Operazione tra Messina e Catania: i due arrestati sono elementi di spicco del clan “Ragaglia-Sangani”, affiliato alla consorteria “Laudani”
I militari della Compagnia Carabinieri di Taormina, in Castiglione di Sicilia (CT), nonché nella Repubblica Federale Tedesca attraverso il coinvolgimento dei canali di cooperazione internazionale di Polizia, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Messina su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, nei confronti di RUSSO Rosario, classe ‘93 originario di Castiglione di Sicilia (CT), e CONFALONE Francesco, classe ’82 originario di Malvagna (ME) ma residente in Germania. I due arrestati sono elementi di spicco del clan “Ragaglia-Sangani”, affiliato alla consorteria “Laudani” ed egemone nella frazione nord-orientale dell’area sub-etnea. Il provvedimento cautelare è scaturito da una complessa attività d’indagine, convenzionalmente denominata “PORTO FRANCO”, svolta dai militari della Compagnia Carabinieri di Taormina attraverso l’utilizzo di intercettazioni telefoniche ed ambientali, che hanno permesso di riscontrare un grave quadro indiziario, nel quale i soggetti citati emergono come responsabili di tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
Nella denuncia veniva formalizzato il rinvenimento di una bottiglia di plastica contenente del liquido infiammabile, un accendino ed un biglietto recante una frase manoscritta in dialetto siciliano dal chiaro tenore estorsivo “CECCATI U AMICO BUONO DI CUSSA” (letteralmente “CERCATI UN AMICO BUONO DI CORSA”), che era stata attaccata alla maniglia di una macchina escavatrice.
Le indagini, immediatamente avviate, si indirizzavano dapprima su alcuni pregiudicati della circondario e, successivamente si concentravano sui i predetti Russo e Confalone i quali, come emerso dalle testimonianze raccolte, erano stati notati mentre si aggiravano, con fare giudicato “sospetto”, nei pressi del cantiere che era in fase d’avvio.
I Carabinieri della Compagnia di Taormina richiedevano, di concerto con l’Autorità Giudiziaria competente, l’autorizzazione per eseguire intercettazioni telefoniche ed ambientali; le attività tecniche consentivano di accertare inequivocabilmente il coinvolgimento diretto dei due indagati nel tentativo estorsivo ed il loro agire finalizzato a costringere le vittime ad accettare il pagamento per la “protezione” criminale. In particolare, dalle conversazioni captate si documentavano in modo minuzioso i vari abboccamenti posti in essere sia dal Confalone che dal Russo per cercare di vincere le resistenze delle vittime; il tentativo di persuadere le vittime “attraverso la dialettica” era caratterizzato da non comune protervia e spregiudicatezza, peraltro non disdegnando all’occorrenza il ricorso all’uso della forza per ottenere un incontro.
Relativamente poi all’aggravante del metodo mafioso, il provvedimento cautelare del Giudice ha evidenziato la rilevanza dell’atteggiamento degli indagati che hanno agito in un contesto ambientale “…connotato dalla pervasiva presenza di consorterie criminali aduse ad imporre il giogo estorsivo alle imprese aggiudicatarie di rilevanti commesse pubbliche...” e “…conformando il proprio agire a canoni comportamentali ormai tristemente noti…ricorrendo ad atteggiamenti obliqui ed insinuanti e formalizzando la richiesta attraverso una formula idonea a evocare una modalità comunicativa tipicamente mafiosa”. Dalle risultanze investigative è emersa, inoltre, una consolidata rete di rapporti con esponenti della criminalità organizzata mafiosa locale, in particolare con il clan “Ragaglia-Sangani” di Randazzo (CT), facente capo a RAGAGLIA Antonino Salvatore, inteso “Nino”, attualmente detenuto.