Legge elettorale, populismi, fascismo e antifascismo, Nord-Sud: tutto quello che ci hanno detto le elezioni politiche 2018

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Tutto quello che ci hanno detto le elezioni politiche 2018: dalla legge elettorale al boom dei populismi, dal flop degli estremismi alla netta spaccatura Nord-Sud

elezioni liste varieCosa ci hanno detto davvero le elezioni politiche 2018? In attesa che in Parlamento si insedino i nuovi eletti e tentino di formare un nuovo Governo, possiamo analizzare il voto in tutte le sue sfaccettature, a prescindere da quello che succederà nelle prossime settimane. Il Centro/Destra ha ottenuto più voti di tutti ma comunque non ha i numeri per governare senza una “stampella” esterna alla coalizione. Allargarla ulteriormente in parlamento non sarà facile. Dall’altro lato, il Movimento 5 Stelle vuole il supporto del Pd e di Liberi e Uguali per governare. Addirittura Di Maio ha scritto una lettera a Repubblica (!! Non era l’odiatissimo “giornale dei poteri forti”?) lanciando un appello ai partiti per sostenere un governo grillino: come la prenderanno gli elettori che hanno votato il Movimento all’insegna della rottura nei confronti del passato e della “vecchia politica degli inciuci“?

Intanto possiamo analizzare cosa davvero ci hanno detto le elezioni politiche 2018.

La legge elettorale proporzionale rende il Paese ingovernabile: un passo indietro di 25 anni

elezioni camera dei deputatiUno dei principali passi avanti della seconda Repubblica era stato il bipolarismo con un sistema elettorale che, dal 1994 fino al 2013, era sempre stato maggioritario. La legge elettorale maggioritaria consentiva al partito (o alla coalizione) che otteneva più voti, di ottenere un premio di maggioranza utile a governare il Paese. Emblematico il caso delle elezioni del 2006: il Centro/Sinistra di Romano Prodi otteneva il 49,81% dei voti, mentre il Centro/Destra di Berlusconi si fermava al 49,74%. Una differenza di appena 25.000 voti su 39 milioni di votanti consegnava il Paese (giustamente) nelle mani della coalizione che aveva ottenuto “anche solo un voto in più“. I fanatici del proporzionalismo abituati a sguazzare nei ricatti delle minoranze  hanno parlato per anni di “derive dittatoriali” quando in realtà quel sistema maggioritario era l’essenza della democrazia. Chi ha la maggioranza anche solo di un soffio, ha il diritto di vincere e governare. E una minoranza deve avere rappresentanza, ma non può certo ricattare le maggioranze altrimenti diventa una dittatura al contrario. Anche perché in Italia abbiamo già fin troppe “gabbie” (erroneamente chiamate “garanzie” perché fa più figo) tra Presidente della Repubblica, due Camere parlamentari, magistratura indipendente, elezione rappresentativa (il popolo non può eleggere direttamente ne’ il Capo dello Stato ne’ il Presidente del Consiglio).

SENATO DELLA REPUBBLICAE se la precedente legge elettorale era stata definita “porcellum” perché assegnava il premio di maggioranza su base nazionale alla Camera e su base regionale al Senato, stavolta siamo caduti ancora più in basso perché il premio di maggioranza non c’è più e nessuno può governare. Dopo le elezioni, quindi, non abbiamo alcun vincitore. Ne’ la coalizione che ha avuto più voti (il Centro/Destra ha ottenuto il 37% delle preferenze ma è lontano dalla maggioranza sia alla Camera che al Senato), ne’ il partito più votato (il Movimento 5 Stelle ha sfiorato il 33% ma è lontanissimo dalla maggioranza in entrambi i rami del Parlamento). E così diventa ancora una volta decisivo il ruolo della minoranza, cioè del Pd e della sinistra, che decideranno le sorti del Paese avendo rispolverato il sistema proporzionale e di fatto paralizzando l’Italia. Esattamente l’opposto di quello che Renzi proponeva con il Referendum Costituzionale per modernizzare il Paese e portarlo anche ad un sistema elettorale più chiaro e diretto. Ma sappiamo tutti com’è finito quel Referendum e Renzi, senza neanche troppi giri di parole, nella conferenza post voto ha svelato il proprio ricatto: “avete votato NO al mio Referendum e adesso non c’è quella governabilità che ci sarebbe stata se il Referendum fosse passato“. Così abbiamo fatto un passo indietro di 25 anni.

