Elezioni Messina, legge elettorale e il caso anomalo di De Luca: il parere del costituzionalista
Non sembrano esserci dubbi sul fatto che queste elezioni comunali a Messina passeranno alla storia, sia per l’esito, quanto per i pasticci scoppiati all’indomani del voto. Fatto sta che, a tre giorni dalle consultazioni elettorali, a Palazzo Zanca impera il caos. Mancano i dati di moltissime sezioni e diverse sono le anomalie registrate prima, durante e dopo le consultazioni del 10 giugno, da ultimo il caso delle urne abbandonate nei pressi dei cassonetti di Via Palermo. A Messina in questo momento non sono rilevabili i voti di più di 15 sezioni e c’è chi segnala gravi incongruenze nel rilevamento dei voti nella V circoscrizione. E mentre monta la rabbia degli elettori, che avrebbero voluto controlli più serrati nei vari seggi istituiti in città, restano oltre 7000 voti da rilevare: un pacchetto consistente di voti, l’ultima speranza a cui si aggrappano i candidati delle liste che per un soffio non sono arrivati ad ottenere il quorum del 5%, cioè a raggiungere la soglia di sbarramento per entrare in Consiglio comunale. Possono stare tranquilli invece i candidati a sindaco Cateno De Luca e Dino Bramanti: i due aspiranti sindaco si sfideranno al ballottaggio domenica 24 giugno.
Ma Cateno De Luca proprio questo pomeriggio ha detto che chiederà l’intervento di Salvini e dell’assessore regionale Bernadette Grasso per verificare la regolarità delle operazioni in corso a Palazzo Zanca. Un altro aspetto che rende atipiche queste elezioni comunali 2018 è poi proprio il caso che lo riguarda: le liste dell’onorevole al primo turno non hanno nemmeno sfiorato il 5%. Ciò significa che in caso di vittoria al ballottaggio De Luca si troverebbe a governare la città con un Consiglio comunale totalmente avverso. Ma la legge regionale ammette l’ipotesi di apparentamenti tecnici con le liste che al primo turno hanno superato la soglia di sbarramento. Un’autentica manna dal cielo per l’onorevole, che adesso è in cerca di candidati consiglieri (che potrebbero essere eletti) con i quali apparentarsi per accaparrarsi il premio di maggioranza (60% dei seggi al Consiglio comunale, cioè 19 consiglieri) e assicurarsi, per quanto possibile, la governabilità. Altro aspetto non trascurabile è poi quello contenuto negli articoli della legge regionale 17 del 2016, in cui si dispone che il candidato sindaco che al primo turno non ha raggiunto il 20% (proprio come accaduto per De Luca, che si è fermato al 19,82%) in caso di sconfitta al ballottaggio non avrebbe diritto al seggio in consiglio comunale. Intanto, in attesa che la Digos e la magistratura completino il loro lavoro e dei nuovi colpi di scena ai quali l’onorevole regionale ci ha ormai abituati, noi di StrettoWeb abbiamo deciso di interpellare il costituzionalista e docente dell’Università di Messina, Alberto Russo, per commentare gli effetti della legge regionale sul voto a Messina e i possibili scenari che potrebbero delinearsi a Palazzo Zanca.
Ecco l’intervista completa con tutte le dichiarazioni del professore:
-
Elezioni Messina, il costituzionalista Alberto Russo ai microfoni di StrettoWeb [VIDEO]
-
Elezioni Messina, verso un clamoroso colpo di scena in vista del ballottaggio: De Luca, Picciolo e Navarra, maxi-apparentamento per il premio di maggioranza? Le ipotesi sul tavolo