Reggio Calabria, viaggio nella cenere di contrada Morloquio dopo l’inferno di fuoco: “sappiamo chi sono questi assassini e i loro complici” [FOTO]

StrettoWeb

Reggio Calabria, nella notte un terribile incendio ha colpito le colline della zona sud della Città tra Gallina e Ravagnese: panico e gente in fuga dalle contrade Morloquio e Maldariti, è stato un incubo e i Vigili del Fuoco hanno rischiato di morire per salvare i residenti e i pazienti della comunità alloggio Villa Sant’Elia

Nell’aria si respira ancora l’acre puzza di bruciato: la scorsa notte, sulle colline meridionali di Reggio Calabria, a cavallo tra i popolosi quartieri di Gallina e Ravagnese, un devastante incendio ha provocato un vero e proprio disastro.

In contrada Morloquio c’è un albero, un bellissimo esemplare di Ulivo di cui la zona è storicamente popolata, che è diventato il triste simbolo dell’incendio: nella notte i pompieri sono tornati indietro due volte per spegnerlo completamente dopo l’arrivo del terribile fronte di fuoco, ma si è sempre riacceso e sta continuando a bruciare. Si trova accanto la comunità alloggio Villa Sant’Elia, nel punto esatto in cui via Morloquio diventa una “mulattiera” (nessuno si offenda se la definiamo così, ne parleremo più avanti), e ha danneggiato i pali della corrente elettrica che adesso rischiano di essere tranciati e di lasciare il quartiere al buio.

Le fiamme hanno bruciato le colline della città calabrese dello Stretto per circa 24 ore, dall’alba di ieri – Mercoledì 25 Settembre – fino a quella di oggi, Giovedì 26. Inizialmente il fuoco era stato appiccato in più punti, a monte, dal versante di Gallina. Ieri pomeriggio un elicottero ha lavorato in continuazione ma non è riuscito a domare le fiamme, che alle 19:00 erano esattamente in questa posizione:

La situazione, però, è peggiorata in serata: alle 22:00 (vedi foto sotto) il fuoco era molto più in basso e a valle, iniziando a minacciare le abitazioni. In questo momento i Vigili del Fuoco, con le squadre via terra, erano già mobilitati sul posto per controllare la situazione e proteggere le abitazioni in caso di arrivo delle fiamme:

Il fuoco ha raggiunto le case intorno a mezzanotte. Le fiamme, risalendo dalla vallata, hanno raggiunto i 10 metri di altezza letteralmente avvolgendo la comunità alloggio Villa Sant’Elia dove 20 pazienti dormivano ignari del pericolo e si sono risvegliati all’improvviso nella struttura completamente circondata dal fuoco.

Sono stati momenti drammatici: molti residenti sono scappati in automobile. I Vigili del Fuoco hanno rischiato di morire: le fiamme hanno interessato anche un loro camion impegnato nella difesa della clinica. Molte villette della zona sono state lambite dalle fiamme, che sono entrate anche in alcuni giardini privati e hanno interessato anche la cartiera di via Morloquio. In ogni caso, i Vigili del Fuoco hanno lavorato in modo indefesso per evitare il peggio e fortunatamente non ci sono state vittime ne’ feriti. Un caposquadra dei Vigili del Fuoco e un suo agente se la sono vista davvero brutta: sono rimasti bloccati in quella che definiamo “mulattiera”, dove si erano avventurati per controllare che non ci fossero altre case a rischio nella parte più impervia della vallata. Miracolosamente sono scampati alle fiamme. Sul posto sono arrivati anche Polizia e Carabinieri che hanno aiutato la gente soccorrendola al meglio per affrontare l’emergenza.

Durante l’incendio, la stazione meteorologica di MeteoWeb ha registrato un aumento improvviso della temperatura di tre gradi centigradi: in poco più di dieci minuti dalle 00:05 alle 00:16 della notte, la colonnina di mercurio si è infatti portata da +23,7°C a +26,8°C, proprio quando le fiamme avvolgevano le abitazioni. Anche il complesso di villette a schiera che già nella notte di Ferragosto del 2014 era stato colpito dalle fiamme con una persona salvata in extremis dalla propria abitazione poi seriamente danneggiata dal fuoco, è stato nuovamente interessato dal rogo in modo molto pesante.

