Governo, una buona e una cattiva notizia. Mentre monta la nostalgia per la Seconda Repubblica

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Governo, riflessioni oltre la crisi: che sta succedendo a Roma in queste ore? Cresce la nostalgia per il bipolarismo e la democrazia diretta della Seconda Repubblica

La buona notizia è che questo Governo se ne andrà a casa: dopo il disastro dell’ultimo anno e mezzo, finalmente l’incubo dell’esecutivo “giallo-verde” con il premier Conte (l’unico a salvare almeno la dignità) e gli imbarazzanti vice Salvini e Di Maio è ai titoli di coda. La cattiva notizia, però, è che con ogni probabilità il prossimo Governo sarà ancora peggio: sarà il risultato di giochi di palazzo, quelli che i grillini fino a poco tempo fa chiamavano “inciuci” e “complotti contro la democrazia per non andare a votare“, con un altro premier stabilito a tavolino e una coalizione debole e pericolosa per l’economia del Paese. Il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico stanno trattando come se fossero seduti a un tavolo del calciomercato, in uno scenario drammatico per gli italiani che rischiano di subire la stangata dell’aumento dell’IVA al 25%. Altro che 80 euro o flat tax, significherebbe circa 2.200 euro l’anno di spese in più per una famiglia media.

Renzi come Salvini: al Governo con gli odiati grillini per interessi personali

Vincenzo Livieri/LaPresse

Protagonista assoluto, in negativo, di questo momento politico è Matteo Renzi. Esattamente come l’altro Matteo, quello della Lega, sta agendo per mero interesse personale. Da un lato Salvini ha fatto cadere il governo forte del consenso elettorale che lo porterebbe, in caso di elezioni, a governare il Paese, dall’altro Matteo Renzi, che aveva impedito l’alleanza Pd-M5S l’anno scorso dopo le elezioni del 4 marzo e che si è sempre schierato come il più acerrimo oppositore dei grillini, adesso improvvisamente è regista di una manovra di palazzo proprio per il più grande inciucio della storia. Quello tra Pd e M5S, appunto. Un paradosso, perchè i grillini sono stati i più grandi antagonisti del Pd mentre governavano Renzi e Gentiloni, e se ne sono dette reciprocamente di tutti i colori. Ma Renzi non può permettersi elezioni anticipate: oggi controlla i gruppi parlamentari del Pd, mentre se si tornasse alle urne sarebbe Zingaretti ad indicare i candidati e di fatto estromettere definitivamente Renzi da posizioni di vertice del partito. Insomma, una battaglia personale e politica interna al Pd sulla pelle del governo e degli italiani.

Ad illustrare in modo particolarmente preciso il quadro politico attuale è stato Giovanni Orsina, storico, politologo e direttore della Luiss School of Government: “Abbiamo una forza politica, Il M5S, che ha vinto le elezioni con un programma contro e quando si trova a dover agire pro è capace di dire tutto e il contrario di tutto. Non ha un’identità politica ma un metodo per prendere le decisioni, la democrazia diretta, che per altro con questa crisi è stato totalmente abbandonato […]”Dopo che per oltre un anno Renzi ha detto che con i grillini non avrebbe neppure preso un caffè, ecco che all’improvviso è in prima fila per farci un governo assieme. Si prepara alla sepoltura del Pd. Questo è già il governo Renzi 2, di fatto, è lui che lo ha fatto nascere dimostrando di essere disposto a tutto pur di non andare alle urne“.

La situazione, però, è complessa. Lo stesso Orsina è molto chiaro: “il 40% di elettori che oggi votano Salvini e Meloni non sono matti. Non sono mica diventati fascisti e no euro dalla sera alla mattina, esprimono soltanto un fortissimo disagio nei confronti di quest’Europa […] Ho l’impressione che nel Paese ci sia una rabbia che non si assorbirà tanto facilmente. L’elettorato italiano è volubile, però si sposta con una certa logica. Lega e M5S sono partiti antisistema che hanno cominciato a montare con il governo Monti, cioè sette anni fa. E in questi sette anni la protesta non si è sgonfiata“.

E qui sta il punto: monta la nostalgia per la Seconda Repubblica.

