Migranti, dalla Sicilia si apre la breccia contro il Decreto Sicurezza di Salvini. Orlando incassa il consenso dei sindaci: c’è anche Falcomatà

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Il sindaco di Palermo si oppone al Decreto Sicurezza e dà ordine ai suoi uffici di non applicare norme “disumane e criminogene”. Sicilia capofila della protesta, anche il sindaco di Reggio Calabria è d’accordo: “Nella nostra città non applicheremo norme che vanno contro i principi costituzionali e di accoglienza”

Leoluca Orlando capofila dell’ondata di dissidenza nei confronti del Decreto Sicurezza di Matteo Salvini. Dalla Sicilia quest’oggi si è aperta una breccia contro il Decreto Sicurezza voluto dal Ministro e diventato legge lo scorso dicembre: da oggi il sindaco di Palermo con una nota inviata al capo area dell’ufficio anagrafe, ha dato disposizione di non applicare a Palermo le misure inserite del decreto.

Il decreto a Palermo non verrà applicato perché la norma, “disumana e criminogena” impedisce di concedere la residenza ai richiedenti asilo in possesso di un regolare permesso di soggiorno, ciò implicherebbe l’esclusione dei migranti da tutta una serie di prestazioni sociali, tra cui l’iscrizione dei migranti nelle scuole pubbliche o, ad esempio, presso il servizio sanitario nazionale. L’articolo 13 delle legge 132 prevede che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo è un documento di riconoscimento non più sufficiente per l’iscrizione all’anagrafe e quindi valido per ottenere la residenza.

Una decisione, quella del sindaco del capoluogo, che muove dal presupposto che nel decreto di Salvini ci siano evidenti profili di incostituzionalità e che in queste ore sta innescando reazioni politiche da tutti gli schieramenti e da tutti i sindaci della penisola. La decisione di Orlando ha incassato il consenso di Luigi de Magistris a Napoli, Dario Nardella a Firenze e anche del sindaco di  Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà: “Come sindaci – ha detto Falcomatà-avevamo rilevato queste problematiche fin da ottobre e non c’è stata alcuna concertazione e condivisione. Nella nostra città mai applicheremo norme che vanno contro i principi costituzionali e di accoglienza. A questo punto auspichiamo che il Viminale voglia incontrare l’Anci”.”Ci dicono di sgomberare gli irregolari- prosegue Falcomatà- e non ci dicono dove collocarli”. Ma a preoccupare il sindaco di Reggio è anche un altro:”Un aspetto che mi inquieta molto è anche la possibilità di vendere beni sequestrati alla mafia senza alcuna selezione. In questo modo il mafioso rischia, attraverso un prestanome, di rientrare in possesso del bene confiscato”.

In giornata è arrivato inoltre anche il commento di Salvini, che ha bacchettato il sindaco di Palermo:“Con tutti i problemi della città, il sindaco sinistro pensa a fare disobbedienza sugli immigrati”- ha detto il Ministro.

Ma il sindaco di Palermo ribatte: “Il governo oggi finalmente getta la maschera con il decreto 132 del 2018 che costituisce un esempio di provvedimento disumano e criminogeno. Per queste ragioni ho disposto formalmente agli uffici di sospendere la sua applicazione perché non posso essere complice di una violazione palese dei diritti umani, previsti dalla Costituzione, nei confronti di persone che sono legalmente presenti sul territorio nazionale”. “E’ disumano – ha spiegato Orlando – perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale ed è criminogeno perché siamo in presenza di una violazione dei diritti umani e mi riferisco soprattutto ai minori che al compimento del 18/mo anno non potranno stare più sul territorio nazionale”.

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