Il Coordinamento lavoratori psichiatria ha deciso di manifestare davanti alla sede Asp di Reggio Calabria per far valere il proprio diritto alla retribuzione
Una situazione insostenibile, un dialogo che va a singhiozzo e tasche che restano sempre… vuote. E’ quanto stanno vivendo da parecchi mesi a questa parte gli operatori del settore psichiatrico, che continuano a combattere la propria battaglia per vedersi riconoscere la giusta retribuzione per il proprio lavoro. La pazienza è ormai arrivata al limite, in particolare quella del Colap (Coordinamento lavoratori psichiatria) che prova di giorno in giorno ad instaurare un dialogo con i rappresentanti dell’Azienda sanitaria provinciale senza ricevere risposte. “Ci hanno detto che si è provveduto a due mensilità – fanno sapere dal Colap – ma le procedure di liquidazione sono tutt’altro che snelle. Abbiamo saputo che ci daranno un contentino, pagando una sola mensilità. Ogni sei mesi cambia il dirigente e questo comporta l’impossibilità di avere sempre lo stesso interlocutore, navighiamo a vista”. Una situazione davvero pesante che rischia di gravare non solo sugli operatori, ma anche sulle famiglie delle persone ricoverate nelle strutture, costrette a far fronte a numerosi disagi oltre quelli relativi alla patologia. Dal 2015 ad oggi, dalla decisione dell’allora commissario Gioffrè di procedere agli accreditamenti, sono 50 i posti di lavoro cancellati che hanno portato alla riduzione da 13 a 8 delle cooperative impegnate nel settore. L’iter burocratico avrebbe dovuto interrompersi nel 2016, ma da allora si è conclusa solo la prima fase delle richieste, a cui sarebbe dovuta seguire quella della costituzione delle commissioni per verificare i requisiti delle strutture. Uno step mai raggiunto, che ha fatto sì che i ricoveri rimanessero bloccati, comportando i disagi già descritti. Paradossalmente, le uniche risorse a disposizione servono per pagare i contributi e regolarizzare il Durc, fondamentale per continuare a lavorare in sinergia con la pubblica amministrazione. La soluzione eppure ci sarebbe, cioè quella di far applicare la legge regionale del 2000 sulle cooperative sociali che, all’articolo 20, sottolinea che ‘al fine del pagamento dei corrispettivi, le prestazioni delle cooperative sociali e dei soggetti senza fine di lucro sono parificati a quelle del personale dipendente dei servizi pubblici’. La legge però non viene applicata e gli operatori hanno deciso di manifestare giovedì 1 marzo alle ore 10:00 davanti la sede Asp, sita in via Diana a Reggio Calabria. Un modo per far valere i propri diritti senza rimanere inermi, un modo per urlare alla città un malcontento che cresce sempre di più e che non accenna a scomparire: “Lavoriamo gomito a gomito con i dipendenti Asp – concludono gli operatori – e mentre loro sanno di venire pagati a fine mese, per noi è sempre un’agonia. E’ una situazione davvero discriminante“.