Elezioni Messina, nella città avanguardia dell’antipolitica tra il Salvini dello Stretto e il grillino mascherato c’è un laboratorio per un nuovo bipolarismo

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Elezioni Messina, tra 8 giorni si vota: tra populismi e il laboratorio per un nuovo bipolarismo, l’attenzione della politica nazionale è sulla città dello Stretto

Mancano appena otto giorni alle attesissime elezioni amministrative del 10 Giugno: chiamata alle urne per 761 comuni d’Italia, tra cui 20 capoluoghi di provincia come Brescia, Catania, Ancona, Vicenza, Siena, Pisa, Terni, Imperia, Treviso, Viterbo, Avellino, Brindisi, Barletta, Messina, Siracusa, Trapani e Ragusa. A Messina sono già le elezioni dei record con 7 candidati a Sindaco, 29 liste e oltre 850 candidati al consiglio comunale. Il quadro politico è molto frammentato: sul tavolo ci sono grandi incognite alla luce dei recenti risultati alle elezioni politiche e regionali, e soprattutto degli assetti politici per queste comunali.

C’è innanzitutto il Sindaco uscente, Renato Accorinti, che nonostante il pesante fallimento amministrativo di questi 5 anni in cui doveva cambiare lo Stretto invece non è riuscito a fare nulla di quanto aveva promesso nel 2013, ha avuto il coraggio di ripresentarsi a una città che comprensibilmente fa fatica a digerirne anche solo la vista. Lo supportano tre liste, che sembrano l’ultimo rigurgito di un potere di palazzo destinato all’esilio. Eppure Accorinti era stato eletto sull’onda dell’antipolitica che cinque anni fa partiva da Messina come avanguardia, e poi avrebbe pervaso tutto il Paese. La sua esperienza amministrativa è stato il fallimento non solo personale, ma più in generale di quella cultura. E’ stato il disastro dell’antipolitica al governo, il nulla cosmico, lo zero assoluto.

Fabio Sasso/LaPresse

Accorinti è oggi il candidato più a sinistra per le nuove elezioni del 10 Giugno, per questo probabilmente qualche votarello riuscirà a prenderlo intercettando il consenso degli ultimi reduci del comunismo che non vorranno votare il candidato del Partito Democratico Antonio Saitta, paradigma del nuovo centro/sinistra che Renzi, al netto di tutto il resto, ha tirato fuori dall’arcaica concezione della guerra fredda e della lotta di classe. Non a caso Accorinti ha aderito a Demos, il movimento che raccoglie il peggio del nostro Paese: fondato da De Magistris, è talmente tanto giustizialista e cavernicolo che il Movimento 5 Stelle a confronto è establishment di palazzo. E’ il partito della cultura del complotto e del sospetto, contro il Ponte, la Tav, le Olimpiadi, gli stadi di proprietà e potremmo continuare fino a dopodomani. Meglio tornare a Messina, dove quest’ondata anti-politica sta per finire davvero dopo essersi auto-distrutta arrivando al potere e scoprendosi incapace.

Per rimanere a sinistra, c’è pur sempre il Movimento 5 Stelle che vorrebbe far diventare Sindaco l’ingegnere capo del Genio Civile, Gaetano Sciacca. Un tecnico stimabile e apprezzato, ma che probabilmente pagherà ancora una volta la pochezza grillina in riva allo Stretto. Il vero grillino mascherato è Accorinti: intercetta da tempi non sospetti la cultura e l’elettorato grillino, a prescindere dal formalismo sul mancato appoggio ufficiale del Movimento che manca solo perchè Accorinti è comunque un uomo libero e non si è mai iscritto ad un partito politico. La sua è stata un’esperienza civica, e così continua ancora oggi. Tra Sciacca e Accorinti ci sarà la partita più a sinistra, ma dopo l’alleanza per il Governo nazionale tra il Movimento 5 Stelle e Salvini, è molto facile immaginare come andrà a finire. Ancora una volta, probabilmente, non avremo esponenti del Movimento 5 Stelle negli scranni del Consiglio Comunale.

