Reggio Calabria: si è svolto martedì 1 ottobre a Palmi presso il Grand hotel Stella Maris il 1° Rapporto Regionale sul contrasto alla criminalità attraverso le attuali misure antimafia
Si è svolto martedì 1 ottobre a Palmi presso il Grand hotel Stella Maris il 1° Rapporto Regionale sul contrasto alla criminalità attraverso le attuali misure antimafia. L’iniziativa promossa da “Mezzogiorno in Movimento” è stata avviata da Pierpaolo Zavettieri socio fondatore del Movimento. Il Sindaco di Roghudi ha introdotto i lavori tracciando per grandi linee quanto avvenuto dal punto di vista dell’applicazione nomativa in questi ultimi anni, ponendo l’accento sulla pioggia di scioglimenti dei consigli comunali ed interdittive antimafia che hanno contributo a cancellare un intero tessuto sociale o quanto meno, volendo mutuare le parole del magistrato antimafia Stefano Musolino, lo hanno totalmente “anestetizzato”. Grande risalto è stato dato anche alla proposta di legge per la modifica della norma sugli scioglimenti che il Movimento ha presentato nel 2018 ed alla proposta di avviare un monitoraggio puntuale sulle gestioni commissariali per stabilire quanto abbiano prodotto in termini di ripristino della legalità nei territori e di crescita sociale (anche se forse dovremmo parlare meglio di decrescita sociale!). Lo stesso Zavettieri che per l’occasione ha svolto anche funzione di moderatore ha fatto una veloce carrellata sui comuni “attenzionati” citando i singoli casi, molti dei quali destinati a fare giurisprudenza.
A seguire l’intervento di Andrea Cuzzocrea presidente del movimento che si è soffermato sugli aspetti statistici e sui nefasti risvolti sociali derivanti dalle interdittive antimafia a pioggia, mostrando nel dettaglio come il numero delle imprese e dei lavoratori (in controtendenza alle altre province della stessa regione Calabria che hanno guadagnato qualche punto percentuale) hanno avuto un crollo di oltre il 60%. Tutti i relatori hanno tracciato i punti salienti delle loro esperienze amministrative, in cui si è potuta saggiare una vera e propria deriva antidemocratica. Fra gli interventi più accorati e coinvolgenti non possiamo non segnalare quello di *Paolo Mascaro* sindaco di Lamezia che ha usato parole dure nei confronti delle gestioni prefettizie e dell’intero sistema burocratico. Molto sentito emotivamente anche l’intervento di Gianni Papasso già Sindaco di Cassano allo Ionio che meglio di tutti ha tracciato l’aspetto umano che attiene a queste vicende, specie quando ad essere colpite sono persone di specchiata moralità e motivate nell’amministrare da un profondo spirito di servizio. Pino Morello Sindaco di Limbadi nel raccontare la sua personale vicenda ha evidenziato alcuni errori macroscopici e paradossali commessi dalla commissione d’accesso nell’esaminare gli atti dell’ente (come addirittura lo scambio di persona). Errori che ne hanno determinato lo scioglimento. Toccante anche la vicenda di Carolina Girasole, già Sindaco di Isola capo Rizzuto e biologa di professione, per molti anni contesa dalla politica romana come icona antimafia, poi travolta da un’inchiesta che l’ha portata addirittura agli arresti e quindi abbandonata da tutti, anche se poi legge (alla fine!) l’ha vista trionfare ed assolta da tutte le accuse.
È seguito l’intervento dell’Avvocato Domenico Vestito, Sindaco di Marina di Gioiosa Ionica che ha vissuto, in parallelo con Lamezia, una rocambolesca vicenda di sentenze e sospensioni di consiglio comunale a tutt’oggi ancora aperta. Lo stesso con un articolato intervento, che ha tracciato le maggiori contraddizioni vissute in questi mesi dalla sua comunità, ha affermato provocatoriamente che per il principio con il quale si vuole sostenere che da noi tutto è mafia andrebbero “sciolte” per infiltrazione mafiosa tutte le altre componenti dello Stato: le forze dell’ordine, la magistratura, etc. etc. Nel concludere i lavori, dopo ulteriori appassionanti interventi giunti dalla platea, vi è stato spazio per i relatori anche per commentare la recente sentenza del Tar Lazio su Siderno, in cui un collegio di giudici ha addirittura sostenuto che a Siderno nonostante non siano stati rilevati in modo “atomistico” episodi tali da indurre uno scioglimento, nell’ambito invece di una valutazione globale e unitaria sarebbe ugualmente giustificato un provvedimento di scioglimento. Il paradosso sarebbe che unendo più elementi che singolarmente non costituiscono alcun reato o rischio di infiltrazione, l’infiltrazione si materializza. Da ultimo non è comprensibile che un collegio di magistrati amministrativi secondo il collegio di giudici amministrativi dichiari che l’amministrazione ordinaria deve affidare i lavori a imprese con certificazione antimafia e l’amministrazione Straordinaria (prefettizia per intenderci) invece può fare quello che vuole, incluso affidare lavori ad imprese interdette per mafia.