‘Ndrangheta: 8 arresti a Reggio Calabria. Antoci: “fondi europei per l’agricoltura nelle mani dei boss”

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Reggio Calabria, 8 elementi vicini alla ‘ndrangheta in manette per truffa. Antoci: “ne eravamo certi e adesso la Procura Distrettuale Antimafia della città dello Stretto e i Carabinieri lo hanno dimostrato con questa importante operazione”

Sono centinaia di migliaia di euro i fondi europei per l’agricoltura finiti nelle casse della cosca Gallico di Palmi, infatti con l’accusa di associazione a delinquere e truffa sono state arrestate dai Carabinieri, su apposita richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, guidata dal Procuratore Giovanni Bombardieri, otto persone fra le quali anche il boss Carmelo Gallico. L’attività coordinata dal Procuratore Aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto Diego Capece Minutolo, ha portato all’arresto anche di Demetrio Giuseppe Gangemi, Domenico Laganà e Teresa Gallico quest’ultima, se pur in carcere, avrebbe continuato a percepire fondi europei. Dalle indagini dei carabinieri, la ‘ndrangheta ha messo le mani sui “Fondi Europei agricoli di garanzia e di sviluppo rurale. Dal 2010 al 2018 gli indagati hanno beneficiato di contributi pubblici erogati dall’Arcea, l’Agenzia Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura, ma anche della disponibilità di titoli di pagamento della “Politica Agricola Comune”. “Ne eravamo certi e adesso la Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e i Carabinieri lo hanno dimostrato con questa importante operazione” – lo afferma Giuseppe Antoci ex Presidente del Parco dei Nebrodi, scampato ad un attentato mafioso nel maggio 2016 proprio a causa del suo impegno sul fronte dei Fondi Europei in mano alle mafie, commentando l’operazione odierna. “Da anni tutti i capi mafia siciliani e non solo, incassavano milioni di euro di Fondi Europei per l’agricoltura senza colpo ferire, e mentre gli agricoltori venivano intimiditi, affinché non partecipassero ai bandi pubblici per l’affitto dei terreni, mentre magistrati e uomini dello Stato cadevano sotto i colpi di cosa nostra, mentre si piangevano i morti delle stragi, mentre accadeva tutto questo, loro se la ridevano ed incassavano fondi pubblici con rendimenti che superavano anche il 2000%, neanche il mercato delle droga” – dichiara Antoci. “Eravamo convinti che la problematica fosse nazionale tanto che abbiamo fatto di tutto per far diventare legge il Protocollo di Legalità sottoscritto nel 2015 in Sicilia, cosa avvenuta a settembre 2017 ed oggi, dunque, Legge dello Stato. L’operazione di oggi dimostra che il tema è serio anche in Calabria dove, come in Sicilia, boss in carcere percepivano, senza alcun problema, soldi pubblici attraverso la contribuzione europea” – continua Antoci. “Con l’applicazione del Protocollo di Legalità inserito nel Nuovo Codice Antimafia, questo giochino viene definitivamente smantellato e le risorse comunitarie dedicate solo ad agricoltori ed allevatori per bene e non più ai mafiosi” – continua Antoci. “Il mio grazie alla Procura di Reggio Calabria e all’Arma dei Carabinieri, è cosi che si da valore al sacrificio di tutti e si afferma la forza dello Stato – conclude Antoci”.

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