Mafia, Brusca chiede di uscire dal carcere: ordinò di sciogliere nell’acido un bambino e fu il killer della Strage di Capaci

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Brusca ha già scontato 23 anni di carcere. Secondo la Procura Nazionale Antimafia “è ravveduto”. La procura generale della Cassazione si è espressa contro gli arresti domiciliari

Per la Procura Nazionale Antimafia Giovanni Brusca “è ravveduto”: il sicario della strage di Capaci, potrebbe andare ai domiciliari. Sul punto però c’è il no della Procura generale della Cassazione e la decisione dei giudici della Suprema Corte è attesa nelle prossime ore.

Brusca ha già scontato 23 anni di carcere. Fu lui che ordinò il sequestro e poi di uccidere e sciogliere nell’acido il figlio del pentito di mafia Santo Di Matteo.  Per la procura antimafia “il contributo offerto da Brusca nel corso degli anni è stato attentamente vagliato e ripetutamente ritenuto attendibile da diversi organi giurisdizionali, sia sotto il profilo della credibilità soggettiva del collaboratore, sia sotto il profilo della attendibilità oggettiva delle singole dichiarazioni”.

Brusca fino a marzo scorso aveva chiesto di uscire dal carcere di Rebibbia, dove è detenuto, e secondo i difensori il tribunale di sorveglianza di Roma non avrebbe tenuto nella giusta considerazione le valutazioni della procura nazionale antimafia favorevoli alla concessione.

La procura generale della Cassazione ha espresso il suo parere contrario agli arresti domiciliari per Brusca, condividendo le motivazioni del Tribunale di Sorveglianza e considerando “non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento” di Brusca.

Maria Falcone: “No ai domiciliari per Brusca”

Durissimo il commento di Maria Falcone, sorella del giudice ucciso insieme alla moglie e alla scorta nell’attentato di Capaci: “Resta un personaggio ambiguo, non merita altri benefici. Ricordo ancora che proprio grazie alla collaborazione con la giustizia ha potuto beneficiare di premialità importanti: oltre a evitare l’ergastolo per le decine di omicidi che ha commesso – tra questi cito solo quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido a 15 anni- ha usufruito di 80 permessi”. “Fermo restando l’assoluto rispetto per le decisioni che prenderà la Cassazione, voglio ricordare che i magistrati si sono già espressi negativamente due volte sulla richiesta di domiciliari presentata dai legali di Giovanni Brusca. Il tribunale di sorveglianza di Roma, solo ad aprile scorso, negandogli la scarcerazione, ha avanzato pesantissimi dubbi sul suo reale ravvedimento”.

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