Il boom dei populismi

grilli di maio di battista movimento 5 stelleI movimenti populisti hanno superato il 50%: a destra la Lega ha superato il 17%, a sinistra (perché è di sinistra e lo sta dimostrando anche nella logica delle alleanze post-voto) il Movimento 5 Stelle ha sfiorato il 33%. La metà degli elettori votano per i populisti, e non è certo una realtà italiana. Basti pensare a Donald Trump negli Stati Uniti d’America, alla Brexit nel Regno Unito o all’exploit francese di Le Pen arrivata al ballottaggio alle recenti elezioni transalpine. Bisogna prenderne atto: l’alternativa moderata è crollata sotto i colpi estremistici, il Pd è crollato addirittura al 19%, Forza Italia supera di pochissimo il 14%. Sono i tempi che viviamo, in cui l’apparenza conta molto più della sostanza. In cui non è importante cosa si dice ma come lo si dice. Tempi in cui bisogna parlare alla pancia degli elettori sempre più impulsivi e limitati all’utilizzo della ragione rispetto all’istinto.

La spaccatura Nord-Sud: tra sicurezza e reddito di cittadinanza

elezioni politiche 2018 italiaIl Paese s’è letteralmente diviso in due come molto raramente accaduto in precedenza. Il Movimento 5 Stelle, che ha sfiorato il 33% a livello nazionale, ha fatto il pieno di voti nelle Regioni del Sud (48,7% in Campania, 48,1% in Sicilia, 44,5% in Molise, 44,1% in Puglia, 43,6% in Calabria, 43% in Basilicata, 42,1% in Sardegna) mentre è andato male al Centro/Nord (27% in Umbria, 26,9% in Emilia Romagna, 26,2% in Piemonte, 24,5% in Veneto, 24,4% in Toscana, 24,3% in Friuli Venezia Giulia, 23,2% in Valle d’Aosta, 21,3% in Lombardia, 19,3% in Trentino Alto Adige). Esattamente al contrario, il Centro/Destra che a livello nazionale ha superato di poco il 37%, ha spopolato al Nord e anche in molte zone del Centro con il 48,1% in Veneto, il 47,2% in Lombardia, il 43,7% in Friuli Venezia Giulia, il 41% in Piemonte, il 37,7% in Liguria, il 37,3% in Umbria, il 35,8% nel Lazio, il 33,4% in Emilia Romagna).

immigrato arrestatoLe radici di questa situazione vanno individuate nel doppio disagio che il Paese vive rispetto agli ultimi anni di governo del Centro/Sinistra e del Pd: al Nord l’esigenza più grande è quella della sicurezza e quindi una miglior gestione del fenomeno dell’immigrazione clandestina incontrollata che s’è verificata negli ultimi anni scatenando situazioni di degrado e criminalità soprattutto nei grossi centri urbani, ma non solo. Un problema reale, la cui evidenza non deve certo far urlare al razzismo (fatto sta che negli ultimi mesi se ne è occupato – egregiamente – anche il Pd con il Ministro Minniti, ma con colpevole ritardo quando i danni erano ormai compiuti).

salvini e Toni IwobiLa Lega, dal proprio canto, rappresenta numerosi esempi di integrazione che funziona (vedi l’elezione del primo Senatore di colore della storia della Repubblica, Toni Iwobi) ma differenzia appunto questo fenomeno ampiamente condiviso, dalla clandestinità di un’immigrazione fuori controllo. Il messaggio che è arrivato, però, è molto diverso ed estremo: vedi la clamorosa reazione (quella sì, razzista!) di molti elettori leghisti che stanno commentando l’elezione di Iwobi come un “tradimento” da parte di Salvini al proprio elettorato. Insomma, è il boomerang del populismo che forza il linguaggio con toni volti esclusivamente a raccogliere consenso.

quo vado checco zaloneAl Sud, invece, l’esigenza più grande è quella economica. E allora ecco che la promessa del reddito di cittadinanza ha fatto breccia nei desideri dei meridionali, fotografando la reale cultura del Sud. Lo scriviamo ovviamente da meridionali, ben coscienti della cultura che pervade la nostra società da molto, molto, troppo tempo. E proprio il fatto che siamo meridionali non deve farci trincerare dietro una masochistica difesa del campanile. Se è vero, è vero. C’è poco da fare. La nostra cultura è quella raccontata con magistrale ironia da Checco Zalone (anche lui meridionale!) nel Film “Quo vado“, è la storia dell’assistenzialismo democristiano, quando scuole, poste, ferrovie e un po’ tutti gli enti pubblici diventavano ammortizzatori sociali per assunzioni di massa (di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze), volte a garantire non un lavoro, ma un posto fisso alla gente del Sud che – appunto – il posto fisso chiedeva ai politici di turno, mentre al Nord si creavano i presupposti per lo sviluppo costruendo strade, ponti, gallerie e infrastrutture.

