Calabria, Nasone e Cusumano: “necessario garantire una abitazione per le donne vittime di violenza”

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Calabria, l’appello dell’osservatorio regionale sulla violenza di genere ai comuni

Garantire una abitazione alle donne che hanno avuto il coraggio di denunciare il compagno violento. Questa la richiesta che viene da Mario Nasone  e da Giovanna Cusumano, rispettivamente coordinatore e vice coordinatore  dell’osservatorio regionale sulla violenza di genere.

E’ un dato statistico, infatti, che in Italia ben 6 milioni 700mila donne e bambini sono vittime di violenza tra le mura di casa, e se si confronta questo numero con la percentuale del (solo) 7% , che rappresenta la cifra di questi crimini che viene processata, si può facilmente comprendere come quello abitativo sia un problema molto sentito dalle donne vittime di maltrattamenti.

In pochi ancora sanno che dal  primo febbraio del 2018 è stata pubblicata la legge n. 4, che statuisce che chi viene condannato per una serie di reati che rientrano nel più ampio genere di violenza familiare (quali incesto, maltrattamenti, omicidio,anche preterintenzionale, lesioni, sequestro di persona e violenza sessuale) decade dalla relativa assegnazione dell’alloggio di residenza pubblica.In tal caso, le altre persone conviventi non perdono il diritto di abitazione e subentrano nella titolarità del contratto.

Ma altrettanto poco conosciuta e ancor meno applicata dai Comuni calabresi è la legge della regione Calabria n.20 del 2007.

L’art. 7 della suddetta legge che statuisce in tema si “assistenza alloggiativa garantita”, così testualmente recita :

<I Comuni, al fine di garantire adeguata assistenza alloggiativa alle donne, unitamente ai loro figli minori, che vengono a trovarsi nella necessità, adeguatamente documentata dagli operatori dei Centri antiviolenza e/o dagli operatori comunali, di abbandonare il proprio ambiente familiare e abitativo, in

quanto vittime di violenze e abusi sessuali fisici o psicologici e che si trovano nell’impossibilità di rientrare nell’abitazione originaria, si avvalgono della riserva degli alloggi di cui all’articolo 31 della legge regionale 25 novembre 1996, n. 32>.

Purtroppo, però, nonostante una precisa disposizione di legge, i Comuni calabresi, in palese violazione della stessa, continuano ad ignorare il dettato normativo.

Risalgono proprio a qualche giorno fa due segnalazioni fatte al Sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria, a cui è stato richiesto, da chi è preposto, l’assegnazione con urgenza di un alloggio per due donne vittime di violenza.

Nello specifico, una delle donne maltrattate è a tutt’oggi “costretta” , per mancanza di alternative, a vivere con i figli minori  in un appartamento sottostante a quello dell’ex marito violento che la vittima aveva regolarmente denunciato. Una situazione di grave rischio che sta portando i servizi a valutare l’allontanamento dei minori per assicurare loro adeguata protezione.

E’ superfluo ribadire la gravità delle violazioni di quelle previsioni normative finalizzate a tutelare la posizione della vittima di reati endofamiliari, nonché a scongiurare irreparabili tragedie familiari.

Peraltro, le  conseguenze di questi  mancati  interventi  hanno ricadute importanti non solo per le vittime di violenza, ma anche sotto il profilo della spesa pubblica.

Intanto le case rifugio e le case accoglienza che ospitano nell’emergenza le donne maltrattate, non potendo in molti casi dimetterle per mancanza di soluzioni abitative, registrano spesso una situazione di esaurimento dei posti e l’impossibilità di potere procedere a nuove accoglienze. Inoltre si registra a carico della regione uno spreco di risorse economiche rilevantissimo.

Infatti,  per ogni donna ed ogni minore accolto vi è una retta giornaliera a carico della Regione ed a favore dei CAV o delle case

rifugio che si traduce in una voce di spesa per il bilancio regionale che potrebbe essere utilizzata per rafforzare le misure di protezione.

Serve una assunzione di responsabilità immediata da parte dei Sindaci che sono chiamati a provvedere anche attraverso l’utilizzo dei beni confiscati, che, si ricorda, sono a pieno titolo  parte del patrimonio di edilizia residenziale del Comune.

L’Osservatorio, peraltro, oltre a richiedere il rispetto delle vigenti disposizioni di legge propone ai Comuni calabresi di modificare il loro regolamento comunale sull’edilizia pubblica residenziale, affinchè possano assegnare in via d’urgenza, a seguito di provvedimento giudiziario e/o di pubblica sicurezza, ed in deroga alle graduatorie vigenti , alloggi disponibili a nuclei familiari composti da donne che abbiano subito violenza.

L’osservatorio in ogni caso continuerà a svolgere la sua funzione di monitoraggio e di raccolta  di segnalazioni vigilando  sulla effettiva applicazione della normativa vigente  e segnalando le violazioni alle competenti Autorità.

Si  chiede, inoltre, che i consigli degli ordini degli avvocati della regione, nonchè le diverse associazioni che si occupano della difesa dei diritti civili, di valutare la possibilità di attivare servizi di assistenza legale per  tutte quelle donne vittime di violenza che chiedono il riconoscimento dei diritti previsti  dalle norme vigenti.

Mario Nasone coordinatore e Giovanna Cusumano Coordinatore e vice coordinatore Osservatorio regionale violenza di genere.

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