Elezioni, ecco le due uniche strade possibili per un nuovo Governo: da un lato c’è il Centro/Destra, ma deve trovare una stampella in parlamento. Dall’altro c’è un maxi inciucio a sinistra del Movimento 5 Stelle
Numeri alla mano, ci sono due sole strade possibili per un nuovo Governo: che il Centro/Destra ce la faccia lo stesso, ma con una stampella di sostegno da andare a trovare in parlamento, o in alternativa un maxi inciucio a sinistra del Movimento 5 Stelle con Grasso e un Pd che – finita l’era renziana – adesso potrebbe scegliere di ricostruirsi un’identità più verso sinistra rispetto a quanto il segretario dimissionario aveva provato a modernizzare il partito almeno da un punto di vista economico, mantenendo il progressismo sui temi dei diritti sociali ma guardando il mondo con gli occhi delle generazioni del terzo millennio e quindi abbandonando le logiche dell’odio di classe e dell’ideologia post-comunista. Un progetto che, però, è fallito per svariati motivi e in primis per gli errori dello stesso Renzi, su cui potremmo spendere pagine e pagine d’inchiostro senza vie d’uscita.
Ma adesso l’Italia vuole guardare al futuro tornare al passato. Quale sarà il futuro Governo del Paese? Cerchiamo di decifrare i numeri.
Per Governare, è chiaro, serve una stampella. Ci sono i senatori estero, gli autonomisti, qualcuno nel gruppo misto tra cui (paradosso dei paradossi, su StrettoWeb ne avevamo parlato in tempi non sospetti con quest’editoriale del 16 febbraio!) i furbetti e massoni del Movimento 5 Stelle già espulsi dal partito ma eletti dagli elettori grillini. Ma è difficile che tutti questi possano bastare per raggiungere i numeri necessari a formare il Governo senza un accordo politico più importante. Un “Nazareno” al contrario. Renzi è stato chiaro: “rimarrò segretario fino alla formazione del nuovo governo perchè siamo responsabili e siamo pronti a dire Sì a qualsiasi cosa serva al Paese, ma non faremo accordi con gli estremisti che in questi anni ce ne hanno dette di tutti i colori“. Renzi, quindi, è pronto a dire Sì a un’eventuale richiesta di Mattarella per supportare un governo purché sia moderato. Salvini, quindi, sarebbe costretto a fare un passo indietro e lasciare spazio a una leadership più moderata come potrebbe essere lo stesso Tajani. Insomma, qualche “Verdini al contrario” verosimilmente ci sarà (70 anni abbondanti di storia parlamentare ce lo insegnano), e il Centro/Destra potrebbe farcela davvero. Seppur con la stampella, e con l’handicap di dover scendere ulteriormente a compromessi rispetto a una coalizione che è già molto eterogenea.
Certamente anche solo il tentativo di realizzare un simile accordo a sinistra potrebbe finalmente portare il Movimento a smascherarsi per quello che è davvero, una forza populista di estrema sinistra che è riuscita ad ottenere milioni di voti di elettori di destra mascherando il proprio posizionamento ideologico e valoriale. Cinque anni fa erano stati i grillini, durante le consultazioni, a sbattere la porta in faccia a Bersani. La ruota gira e rigira, e adesso probabilmente vedremo Di Maio al posto di Bersani chiedere il sostegno al partito … della Boldrini e, udite udite, addirittura al Pd. Le prime dichiarazioni pubbliche sono già in tal senso. A prescindere dall’epilogo dell’operazione, è già un tentativo che mina la “credibilità” che il Movimento si era costruita con i propri elettori. “Accordi con nessuno, mai“.