Elezioni Messina, il costituzionalista Alberto Russo spiega ai microfoni di StrettoWeb tutte le anomalie di questa legge elettorale: “verso il ballottaggio ecco cosa può succedere adesso”

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Elezioni Messina, legge elettorale e il caso anomalo di De Luca: il parere del costituzionalista

Non sembrano esserci dubbi sul fatto che queste elezioni comunali a Messina passeranno alla storia, sia per l’esito, quanto per i pasticci scoppiati all’indomani del voto. Fatto sta che, a tre giorni dalle consultazioni elettorali, a Palazzo Zanca impera il caos. Mancano i dati di moltissime sezioni e diverse sono le anomalie registrate prima, durante e dopo le consultazioni del 10 giugno, da ultimo il caso delle urne abbandonate nei pressi dei cassonetti di Via Palermo. A Messina in questo momento non sono rilevabili i voti di più di 15 sezioni e c’è chi segnala gravi incongruenze nel rilevamento dei voti nella V circoscrizione. E mentre monta la rabbia degli elettori, che avrebbero voluto controlli più serrati nei vari seggi istituiti in città, restano oltre 7000 voti da rilevare: un pacchetto consistente di voti, l’ultima speranza a cui si aggrappano i candidati delle liste che per un soffio non sono arrivati ad ottenere il quorum del 5%, cioè a raggiungere la soglia di sbarramento per entrare in Consiglio comunale. Possono stare tranquilli invece i  candidati a sindaco Cateno De Luca e Dino Bramanti: i due aspiranti sindaco si sfideranno al ballottaggio domenica 24 giugno.

Elezioni Messina Bramanti De Luca Ballottaggio
Bramanti-De Luca

Ma Cateno De Luca proprio questo pomeriggio ha detto che chiederà l’intervento di Salvini e dell’assessore regionale Bernadette Grasso per verificare la regolarità delle operazioni in corso a Palazzo Zanca. Un altro aspetto che rende atipiche queste elezioni comunali 2018 è poi proprio il caso che lo riguarda: le liste dell’onorevole al primo turno non hanno nemmeno sfiorato il 5%. Ciò significa che in caso di vittoria al ballottaggio De Luca si troverebbe a governare la città con un Consiglio comunale totalmente avverso. Ma la legge regionale ammette l’ipotesi di apparentamenti tecnici con le liste che al primo turno hanno superato la soglia di sbarramento. Un’autentica manna dal cielo per l’onorevole,  che adesso è in cerca di candidati consiglieri (che potrebbero essere eletti) con i quali apparentarsi per accaparrarsi il premio di maggioranza (60% dei seggi al Consiglio comunale, cioè 19 consiglieri) e assicurarsi, per quanto possibile, la governabilità. Altro aspetto non trascurabile è poi quello contenuto negli articoli della legge regionale 17 del 2016, in cui si dispone che il candidato sindaco che al primo turno non ha raggiunto il 20% (proprio come accaduto per  De Luca, che si è fermato al 19,82%) in caso di sconfitta al ballottaggio non avrebbe diritto al seggio in consiglio comunale. Intanto, in attesa che la Digos e la magistratura completino il loro lavoro e dei nuovi colpi di scena ai quali l’onorevole regionale ci ha ormai abituati, noi di StrettoWeb abbiamo deciso di interpellare il costituzionalista e docente dell’Università di Messina, Alberto Russo, per commentare gli effetti della legge regionale sul voto a Messina e i possibili scenari che potrebbero delinearsi a Palazzo Zanca.

Secondo il professore i 7000 voti che mancano all’appello non incideranno sulla composizione del consiglio comunale: “Il numero di voti nelle sezioni di cui ancora non si sanno i risultati definitivi, presumibilmente sono ripartiti tra le liste in base al trend generale“. “Si tratta – ha commentato il costituzionalista – di un disservizio certamente deplorevole, ma sono convinto i voti che al momento mancano all’appello non sposteranno le percentuali già rese note“. Chiediamo poi al professore un commento sulla legge elettorale regionale e su quanto sia stato conveniente per i candidati a sindaco, eccezion fatta per Sciacca e Barrile, in corsa con una sola lista, partecipare alla competizione elettorale supportati da così tante liste: “La legge regionale elettorale per i comuni è una legge intimamente contraddittoria che contempla due meccanismi antitetici: un meccanismo incentiva la moltiplicazione delle liste. Mi riferisco a quello che stabilisce che il voto dato alla lista, salvo il caso di voto disgiunto, si trasferisca al candidato sindaco con cui la lista è collegata. C’è poi un altro meccanismo del tutto antitetico che invece disincentiva questa moltiplicazione, ponendo la clausola di sbarramento del 5%. Questa logica contraddittoria ha finito per provocare in queste elezioni un risultato aberrante: vale a dire che si è qualificato per il ballottaggio un candidato che non potrà usufruire del premio di maggioranza, salvo che non si apparenti con altre liste. In caso di apparentamenti ci sarebbe poi un altro paradosso: se vincesse De Luca, il premio di maggioranza verrebbe assegnato alle liste promosse originariamente ma contrapposte al primo turno al candidato sindaco“.

Ecco l’intervista completa con tutte le dichiarazioni del professore:

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