Festa di Madonna, così mai più: questo degrado neanche nei paesi più tamarri

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Festa di Madonna, finalmente Reggio Calabria torna alla normalità: è finita l’edizione più tamarra e fastidiosa di sempre, la città è rimasta paralizzata in 4 giorni di delirio completamente fuori controllo: è stata l’anarchia più totale

Da un lato c’è l’intoccabile tradizione. Dall’altro il coraggio di cambiare. Ma a Reggio Calabria, oggi, l’unica cosa coraggiosa che è rimasta è la scelta di tante persone che vorrebbero vivere in una città normale eppure decidono ancora, nonostante tutto, di non scappare. Decidono di resistere e continuare a vivere a Reggio Calabria perchè qui sono nati e qui si vogliono realizzare, pur con difficoltà moltiplicate all’infinito dal contesto sociale, dal degrado amministrativo e dall’arroganza di una classe politica inadeguata e presuntuosa.

Stamattina il Sindaco Falcomatà ha salutato (ovviamente sulla sua aggiornatissima pagina facebook) Festa di Madonna con un entusiasmante “Sono stati quattro giorni bellissimi di festa, la nostra Festa“. Cosa ci sia stato di “bellissimo” nei quattro giorni della Festa vorremmo capirlo. Vorremmo capire anche cosa ci sia, oggi, a Reggio Calabria, da festeggiare. Ma questa è un’altra storia più ampia e non vogliamo fare retorica anche perchè “Cu terremotu cu guerra e cu paciSta festa si fici, sta festa si faci“. Il problema è un altro: che Festa facciamo e che Festa vogliamo? Siamo anche consapevoli che al “riggitanu” medio puoi chiudergli l’Aeroporto, il Porto, abolire i servizi primari, depennare lo sviluppo della città ma guai a toccargli “Festa di Madonna” con le sue tamarrate varie. Eppure non abbiamo paura di essere impopolari (a proposito di coraggio) per dire le cose come stanno.

Reggio Calabria è la città in cui un po’ tutti vanno a mangiarsi il panino con la salsiccia e contemporaneamente si lamentano della puzza che pervade le strade del centro; un po’ tutti si ammassano alle bancarelle per poi lamentarsi del fatto che “ci sono sempre le stesse cose“, che c’è troppa folla e alla fine comprano nella migliore delle ipotesi qualche chilo di noccioline e mostaccioli; un po’ tutti arrivano in automobile in centro storico ma poi non sopportano il traffico, le code, la mancanza di parcheggi; un po’ tutti si interessano per informarsi se verrà un cantante che piace ed eventualmente recarsi al relativo concerto, per poi mettere in discussione l’opportunità di spendere tutti quei soldi mentre la città ha problemi ben più seri; un po’ tutti si affollano sul Lungomare con bambini piccoli e/o consapevoli che la mattina dopo dovranno svegliarsi per andare al lavoro (quei pochi che il lavoro ce l’hanno), per poi rammaricarsi che in fondo i fuochi d’artificio non erano così belli, soprattutto quest’anno in cui effettivamente sono iniziati in incredibile ritardo e sono durati appena dieci minuti. Insomma, a tutti piace la festa ma al tempo stesso tutti sono infastiditi dai disagi che provoca. E quindi tutti apprezzerebbero una migliore organizzazione. Ecco perchè siamo convinti che, in fondo, Festa di Madonna così “intoccabile” non sia: se ci sarà voglia di cambiare le cose, certamente qualcuno inizierà a mugugnare ma se poi tutto fosse organizzato nel modo migliore, i cittadini sarebbero più contenti. Per fare questo, però, serve il coraggio di scelte importanti. Il coraggio di cambiare.

Mentre il Sindaco Falcomatà ha visto “quattro giorni bellissimi di festa“, nella sua idilliaca idea di città che starebbe vivendo una “nuova primavera” e che da quando c’è lui al governo ha intrapreso una “svolta” (per parafrasare le sue auto-esaltazioni), noi che la città e la Festa l’abbiamo raccontata minuto per minuto e strada per strada, abbiamo assistito ad un degrado senza precedenti che non si trova più neanche nei più tamarri paesetti dell’entroterra. La città è stata abbandonata all’anarchia più totale: nessun controllo e nessun tipo di contrasto agli abusi di ogni genere, dai negozi di abbigliamento che vendono panini con salsiccia e peperoni alle cartomanti sul Lungomare dove (in realtà non solo durante la Festa) è arrivata anche l’acqua che sa di acqua, l’originale. “Bevemo pregooo“. Per quattro giorni la città s’è fermata: paralizzata, non ha vissuto la sua routine quotidiana come se fosse fuori dal mondo. Tutto s’è bloccato, anche se oltre Bocale e Bolano la vita proseguiva con normalità. E’ stato eroico per i reggini in questi quattro giorni recarsi in centro, parcheggiare, spostarsi: il delirio totale di traffico per una gestione della viabilità completamente assente. Non sono stati presi provvedimenti di chiusura al traffico, e ne è generato il caos con lunghe ore di code in automobile. Parcheggi selvaggi ovunque in doppia e tripla fila senza alcun tipo di controllo e intervento. Persino l’isola pedonale del Corso Garibaldi non è più tale: auto di ogni tipo ci scorrazzano e si parcheggiano in barba ad ogni norma, soprattutto nelle ore serali e notturne.

