Reggio Calabria, le violenze dei clandestini nella notte e una città completamente allo sbando abbandonata dalle sue guide alla più totale anarchia
“La xenofobia non è ne’ ragionevole ne’ cristiana. Supplico la nostra Madonna della Consolazione, patrona della città, di non far giungere anche tra noi il vento della xenofobia che sta arrivando in altre parti d’Italia e d’Europa. Xenofobia è una parola terribile che significa odio contro lo straniero e il diverso. La paura degli stranieri, degli immigrati ed il conseguente odio nei loro confronti, è una condizione che non ci appartiene, ne’ come italiani, ne’ come calabresi. Noi, per tradizione e cultura, abbiamo sempre trattato con rispetto e amore chi è ‘diverso da noi’, con tutto l’aiuto di cui siamo capaci. Non dimentichiamo che anche la Madonna è stata profuga in Egitto con Giuseppe ed il piccolo Gesù. Lei ci insegna, in questo momento, cosa significa essere accoglienti e ci esorta a maturare questo spirito, educando in esso le nuove generazioni. Senza accoglienza, senza solidarietà, senza prossimità, senza apertura al diverso, senza il coraggio dell’ascolto, senza la tutela della dignità di tutti, noi condanneremo i giovani a vivere in una cultura disumana e barbara che nulla ha da spartire con i grandi valori del progresso e della tradizione culturale e cristiana“. E’ proprio il caso di dire “parole sante”: con queste splendide riflessioni, l’Arcivescovo di Reggio Calabria, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, ha salutato la città nel giorno della solenne festa per la patrona della città, la Madonna della Consolazione. Un discorso bellissimo, che nei tempi in cui spopola Salvini, in tanti hanno interpretato come un “argine” politico alla deriva salviniana. In realtà di politico in questo discorso c’era molto poco. Era una riflessione sociale, che ci sentiamo di condividere al 100% e che riteniamo sia in realtà condivisa dalla totalità dei reggini e dei calabresi.
L’unico problema delle riflessioni poste da Morosini è che si tratta di un discorso completamente avulso dal tempo e dallo spazio: non c’è, oggi, a Reggio e probabilmente neanche nel resto d’Italia, alcun rischio “xenofobia“. In questo Morosini si comporta proprio come Salvini: il leader della Lega cavalca le paure della gente sull’immigrazione, così come il leader della Chiesa reggina tenta di cavalcare le paure di qualcuno rispetto a una fantomatica “deriva xenofoba” che però non esiste. Ogni giorno, infatti, a Reggio Calabria si consuma la bellezza dell’integrazione. Con oltre 40.000 immigrati sbarcati al porto cittadino, Reggio è stata una delle città più accoglienti (e pazienti) d’Italia.
Quattro anni fa, durante la campagna elettorale per la corsa a Sindaco di Reggio Calabria, l’attuale primo cittadino Falcomatà esaltava il ruolo degli immigrati assicurando che sarebbero stati una “risorsa” per la città. Anche qui, parole sante. Siamo convinti che i migranti siano davvero una risorsa non solo per Reggio Calabria, ma per tutta l’Italia. Ne abbiamo bisogno non solo perché siamo un Paese sempre più vecchio e meno prolifico, ma anche e soprattutto perché siamo consapevoli che la diversità arricchisce. La nostra storia ne è l’emblema più bello e raffinato: posizionati nel cuore del Mediterraneo, in un antichissimo crocevia di civiltà, tra Calabria e Sicilia oggi siamo tutti figli (nel DNA, nelle usanze, nell’architettura, nelle tradizioni, nell’alimentazione) proprio di quel fantastico intreccio regalatoci dalle migrazioni dei popoli. Con nuovi migranti, l’Italia sarà certamente un Paese migliore.
L’immigrazione, però, va gestita e controllata: non è possibile lasciare arrivare chiunque e abbandonarlo al degrado delle città, allo sfruttamento dei caporali, alle grinfie della criminalità, alle facili tentazioni malavitose, agli espedienti. L’immigrazione è una risorsa, che va gestita e indirizzata. E anche Falcomatà, come Morosini, parla bene ma razzola male: cosa ha fatto in questi 4 anni per trasformare gli immigrati in una “risorsa“? Da un Sindaco così giovane ci saremmo aspettati un mare di idee e di progetti per integrare gli immigrati, dando a loro una possibilità di una vita migliore e al tempo stesso trasformandoli agli occhi degli indigeni locali in un bene utile al territorio e alla comunità. Invece a Reggio Calabria sono arrivati in 40.000 e sono stati abbandonati al totale “fuori controllo“, più che nel resto d’Italia.
Dopotutto Reggio Calabria è la stessa Città nel cui hinterland, pochi mesi fa, una giovane immigrata moriva bruciata nell’indegna baraccopoli di San Ferdinando: come si fa a parlare di “integrazione” se le nostre Istituzioni permettono tutto questo?
Ecco perché quella xenofobia, di cui fino ad oggi non percepiamo neanche lontanamente il rischio (per fortuna!), rischiate di alimentarla proprio voi che a parole dite di combatterla, caro Archivescovo e caro Sindaco. Quella di Reggio è sempre stata una comunità accogliente e solidale, aperta al diverso e pronta a tendere la mano a chiunque ne avesse bisogno. Se riuscirete anche nella storica “impresa” di trasformare davvero i reggini xenofobi, ne sarete i primi responsabili. Perché a parlare siete bravissimi, ma ciò che conta sono i fatti e tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Troppo facile dire cose belle, ma voi dall’alto del vostro straordinario potere cos’avete fatto in concreto per incentivare un’integrazione sana e corretta? In quanto “guide” e punti di riferimento di una comunità oggi allo sbaraglio, è tutto vostro l’onere di mantenere con la schiena dritta una città che invece è sempre più piegata. E tanto più grande è il potere, quanto più alta è la responsabilità. Le parole contano meno di zero: diate l’esempio e fate in modo che Reggio viva una realtà tale che episodi così barbari come quello della scorsa notte non si possano ripetere mai più. E state tranquilli che quel giorno non ci sarà bisogno di parlare degli immigrati come “risorsa” o di monopolizzare il discorso della Festa sulla paura della “xenofobia“: i reggini che vivono ogni giorno sulla loro pelle tutto ciò che succede in città, se ne saranno accorti già da soli e saranno lieti di apprezzarlo.