‘Ndrangheta: in esecuzione tra Reggio Calabria, Emilia-Romagna e Lazio un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 3 persone
I finanzieri del Comando Provinciale di Bologna, in collaborazione con i colleghi dello S.C.I.C.O. (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata) di Roma e l’ausilio del personale del Comando Provinciale di Reggio-Calabria e Frosinone, hanno eseguito, tra le province di Bologna, Reggio-Calabria, Roma, Piacenza, Frosinone, Cremona e Monza-Brianza, delle misure cautelari nei confronti di 3 persone, contigue alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo, ritenute responsabili del reato di intestazione fittizia di beni con l’aggravante del fine di voler agevolare l’attività dell’organizzazione mafiosa. Sequestrati inoltre beni per un valore complessivo di circa 8,5 milioni di euro. In particolare, gli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna hanno dato attuazione ad un’ordinanza, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Bologna, Dott. Alberto Gamberini su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nella persona del Procuratore Aggiunto Dott. Francesco Caleca, che ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di P.A.D., classe 1970 e residente a Zola Predosa, l’applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di T.M.F., classe 1977e residente a Melito Porto Salvo, e l’obbligo di dimora nei confronti di S.C., classe 1970 residente a Zola Predosa. I sequestri hanno invece avuto ad oggetto appartamenti, garage, terreni, locali commerciali, capannoni industriali e quote di società situate nei comuni di Bologna, Sala Bolognese, Zola Predosa, Cave, Fiumicino e Montebello Ionico. L’operazione, denominata “Nebbia Calabra”, nel fare nuovamente luce sulle modalità di infiltrazione nel tessuto economico delle organizzazioni malavitose, si incentra sulle attività illecite svolte dal destinatario della misura cautelare in carcere, P.A.D., un imprenditore di origini calabresi operante nel settore dell’autotrasporto, radicatosi già dagli inizi degli anni duemila sul territorio emiliano e che, come dimostrato dalle attività investigative e sancito da alcuni collaboratori di giustizia, è risultato essere, scrive il G.I.P., “in intensi rapporti personali e di affari con soggetti di primo piano della criminalità organizzata calabrese”. Le minuziose attività d’indagine, sviluppate mediante accertamenti bancari, patrimoniali, intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di documentare il ricorso, in via sistematica, da parte del citato soggetto, all’intestazione fittizia di aziende e società, allo scopo di schermare l’origine del patrimonio accumulato ed eludere l’applicazione di misure patrimoniali.
Infatti, le ingenti risorse finanziarie ch