Ogni strada è stata invasa da bancarelle che vendevano il classico panino con salsiccia, patate e peperoni. E se sull’unicità interplanetaria di una città la cui gente riesce a fagocitare le frittole quando ci sono +35°C dovremmo interpellare i più grandi esperti di psicologia alimentare, sull’organizzazione logistica con cui tutto questo viene consentito è solo e soltanto l’amministrazione politica che deve risponderne. Perchè ben venga la Festa, ma con certe regole e con un’efficiente organizzazione. La città non si può e non si deve fermare. Il centro non si deve imbarbarire. Semmai deve diventare più funzionale e accogliente ai tanti forestieri che arrivano da fuori città. Sarebbero necessarie apposite chiusure al traffico di alcune vie inutili al transito delle automobili, ma fondamentali per i pedoni. Bisognerebbe istituire servizi navetta funzionali, stabilire dove, come, chi e quando può vendere prodotti alimentari con un regolamento ferreo e rigido a tutela dell’ordine, della sicurezza, dell’igiene e del pubblico decoro.

Poi ci sono le bancarelle: quest’anno s’è toccato il fondo. Ammassate su una piccola striscia di asfalto, è praticamente impossibile visitarle vista l’incredibile ristrettezza del percorso pedonale. Gli stand sono installati sia lato mare e che lato monte di via Vecchia Pentimele, proprio lì dove fino a un paio d’anni fa si concentrava l’élite della città nei mesi estivi grazie all’OASI oggi vergognosamente chiusa e abbandonata dalla burocrazia di uno Stato che si pone come nemico e da un’Amministrazione Comunale che non ha il coraggio di garantire lo sviluppo del proprio territorio, mentre sopra, via Provinciale vecchia Archi (quella enorme, larga il triplo, che passa accanto al Palazzetto, dove venivano installate le bancarelle gli scorsi anni) è stato istituito il doppio senso di circolazione automobilistica. La soluzione migliore per mandare nel caos sia il traffico gommato che quello pedonale. E le bancarelle rimangono off-limits per tutti, con criticità di sicurezza emerse all’improvviso con l’incendio di oggi.

Basterebbe un minimo di riflessione per fare le cose per bene, eppure tutto viene abbandonato al caso nel modo più rozzo possibile.

E che cosa dire delle Giostre al Tempietto? Almeno qui la strada è stata chiusa al traffico. Ma per l’accesso pedonale nessuno ha pensato di ripulire il sottopasso vicino la Stazione Centrale, che è rimasto al buio infestato da sporcizia e soprattutto dalla miriade di preservativi abbandonati al suolo in una delle zone del centro più degradate della città. Non certo il massimo per l’accesso al luna park frequentato soprattutto da bambini e giovanissimi.

Poi ci sono i soldi. Anche qui, non vogliamo fare retorica. Ma a Mistretta, 4.600 abitanti arroccati a mille metri di altitudine sui Monti Nebrodi in Provincia di Messina, due settimane fa per la festa patronale del paese si è esibita Giusy Ferreri, artista sulla cresta dell’onda con il suo tormentone mondiale dell’estate “Amore e Capoeira“. Alla commissione organizzatrice dell’evento è costata appena 25 mila euro: che abbiamo fatto di male a Reggio Calabria per un’Amministrazione Comunale che – rispondendo all’opposizione – rivendica di aver speso “solo88 mila euro per Renzo Arbore e 66 mila euro per Ermal Meta? Tra l’altro con un finanziamento della “Città Metropolitana”, che è proprio quell’ente chiamato ad occuparsi della manutenzione delle strade che ogni giorno compromettono la sicurezza dei reggini per le buche e voragini che interessano il manto stradale di ogni quartiere? Anche su questo occorre una sana riflessione: per fare una bella Festa con grandi artisti non servono tanti soldi, ma le giuste idee e capacità. Eppure Falcomatà da un lato continua a dire che tutti i suoi problemi sono di soldi “per colpa di quelli che c’erano prima” (come se non fosse in carica da 4 anni, e se non ci fossero stati prima di lui i commissari che in due anni avrebbero dovuto “risanare la macchina comunale” come lui stesso assicurava sarebbe accaduto con il loro arrivo).

Festa di Madonna è una “tradizione intoccabile“, ma così sta perdendo la propria identità. Dovrebbe essere un momento di aggregazione sociale, basato sulla comune devozione religiosa nei confronti della Santa Patrona della città, al netto di coloro che passeggiano in processione dietro il quadro della Madonna per poi bestemmiare a tutti i Santi mentre fanno a spintoni per entrare in Chiesa. Perchè, quindi, trasformare un momento di riflessione spirituale e identitario con queste tamarrate incivili che hanno persino il coraggio di definire “riti civili“? La città mantenesse la sua laicità, lasciando alla Chiesa il compito di organizzare le proprie funzioni religiose e pianificando al meglio tutto il contorno della logistica in modo serio, rigido, professionale e moderno.

La sfida più grande per Reggio Calabria è ritrovare un briciolo di normalità, perchè adesso questo degrado è diventato inaccettabile. Neanche nei paesi più tamarri si arriva così in basso. Festa di Madonna, così mai più. Abbiate il coraggio di cambiare.

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