Viaggio in Contrada Morloquio nel giorno dopo il disastro: scenario drammatico, gente infuriata con Comune e Regione

Stamattina abbiamo percorso tutta l’area interessata dall’incendio: lo scenario è drammatico. In quello che è un vero e proprio paradiso naturale con vista sull’Etna e sullo Stretto lungo colline a tratti dolci, a tratti maestose, in ogni caso selvagge e genuine, stanotte s’è vissuto un vero e proprio inferno di fuoco. I residenti, ancora scioccati e stravolti, chiedono a StrettoWeb di non spegnere i riflettori su un’area della città tanto bella e signorile quanto tradita e abbandonata dagli amministratori e politici che “da queste parti si vedono solo quando ci sono le elezioni“. E anche stamattina, effettivamente, non c’è nessuno. Dopo una notte del genere, non c’è traccia del Sindaco Falcomatà, del vice Sindaco Neri che è anche assessore all’ambiente e quindi dovrebbe lavorare per proteggere il territorio, del delegato alla protezione civile o anche solo qualsiasi rappresentante delle istituzioni che abbia un minimo di interesse e vicinanza nei confronti della propria gente.

Sappiamo chi sono questi assassini e i loro complici“, si sfogano i cittadini con toni durissimi. “Il fuoco lo appiccano i piromani, gente malata, pazzi criminali che andrebbero rinchiusi in galera con l’ergastolo perchè sono assassini plurimi“. Si potrebbe prendere spunto dal modello del Parco Nazionale d’Aspromonte, che negli ultimi anni, con un approccio innovativo, ha limitato i roghi in modo drastico coinvolgendo i pastori, gli allevatori, i coltivatori, le associazioni di volontariato prevedendo dei piccoli premi in denaro, degli incentivi, se nella loro zona di competenza non ci sarebbero state fiamme. I terreni sono più puliti e curati, e da anni in Aspromonte, all’interno del perimetro del Parco, non ci sono più incendi grazie a questa buona pratica di prevenzione dell’emergenza che salvaguarda non solo le persone, ma anche il patrimonio ambientale e naturalistico del territorio.

Se, tuttavia, evitare completamente gli incendi è molto difficile, molto si può fare per arginarli e limitarne effetti così gravi su aree abitate. “Infatti oltre i piromani, assassini criminali, noi siamo incazzati soprattutto con i loro complici. Che molto spesso sono le istituzioni, in modo particolare il Comune e la Regione“. I residenti di contrada Morloquio non le mandano a dire, sono imbestialiti: “ogni anno ci arriva il bollettino del Consorzio di Bonifica Basso Jonio Reggino, un ente mitologico. Gli dobbiamo dare i soldi perchè dovrebbero curare il territorio, ma nessuno ha mai visto un loro operaio da queste parti“.

 Sul sito ufficiale si legge quanto segue:

“Il Consorzio di Bonifica Basso Ionio Reggino svolge, in regime di sussidiarietà con gli enti locali, anche mediante stipula di accordi di programma e convenzioni, una serie di funzioni indispensabili sia nelle modeste zone di pianura che in territorio collinare e montano. Tra i vari fini istituzionali del Consorzio si hanno quelli di concorrere alla realizzazione degli scopi della difesa del suolo, del risanamento delle acque, di fruizione e gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale. L’attività del Consorzio, sin dalle lontane origini, risalenti alla istituzione dei preesistenti Consorzi di Bonifica Montana dell’Aspromonte, a cui successe il Consorzio di Bonifica dell’Area dello Stretto, e Consorzio di Bonifica del Versante Ionico Meridionale è stata principalmente improntata all’esecuzione di opere di Bonifica idraulica e di manutenzione idrogeologica dei versanti medianti interventi di forestazione, riforestazione, pulizia degli alvei naturali ed artificiali, realizzazione di briglie, muri a secco, interventi di regimazione delle acque, realizzazione e manutenzione di stradelle interpoderali che consentono l’accesso ai fondi agricoli soprattutto nelle zone impervie e più difficilmente raggiungibili. Le opere di bonifica già realizzate, in corso o da realizzare, e l’attività costante del Consorzio per la manutenzione ed esercizio delle opere stesse, non producono benefici particolari cioè soltanto a favore di alcune aree del comprensorio o di alcune categorie di immobili, ma producono un beneficio generalizzato che economicamente si risolve a vantaggio sia degli immobili agricoli ed extra-agricoli”.

Ma nell’ampia area di contrada Morloquio nulla di tutto ciò viene effettuato da decenni, e gli incendi si ripetono in modo sempre più drammatico. Se solo l’attività del Consorzio di Bonifica fosse minimamente in linea con quanto pubblicizzato sul sito internet, situazioni così drammatiche non si sarebbero mai verificate. “Quantomeno che non ci chiedessero soldi che non si meritano! Perchè già fanno un danno, quel bollettino poi è una vera e propria beffa. Dovrebbero pulire i terreni, sistemare la strada ridotta in quelle condizioni, portarci l’acqua. E invece…“.

