110 anni dal terremoto, Messina e i marinai russi: “gli angeli venuti dal mare”

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110 anni fa Messina e Reggio Calabria venivano rase al suolo dal terremoto: i primi a prestare soccorso nella città dello Stretto furono i marinai russi. Una storia di fratellanza culturale nata dalle macerie del sisma

Esattamente il 28 dicembre di 110 anni fa Messina e Reggio Calabria vivevano un drammatico risveglio, un dramma destinato a restare alla memoria come uno degli eventi più catastrofici del XX secolo.Alle 5:20:27 un terremoto di magnitudo 7.1 cancellava nell’arco di poco meno di 40 secondi due città. Messina, nel 1908, era una città fiorente e il porto rappresentava il punto nevralgico cittadino.

La città, complessivamente, si estendeva in un’area compresa verosimilmente dall’attuale Torrente Trapani fino al porto storico. Il terremoto distrusse oltre il 90% degli edifici in pochi attimi, ridusse in macerie l’intera città, seminò morte e distruzione. Anche i sismografi dell’epoca di fronte alla violenza del sisma andarono letteralmente in tilt.

E alla furia cieca del sisma si aggiunse anche quella del maremoto, con onde altissime che raggiunsero l’attuale Piazza Antonello e che portarono via con sé edifici e persone che, inconsciamente, scampate al terremoto, pensarono di trovare la salvezza sulle spiagge. Il bilancio di quei drammatici minuti è senza precedenti nella storia: metà della popolazione di Messina morì sotto le macerie o ingoiata dal mare.  Messina prima del terremoto contava 150.000 abitanti e, sebbene si tratti di una stima, si calcola che le vittime furono circa 100.000.

I primi a prestare soccorso a Messina non furono gli italiani, ma i marinai russi, la cui flotta navigava nelle acque vicino alla rada di Augusta. La squadra navale russa che contava due navi di linea e due incrociatori arrivò a Messina il 29 dicembre. I bastimenti erano carichi di provviste, medicinali, coperte, baracche, indumenti, utensili. Arrivati sullo Stretto i marinai i russi si mobilitarono per fronteggiare l’emergenza: i superstiti, che erano stati sorpresi dal terremoto nel sonno, avevano bisogno di ogni genere di prima necessità.

I feriti avevano bisogno di cure e medicinali. I russi  soccorsero la popolazione colpita dal disastro, anche estrapolando i superstiti sotto le macerie. Si stima che da soli riuscirono ad estrarre dalle macerie circa 800 persone e, fin dal primo giorno, trasportarono i feriti negli ospedali facendo la spola con le città di Palermo, Siracusa e Napoli, prestando soccorso a più di 2.500 vittime del sisma.
Ai militari russi, quasi in concomitanza,  si aggiunsero quelli inglesi. A Messina arrivarono le navi da guerra britanniche “Sutley”, “Minerva”, “Lancaster”, “Exmouth”, “Duncan”, “Euryalus” e il 30 dicembre facevano il loro ingresso in quel che restava della città il re Vittorio  Emanuele III e la Regina Elena. Ecco perché nell’immediato ad assumere la regia dei soccorsi fu l’ammiraglio russo Ponomarëv. Ben presto, grazie alla stampa, tutta Italia e il mondo intero veniva a conoscenza di quanto accaduto a Messina e a Reggio Calabria: un dramma di fronte al quale il mondo intero si commosse. Messina, devastata e martoriata, in quei giorni divenne teatro di una straordinaria gara di solidarietà internazionale. Unità di Spagna, Germania, Francia e Grecia partirono alla volta dello Stretto per prestare aiuto. Vittorio Emanuele con un ordine del giorno del 5 gennaio 1909, elogiava così il personale straniero e italiano:

All’Esercito ed all’Armata,
Nella terribile sciagura che ha colpito una vasta plaga della nostra Italia, distruggendo due grandi città e numerosi paesi della Calabria e della Sicilia, una volta di più ho potuto personalmente constatare il nobile slancio dell’esercito e dell’armata, che accomunando i loro sforzi a quelli dei valorosi ufficiali ed equipaggi delle navi estere, compirono opera di sublime pietà strappando dalle rovinanti macerie, anche con atti di vero eroismo, gli infelici sepolti, curando i feriti, ricoverando e provvedendo all’assistenza ai superstiti.
Al recente ricordo del miserando spettacolo, che mi ha profondamente commosso, erompe dall’animo mio e vi perdura vivissimo il sentimento di ammirazione che rivolgo all’esercito ed all’armata. Il mio pensiero riconoscente corre pure spontaneamente agli ammiragli, agli ufficiali ed agli equipaggi delle navi russe, inglesi, germaniche e francesi che, mirabile esempio di solidarietà umana, recarono tanto generoso contributo di mente e di opera“. Messina ancor oggi ricorda l’eroico intervento degli angeli russi venuti dal mare: una fratellanza culturale nata dalle macerie del terremoto, testimoniata annualmente da cerimonie in memoria e da opere monumentali in omaggio all’esercito russo.

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