elezioni voto simbolo movimento 5 stelle senato calabria
Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

Un assistenzialismo che oggi si rinnova nel grillismo e nella folle proposta del “reddito di cittadinanza“. Siamo convinti che questo Paese, e soprattutto il Sud, abbia bisogno di “lavoro” reale e non di “posti” virtuali (veri o finti che siano), servirebbe una vera rivoluzione culturale ma neanche la crisi è servita per questo. L’assenza di un punto di riferimento politico davvero liberale pesa moltissimo, e da sinistra non arriva alcuna opposizione ideologica al concetto di “reddito di cittadinanza“, ma semplicemente un laconico “non si può fare perché non ci sono le coperture“. Non l’ha fatto il Pd, quindi non potrebbe farlo neanche il Movimento 5 Stelle che così scavalcherebbe la sinistra … a sinistra! In realtà il vero problema del reddito di cittadinanza non è che “non si può fare“, perché tutto si può fare se c’è la volontà. Il problema reale è che si tratta di una follia culturale, un’aberrazione, un macroscopico errore ideologico, contro ogni tipo di sana cultura occidentale, democratica e liberale, e soprattutto completamente al di fuori dei nostri tempi. E questo, per paura di perdere voti, al Sud non lo dice nessuno.

Fascismo e Antifascismo: la fine (ulteriore) degli estremismi

AFP/LaPresse
AFP/LaPresse

Queste elezioni ci hanno anche consegnato un dato molto importante su tutti gli estremismi, di destra e di sinistra: un flop totale. A destra Casapound s’è fermato allo 0,94% Forza Nuova ha ottenuto lo 0,38%. A sinistra “Potere al Popolo” ha ottenuto l’1,13%. Hanno alimentato il dibattito politico nelle ultime settimane di campagna elettorale con manifestazioni e disordini in molte città, alla fine il dato della democrazia italiana mai così solida conferma quello che era chiaro a chiunque fosse dotato di una reale contezza della situazione del Paese. Non c’è alcun rischio fascismo, anzi, c’è sempre meno spazio per gli estremismi. Anche i partiti più estremistici inseriti all’interno delle coalizioni di governo, hanno deluso le aspettative. A destra “Fratelli d’Italia” di Giorgia Meloni s’è fermata al 4,35%, non certo un trionfo. A sinistra gli scissionisti di “Liberi e Uguali” sono riusciti ad entrare in parlamento per un soffio con il 3,38% dei voti, esattamente la metà di quello che si aspettavano, superando la soglia di sbarramento per un pelo. Non c’è spazio, quindi, per gli estremisti: lo scacchiere politico si divide tra i populisti (50% tra M5S e Lega), moderati (35% tra Pd e Forza Italia) e, appunto, estremisti relegati all’angolo (meno dell’8% tra FdI e LeU) che possono trovare un senso di governo soltanto all’interno di più ampie coalizioni. Ma un senso di governo è impossibile oggi anche per i moderati, che non possono ignorare le maggioranze populiste. Anche i partiti più equilibrati, che siano liberali o social democratici poco importa, devono pensare a ricostruirsi un’identità. Ben venga in tal senso la discesa in campo di una persona brillante come Carlo Calenda: se anche il Pd, chiusa nel modo peggiore possibile l’era renziana, finisse nelle mani di estremisti vogliosi di allearsi con i grillini e tornasse a svoltare verso una sinistra arcaica ed estrema, si materializzerebbe il peggiore scenario per consegnare definitivamente il Paese nelle mani del più becero populismo.

Elezioni Politiche 2018 Seggi Ipotesi GovernoCome cambierà il Paese dopo queste elezioni? Lo scopriremo nei prossimi mesi, e soprattutto nei prossimi giorni. Le tre settimane che ci separano dalla (possibile, ma non certa!) formazione di un nuovo governo potrebbero rivelarsi fondamentali e, soprattutto nel campo dei populisti, faranno rimanere delusi molti elettori che hanno votato convinti di fare una determinata scelta, e alla fine si ritroveranno completamente smarriti e traditi. Da loro stessi, in realtà. Perché hanno seguito l’istinto ascoltando la pancia ma era chiaro a tutti quello che sarebbe successo dopo, quello che sta succedendo già oggi. Mussolini diceva che “La massa ama gli uomini forti, la massa è donna“, i suoi oppositori gli rispondevano che “La massa è donna perchè gli piace essere fottuta“. Probabilmente avevano ragione entrambi (soprattutto i secondi).

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