Dall’altro lato della barricata c’è Cateno De Luca, il “Salvini dello Stretto“: un populismo molto particolare, che arriva dai palazzi della politica. Non è certo un volto nuovo De Luca: è stato Deputato Regionale all’Ars per 3 legislature (compresa quella in corso, dov’è stato eletto nell’UDC e fa parte della maggioranza di Centro/Destra), è stato per 8 anni Sindaco del suo paesino, il piccolo borgo peloritano di Fiumedinisi, fino all’arresto del 2011 per abuso d’ufficio e concussione. Poi prescritto e assolto, si è detto “perseguitato dalla giustizia” dopo il secondo arresto-flash pochi mesi fa subito dopo le elezioni regionali. E’ stato Sindaco anche di Santa Teresa di Riva, e la sua bandiera in questa campagna elettorale sono proprio gli ottimi risultati raggiunti nell’amministrazione locale di Fiumedinisi e Santa Teresa, dove effettivamente tutti gli riconoscono di aver ben operato. In effetti chi può affermare che la Lega non esprima una classe dirigente di assoluto livello in tutti gli enti locali che amministra in modo brillante da anni a partire dalle principali Regioni del Nord? De Luca è il perfetto “Salvini dello Stretto”: i suoi slogan e il suo folklore ricordano proprio Salvini, in fondo De Luca è stato protagonista della parentesi autonomista dell’Mpa di Lombardo in Sicilia quindi anche culturalmente è vicino alla visione federalista della Lega Nord. Le sue liste (ben 6) hanno tanti candidati ma pochi grandi nomi. Dopotutto sembra che De Luca stia intercettando il voto di protesta che arriva dal basso. Fallito Accorinti, toccherà davvero a lui in una prosecutio temporis dell’antipolitica peloritana?

Forse, chissà. De Luca spera nel ballottaggio. La realtà è che a Messina c’è un grande laboratorio per un nuovo bipolarismo che potrebbe riaprire la strada ad un ritorno al passato anche a livello nazionale. Dove fallisce l’antipolitica, infatti, potrebbe tornare la politica. Le due coalizioni più forti, infatti, sono quelle di Centro/Destra (10 liste a supporto di Bramanti) e di Centro/Sinistra (6 liste a supporto di Saitta), che soprattutto sostengono due candidati seri, professionali, rassicuranti, pacati nei modi e nei contenuti. Sono gli unici a parlare di Città Metropolitana e Area integrata dello Stretto, arrivando a ridiscutere l’assetto dell’Autorità Portuale ampliando il ragionamento alla vicina Reggio Calabria e a Gioia Tauro. Si intravedono visioni di strategia sul futuro della città.

Se De Luca, infatti, promette mari e monti (addirittura un Casinò a Palazzo Zanca) e si lancia in avventurose quanto discutibili scelte amministrative (“elimineremo il Tram“, cioè una delle poche o forse l’unica innovazioni positive della città negli ultimi decenni!) Bramanti e Saitta sono la miglior espressione di quella Politica seria, con la “P” maiuscola, che oggi sembra perduta. Un nuovo bipolarismo che parte dai principi e dai valori (le tanto discusse “ideologie” che oggi si considerano superate) e ci restituisce (finalmente!) figure in giacca e cravatta di spessore morale e con dignità politica e umana. Dopo i piedi scalzi e le bandiere arcobaleno, è già questo un piccolo grande successo. E che Messina non diventi davvero un modello nazionale, se questo laboratorio di un nuovo bipolarismo portasse un risultato importante magari con un ballottaggio d’altri tempi. Destra e Sinistra. Sinistra e Destra. Avversari ma con rispetto, non nemici. C’è prima l’interesse della città che dovrebbe unire a prescindere dalla bandiera politica. Staremo a vedere.

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