenuamente difeso nell’ultimo Referendum!) lascia immaginare accordi tra forze politiche anche di coalizioni differenti, per l’obbligo di tentare tutte le strade nella formazione di un nuovo governo (anche con “larghe intese”, quelle che da decenni consentono alla Germania di avere una grande crescita e un grande sviluppo). Ovviamente i termini e i dettagli con cui tutto ciò si verificherà, dipenderanno dall’esito del voto. E nelle prossime tre settimane – ne siamo convinti – avremo ancora molto da raccontare.

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