La nostalgia per la Seconda Repubblica e il sogno (perduto) di un moderno bipolarismo

Il reale problema, a prescindere dalle appartenenze e convinzioni politiche, è che anzichè proiettare l’Italia verso la “Terza Repubblica”, come Di Maio aveva trionfalmente dichiarato dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018 (poco prima di annunciare l’abolizione della povertà…), questi idioti ci hanno fatto ripiombare nella Prima Repubblica, quella dei giochi di palazzo, dei Governi che duravano qualche mese e poi si “rimpastavano” in parlamento. Quell’era che ha segnato l’enorme distacco tra il popolo e la classe dirigente. Tutto era cambiato nella Seconda Repubblica, quando l’avvento di Berlusconi e la nascita finalmente di un polo liberale di centro/destra, sulla falsariga di tutte le altre democrazie del pianeta, aveva determinato un bipolarismo molto netto e un sistema elettorale maggioritario, eliminando la frammentazione che significava dover subire i ricatti delle minoranze. Gli accordi tra partiti vicini, seppur con sfumature differenti, si facevano prima delle elezioni alla luce del sole e ci si presentava agli elettori sottoforma di coalizioni, con programmi e idee precise. C’erano la destra e la sinistra, e il Premier veniva eletto direttamente dal popolo.

Berlusconi nel 1994 è stato il primo Presidente del Consiglio d’Italia ad essere eletto direttamente dal popolo e dopo 17 anni di sana alternanza con la sinistra, è stato anche tra 2008 e 2011 l’ultimo Premier eletto dal popolo. Poi l’intervento di “Re Giorgio” Napolitano, il Governo dei tecnici di Mario Monti e i vari Letta, Renzi, Gentiloni e Conte, 5 premier in 8 anni che non sono mai stati votati dagli italiani. E’ qui che è nata la rabbia anti-sistema, è qui che gli italiani si sono sentiti impotenti rispetto alla democrazia garantita dalla costituzione. E’ qui che i Governi non hanno saputo gestire con attenzione il fenomeno dell’immigrazione e della sicurezza. Ed è cambiato tutto. Ci hanno fatto ripiombare nel proporzionale, nei ricatti delle minoranze, nelle maggiorenze impossibili, negli inciuci post-elettorali, nei premier decisi nei palazzi, nei governi che cambiano ogni anno a prescindere dalla volontà popolare, in nome di una democrazia parlamentare prevista dalla Costituzione ma non garantita dalla leggi elettorali che non danno alcun vincolo di mandato e che limitano la maggioranza di chi vince alle urne, oltre ad essere completamente fuori dai tempi rispetto alle altre grandi e moderne democrazie dei Paesi civili e sviluppati. Potremmo parlare di una “democrazia esagerata“, in realtà è una “democrazia mancata” perchè non c’è nulla di esagerato nella democrazia. Democrazia non significa governo di tutti, significa governo di qualcuno che ha maggior consenso rispetto agli altri. Pur di un solo voto. Ecco perchè il bipolarismo e un sistema elettorale maggioritario con un premio di maggioranza importante, davano stabilità e sviluppo al Paese. Oggi abbiamo già nostalgia di quella seconda Repubblica distrutta dall’anti-berlusconismo.

Adesso c’è un Movimento 5 Stelle, ormai consapevole di avere un orizzonte di 3 anni e qualcosa prima di scomparire definitivamente dopo essersi rimangiato tutto se’ stesso in questa legislatura, disposto a tutto pur di rimanere al Governo. Persino con l’odiato Pd, o magari di nuovo con la Lega e con Di Maio premier (forse l’unica soluzione per evitare a Salvini di cavalcare il malcontento con altri tre anni di opposizione che lo proietterebbero al 60% di consensi, e allora sì che sarebbero guai seri per tutti).

I grillini stanno trattando su due fronti, la vecchia “politica dei due forni“. Sono nati come i rivoluzionari che dovevano “aprire il parlamento come una scatoletta di tonno“, e invece alla fine si sono ridotti peggio della democrazia cristiana per l’attaccamento al potere e i giochi di palazzo, senza però esprimere quel forte senso delle istituzioni e le politiche progressiste di sviluppo economico che la vecchia Dc aveva sempre sostenuto rispetto agli oppositori dei “no“.  Oggi i grillini sono riusciti a sintetizzare tutto il peggio che c’era nei vecchi partiti, inglobandolo in un unico contenitore vuoto di valori e carico d’ignoranza. I risultati sono quelli che vediamo ogni giorno in un Paese che inesorabilmente si frantuma, allontanandosi sempre di più dal resto del mondo evoluto e civilizzato.

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