A Catania la proiezione del film “La voce negli occhi”, la pellicola che racconta la straziante storia di Salvatore Crisafulli
LA STORIA
“La voce negli occhi” racconta la straziante storia di Salvatore Crisafulli, conosciuto come “il Terri Schiavo Italiano”, rimasto vittima di un terribile incidente stradale avvenuto a Catania l’11 settembre del 2003.
L’uomo fu giudicato clinicamente in stato vegetativo da diversi luminari della scienza medica, interpellati nella lunga odissea vissuta da Crisafulli, e durata fino al 2013, data in cui morì in attesa che un giudice italiano lo autorizzasse a curarsi con cellule staminali.
Si tratta di un film-denuncia contro la cattiva assistenza, ed in particolare lo scarso interesse del governo italiano. Scene drammatiche che hanno lo scopo di toccare lo spettatore, mettendolo di fronte al dramma vissuto dai familiari di Salvatore, si alternano ad altri momenti che raccontano l’infanzia dei due fratelli Crisafulli, legatissimi da profondo affetto, che hanno vissuto in diversi collegi. Si ripercorre, nella pellicola, la vita dei protagonisti sin da bambini, fino al giorno dell’incidente e della tragedia che si abbatte sulla famiglia, costretta a girare numerosi ospedali italiani ed europei.
Diversi luminari sentenziano lo stato di incoscienza di Salvatore, ma la mamma Angela non si rassegna, nonostante il figlio venga considerato dalla scienza medica un “vegetale”. La donna, infatti, alcuni mesi dopo l’incidente percepisce che il figlio è cosciente grazie ai movimenti degli occhi che per i medici sono dettati da movimenti e pianto involontario.
“La voce negli occhi”, il film su Salvatore Crisafulli, è stato già proiettato alla Camera dei Deputati e ha vinto in Italia il premio messaggio importante “Sezione lungometraggi oro invisibile” al XVIII Festival Internazionale che si e svolto a Lenola dal 9 al 13 agosto scorso.
SINOSSI FILM
L’11 settembre 2003, all’età di 38 anni, Salvatore Crisafulli fu travolto, a Catania, da un furgone insieme al figlio, che stava accompagnando a scuola. La diagnosi è di stato vegetativo post-traumatico. Dopo le prime cure nei reparti di rianimazione all’ospedale di Catania e Messina viene trasferito, a causa della mala sanità siciliana, in Toscana a casa del fratello Pietro, in attesa di essere ricoverato presso un centro di Imola perché necessitava di urgenti cure riabilitative. Ricovero che non ottenne mai, né a Imola né presso altre strutture. A casa di Pietro, curato e amato e mai abbandonato dai suoi cari, avviene il risveglio. Quando Salvatore si sveglia, si rende conto che tutti lo ritengono incosciente, compresi i suoi familiari. Vive così la drammatica esperienza di non poter comunicare, intrappolato dentro il suo corpo, mentre riesce a sentire perfettamente tutto ciò che viene detto, comprese le parole dei medici che sostengono che il movimento dei suoi occhi o il suo pianto sono soltanto riflessi incondizionati involontari.