“Reggio Calabria è la città di chi deve sempre ripartire o di chi è in procinto di partire o di chi deve salutare qualcuno che sta per partire. È anche la città di chi resta, ma è come forestiero in una città malridotta e mal curata, tenuta in perenne stato cagionevole e quasi abbandonata”
Saverio Pazzano, candidato sindaco della sinistra reggina, in una lettera indirizzata alla cittadinanza, lancia sul tavolo alcune riflessioni in merito alle condizioni in cui è ridotta Reggio Calabria. Lo scrittore e professore lancia un monito per il risveglio anche culturale della città, una città che è da “riabitare”. Ecco cosa scrive il candidato sindaco:
“Questi sono i giorni che ritorniamo. Perché alla fine noi reggini ritorniamo sempre: per le feste, per le vacanze, per una scusa qualsiasi. Ritorniamo e ripartiamo, perché alla fine Reggio è la città di chi deve sempre ripartire o di chi è in procinto di partire o di chi deve salutare qualcuno che sta per partire.
È anche la città di chi resta, ma è come forestiero in una città malridotta e mal curata, tenuta in perenne stato cagionevole e quasi abbandonata.
Questa è la principale generazione di Reggio. Una generazione non strettamente anagrafica, ma di coloro che si interrogano sulle ragioni del restare e dell’andare, per sé, per i propri figli, sul senso di esilio che si prova a vivere a Reggio. Esiliati, confinati tra la retorica del “restare” alimentata dai politicanti vecchi e giovani, e tra il suo esatto contrario dell’andare e basta, perché si deve, perché qui è tutto perduto. Reggio è la città in cui trova spesso compimento quella che Corrado Alvaro definisce la più grave disperazione: “il dubbio che vivere rettamente sia inutile”.
Una maggioranza rassegnata. Una maggioranza bastonata dall’era Scopelliti e dal sacco della città e adesso affranta da un gruppo di “apparentemente giovani” che non è stato in grado di incanalare quella grande spinta di popolo che l’aveva sostenuta, un gruppo che è cresciuto custodito ben lontano dai veri problemi della città, dall’impegno in strada, dalla riflessione sociale, politica e culturale che ha tenuto in vita Reggio negli ultimi vent’anni almeno. Un gruppo di “apparentemente giovani” che conosceva poco Reggio, che ha avuto i voti pur non avendo mai dimostrato nulla prima e che adesso ha fatto vedere di poter dimostrare ben poco e che in più non si è lasciata convertire dal bisogno profondo di svoltare davvero.
Dice: non ci sono soldi, di più non si può fare, la città è questa… Chi viene dall’impegno vero, dal lavoro, dai sogni realizzati, dalla costruzione condivisa di progetti di cambiamento significativi in questa città sa bene che non è così, che un’altra strada è possibile, nonostante le casse comunali vuote. Bisogna avere il coraggio di ammetterlo.
Per fare questo occorre partire dalle ultime e dagli ultimi, che sono la maggioranza.
Ecco: nel progetto di città ripartire dalle ultime e dagli ultimi. Solo a questo patto: nessuno escluso, mai“.