In ricordo di Armando Dito, che amò profondamente la sua Reggio Calabria

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Armando Dito, scrittore e storico reggino, nacque a Reggio Calabria il 30 maggio 1918

A giorni è il 2 giugno anniversario della proclamazione della Repubblica Italiana per il cui avvento uomini e donne di ogni estrazione sociale  e cultura contribuirono con la loro intelligenza e con il loro cuore: l’Italia ritornò ad essere una nazione libera e democratica.

Tra questi uomini liberi che condussero una lotta aspra e, qualche volta, anche fratricida è da ricordare Armando Dito di cui proprio in questi giorni, esattamente il 30 maggio ricorre il centenario della nascita.

All’epoca Il Dito poco più che ventenne, con un passato di volontario di guerra per amore dell’Italia e non per costrizione delle leggi fasciste, insieme ad altri amici fondò, a Reggio Calabria, Il Partito Repubblicano Italiano e portò avanti la battaglia referendaria Repubblica – Monarchia che si svolse esattamente il 2 giugno 1946 il cui risultato vincente diede origine alla Repubblica Italiana.

Ma  questa circostanza non costituisce il l’unico motivo del ricordo che va ricercato nel riconoscimento della sua opera politica e culturale.

Armando Dito, scrittore e storico reggino, nacque a Reggio Calabria il 30 maggio 1918.

Figlio di Oreste, scrittore ed educatore calabrese, fu educato secondo i principi mazziniani e repubblicani all’insegna della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza degli uomini.

Rimasto orfano a quindici anni, prese la maturità classica al liceo T. campanella e si laureò con il massimo dei voti e la lode, all’Università di Messina, in giurisprudenza, e partì, benché esente, subito volontario nella seconda guerra mondiale.

Ritornato a Reggio Calabria inizio la sua carriera politica, fu riorganizzatore e presidente della “Corda Fratres” e, successivamente, fondò, come detto, insieme ad altri amici la sezione reggina del Partito Repubblicano Italiano  sostenendo i principi della Repubblica nella campagna referendaria del 1948.

Repubblicano convinto, mazziniano di fede, sostenitore ad oltranza di iniziative intese a rafforzare i sentimenti di uguaglianza e fratellanza, Armando Dito non ebbe mai tentennamenti nella sua azione politica.

Ha ricoperto per oltre trent’anni la carica di segretario politico a vari livelli (comunale, provinciale e regionale) del P.R.I. del quale fu  un irriducibile vessillifero. Fu anche segretario particolare dell’ Alto Commissario alla sanità.

In seguito alla scissione della grande Cgil, voluta da P.r.i. e P.s.d.i., troviamo Armando Dito tra gli organizzatori della F.i.l. e, quindi, nel marzo del 1950 a Palazzo dell’Aviatore a Roma fu tra i fondatori della U.i.l.

Aderì giovanissimo alla Massoneria nella quale ha ricoperto le più alte cariche e tra i titoli massonici ha annoverato: il collare di Giordano Bruno, Gran Rappresentante del GOI presso la Gran Loggia della Virginia e membro della R.L. di ricerca Quator Coronati di Londra.

Armando Dito è lo storico riconosciuto della storia reggina dagli anni trenta/quaranta sino alla sua scomparsa.

Con le sue opere «I Nobili di Reggio», «Fascisti ed Antifascisti», «Indagine storiografica sulla stampa Reggina», «Massoneria e Carboneria in Calabria», «Quaderni sulla storia della Massoneria», presenta un ampio affresco storico sulla società reggina degli anni che precedettero la II guerra mondiale, di quelli della ricostruzione e della rinascita.

Con «Preponderanze straniere e correnti mistico-religiose in Calabria nell’Alto Medioevo» si impose come ricercatore e saggista a livello nazionale».

Collaboratore di giornali e riviste, membro della Deputazione di storia patria, socio dell’Accademia Cosentina, si è sempre battuto per la sua «Reggio» per la quale ha sempre combattuto battaglie di civiltà specialmente sulla rivista da lui diretta «Calabria vera-Quaderni massonici».

Nei suoi scritti balza prepotente lo spirito di ribellione verso soprusi, ingiustizie ed assuefazioni, ed il suo carattere battagliero sempre pronto ad accettare, con aderenza alla realtà, ogni sfida, qualunque ne fosse la provenienza.

Negli anni ‘70, durante i “fatti di Reggio”, fu tra coloro che sostennero con veemenza il diritto di Reggio ad essere il Capoluogo della Calabria e lo fece non per mero campanilismo ma per la profonda convinzione che la storia conferiva alla “sua” città i titoli per affermare tale diritto.

Scrittore, storiografo, saggista documentatissimo Armando Dito ha sempre ricercato la verità nei più complessi avvenimenti politici che hanno segnato, dal fascismo sino alla sua morte, la storia del profondo sud e, in particolare, della sua amata «Reggio».

Armando Dito si spense il 19 aprile 1987 e un suo ultimo versetto  credo che colga tutto il suo essere:

“è bene per me, se la mia vita intera mi frutterà di meritare un sasso che porti scritto: non mutò bandiera!”

Oreste Mario Dito

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