Poi c’è il Comune. “Anche loro sono complici, non solo degli incendi ma anche della strada, dell’acqua, della spazzatura“. Mentre saliamo in contrada Morloquio, infatti, troviamo lungo la strada decine di mastelli di indifferenziato devastato dagli animali randagi: i residenti l’hanno correttamente esposto per la raccolta ieri mattina, ma non è passato nessuno a prenderlo neanche questa settimana come ormai accade sempre più spesso. “E’ un terno al lotto, a volte passano il giorno dopo, a volte una settimana dopo. Per il vetro abbiamo dovuto aspettare più di un mese. E quando mettiamo organico e indifferenziato abbiamo il problema dei cani e dei gatti randagi che fanno lo schifo. Poi sentiamo il Sindaco che parla dei lordazzi…“.

Problema dei problemi: la strada, quella che abbiamo definito “mulattiera” soltanto perchè  tecnicamente è così. Una “mulattiera“, originariamente, era infatti definita una strada rurale poco più larga di un sentiero, adatta alla circolazione di animali da soma. Ma dopo lo sviluppo della rete stradale vera e propria, oggi vengono definite mulattiere tutte le strade sterrate, secondarie e non asfaltate proprio come questa, dove stanotte i Vigili del Fuoco hanno rischiato di perdere la vita avvolti dalle fiamme:

Ebbene, questa mulattiera è lunga poco più di un chilometro ed è a tutti gli effetti una strada comunale, tanto che proprio lungo la strada, sotto lo sterrato, passa il tubo della condotta idrica che dovrebbe approvvigionare tutta contrada Morloquio. La strada, infatti, collega via Morloquio a via Petti Saracinello, dove una decina di anni fa il Comune ha realizzato con i fondi del Decreto Reggio il nuovo acquedotto che sorge proprio in via Petti Saracinello, e il tubo è stato portato dall’acquedotto fino a Morloquio tramite questa “mulattiera” ma non è mai stato messo in funzione. Oggi l’acquedotto (che stanotte è stato anche raggiunto dalle fiamme) è in queste condizioni, e nella zona i residenti soffrono quotidianamente di carenza idrica:

Una situazione insostenibile, di cui nessuno parla. “A parte gli articoli di StrettoWeb, ci sentiamo abbandonati da tutti. Neanche le promesse, ormai, fanno su questo territorio e su queste strutture. La strada del comune è abbandonata, l’acqua che il comune dovrebbe darci non arriva, la spazzatura non la raccolgono e non possiamo neanche andare a buttarla noi da qualche parte perchè hanno deciso di togliere tutti i cassonetti, quindi abbiamo le discariche sotto la porta di casa. Però le tasse le paghiamo salate ogni anno”.

Lungo la strada ci sono diverse discariche, si vede bene l’eternit lanciato lungo i valloni insieme a bidoni con chissà quali sostanze. Stanotte ha bruciato tutto e la nube ha avvolto tutta la zona sud della città: decine di migliaia di persone hanno respirato questo schifo che non c’è bisogno di alcuna analisi per definire tossico e cancerogeno.

Lungo la mulattiera comunale incrociamo il passaggio della grande condotta del Menta. La Regione ha portato il mega-tubo fin qui, è in pressione ma l’acqua non arriva. L’acqua del Menta che ha una grande potenza per Reggio Nord e Reggio Centro, non è ancora arrivata a Reggio Sud e non si capisce per quale motivo, nonostante i grandi proclami di Oliverio e Falcomatà che hanno più volte inaugurato la mega-opera parlando di “fine della sete di Reggio“. Incontrando la gente, però, di sete ce n’è ancora tanta: “l’acqua non arriva, la strada comunale è carrabile a fatica, i terreni abbandonati: come potremmo non essere quantomeno arrabbiati?“.

Anche la strada, come le campagne circostanti, andrebbe curata. Possibilmente asfaltata, anche per consentire ad eventuali soccorritori (vedi ieri sera) di intervenire in situazioni d’emergenza. “I piromani sono delinquenti, ma tutti questi amministratori che hanno il coraggio anche di parlare di legalità sono esattamente dei loro complici“.

Contrada Morloquio è anche la strada dove da ormai oltre un anno c’è una perdita d’acqua che rischia di far crollare un muro e isolare centinaia di residenti: segnalata in modo praticamente ossessivo, il Comune fa orecchie da mercante e non interviene per ripristinare la minima sicurezza. A Luglio, proprio a causa di questa perdita che ha scavato una voragine enorme nell’asfalto, il quartiere è stato invaso da una perdita di gas che ha rischiato di avere conseguenze drammatiche.

Certamente quassù non ci si annoia. Ma la gente del posto preferirebbe vivere nella normalità e in sicurezza. Come sarebbe degno di un posto civile. Invece a Reggio Calabria, ormai, la normalità è diventata un miraggio sulla cui materializzazione abbiamo un po’ tutti perso anche la speranza.

Reggio Calabria, le drammatiche immagini dell’incendio di contrada Morloquio [VIDEO]

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