Diverse diocesi italiane sono disponibili ad accogliere i migranti della nave Diciotti bloccata al porto di Catania da sabato scorso
Le polemiche intorno alla questione della nave Diciotti non si placano, ma nel frattempo diverse diocesi, sia del Nord che del Sud, si sono mosse per accogliere i migranti che dopo lo sbarco di sabato notte dall’imbarcazione poi bloccata al porto di Catania. Attualmente circa 140 migranti si trovano nell’hotspot di Messina per le procedure di identificazione del caso, ma coloro che verranno accolti dalla Chiesa italiana verranno trasferiti tra poche ore nel centro di accoglienza Auxilium di Ariccia.
Nel frattempo don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali, in un’intervista al Sir ha dichiarato: ”Questa è una risposta di supplenza. Non è ‘la risposta’. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi. Ma anche risposte di solidarietà e di umanità come questa possono aiutare a sviluppare una cultura dell’accoglienza”. ”È stata una scelta della presidenza Cei, legata alla volontà di uscire da una situazione di stallo in cui queste persone erano da diversi giorni – specifica don Maffeis – Davanti ad una situazione insostenibile dal punto di vista umanitario si è scelto di non andare avanti con comunicati ed appelli generici ma di intervenire offrendo una disponibilità all’accoglienza concreta, fattiva ed immediata”.
Il sottosegretario della Cei poi spiega il trasferimento dei migranti: “Saranno trasferiti quanto prima, nelle prossime ore, nel centro di Ariccia dell’Auxilium, in attesa di essere ospitati nelle tante diocesi che hanno dato la disponibilità”. Noi non abbiamo fatto alcun appello”. Sul numero effettivo dei migranti che la Cei si appresta ad accogliere non ci sono ancora dati certi: ”La Chiesa italiana – che già ha accolto tra le 26mila e le 28 mila persone – è disposta a prendere tutti quelli che hanno necessità di essere accolti, non abbiamo fatto una questione di numeri”.
Secondo Don Maffeis la questione immigrazione deve essere affrontata con il contributo della politica e affidandosi a diversi livelli operativi: ”Quello della solidarietà e dell’emergenza non è quello con cui possiamo affrontare fenomeni di questa portata, dove la politica e la cultura del Paese deve interrogarsi e fare la propria parte. Sono livelli che vanno uniti: non possiamo aspettare che maturino politiche o culture dell’accoglienza che superino la globalizzazione dell’indifferenza. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi”.