Reggio Calabria, il Museo Nazionale della Magna Grecia con i Bronzi di Riace e… il mistero dell’ascensore da cui non si può uscire

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Reggio Calabria, il mistero dell’ascensore da cui non si può uscire al Museo Nazionale della Magna Grecia, casa dei Bronzi di Riace

di Kirieleyson – Era da tempo che mi ero ripromesso di rivisitare il Museo e Domenica mattina,  visto che era una bella giornata,  io e mia moglie decidemmo di farlo. Ma è finita con un inaspettato e spiacevole epilogo.

Dopo avere  visionato  il piano terra, dove trovano anche i Bronzi, proseguimmo, attraverso le  scale, per il primo piano, poi per il successivo piano di mezzo e quindi per il secondo piano, trattenendoci in tutto circa due ore.

Scoprimmo solo alla fine che il giro si sarebbe dovuto fare al contrario, cioè dai piani alti verso il basso, ma nessuno dei vari addetti, incrociati  dall’ingresso fino alla vicina sala antistante quella dei Bronzi, ce lo aveva detto, né tantomeno avevamo visto evidenti cartelli indicatori e  né avevamo notato  percorsi  obbligati.

Alla fine del nostro giro pensammo comunque che sarebbe stato bello andare a goderci il panorama dal terrazzo, su cui eravamo stati un’altra volta  per assistere ad un concerto. Ma le scale davanti a noi consentivano solo la discesa. Così, alla ricerca di altre scale capitammo poi davanti ad un ascensore, sulla cui porta non  vi erano indicazioni di alcun genere e vi entrammo.

Salimmo così all’ultimo piano, raggiungendo effettivamente l’attico, cui  si  poteva accedere attraverso una porticina metallica, ma evidentemente quello era un ambiente di servizio e quindi non riservato al pubblico; rientrammo pertanto in ascensore e scendemmo al piano terra.

Quando la  porta dell’ascensore si riaprì, ci trovammo di fronte ad un nastro divisorio avvolgibile (come quelli utilizzati  a delimitare i percorsi obbligati degli  aeroporti),  agganciato da una parte;  ci parve logico sfilarlo, uscire dall’ascensore,  quindi  riagganciarlo. Per poi dirigersi   verso l’uscita.

A quel punto un addetto ci venne incontro affermando da quell’ascensore non si può uscire!”.

E io gli risposi :  e se uno vi si trova dentro, che fa, si ferma là dentro?

E lui, imperiosamente: non cercate di far finta di niente. Vi ho visto sfilare il nastro!

Ed io: ma scusi, che altro avrei dovuto fare; scavalcarlo?

e lui, evidentemente stizzito: e si, avete ragione voi!

Di nuovo io: guardi che siamo tranquillamente entrati in ascensore da una sala del secondo piano.

E lui, sempre più stizzito: non è possibile!

Allora mia moglie: se vuole le facciamo vedere dove lo abbiamo preso e lei  ci dirà dove abbiamo sbagliato.

Fu allora che la stizza dell’individuo crebbe, mentre continuava a ripeterci:  e si,  avete ragione voi!.

Pensammo allora di andarcene, tra l’intraducibile indifferenza degli altri addetti, al solo fine di farla finita con una situazione che, probabilmente, un interlocutore più adatto al ruolo avrebbe saputo gestire più civilmente e, soprattutto con maggiore attenzione ed un altro ancora, più responsabile, avrebbe ritenuto opportuno approfondire alla scoperta di  possibili  disfunzioni che avevano reso possibile a due visitatori  l’uso di un ascensore non destinato al pubblico.

L’episodio me ne ricordò un altro, accadutomi molti anni prima negli Stai Uniti, quando mi ritrovai incredibilmente dentro una base navale militare.  Ma con qualche sostanziale differenza.

 In quel caso, dopo essere stato prelevato a peso da due marines ed interrogato per un’ora, effettuati i vari accertamenti e chiarito il mistero della mia presenza, i militari mi rilasciarono educatamente  e addirittura,  saputo che ero radioamatore,  mi fecero anche visitare la stazione radio amatoriale della base.

E pensare che quella era una base di sommergibili nucleari super protetta e non un Museo (per quanto importante) e quelli  non erano steward  destinati all’accoglienza dei  visitatori,  ma militari in servizio,  abituati a gestire le situazioni strane senza andare tanto per il sottile. Eppure quelli,  alla  fine,  si erano dimostrati attenti e cortesi.

Chi vuole saperne di più (sull’esperienza vissuta nella base militare americana) può leggere l’articolo: https://www.strettoweb.com/2014/10/storia-spie-reggine-sottomarini-usa/194199/.

Ma, soprattutto, si ricordi  che esistono ascensori in cui si può liberamente entrare,  ma da cui non si può  poi uscire!

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