Reggina, Paciocco: “Vi racconto il motivo del rigore di ‘rabona’. Col calcio ho chiuso, colpa di un episodio negli spogliatoi…”

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L’ex calciatore della Reggina Ricardo Paciocco, ospite telefonico di ‘Buongiorno Reggina’, racconta quel bell’episodio del passato

Uno dei gesti più iconici della storia della Reggina, compiuto da uno dei personaggi più folli (calcisticamente parlando) passati dalla città dello Stretto. Ricardo Paciocco, dai più nostalgici tifosi amaranto, viene ricordato in particolar modo per un episodio: un rigore, a cinque minuti dalla fine di Reggina-Triestina (quando il risultato era sull’1-1), tirato di… ‘rabona‘. Un gesto ai limiti del possibile, in quel momento del match e per la delicatezza dello stesso. Ma che, anche per l’esito finale, viene ricordato da tutti con piacere.

Quell’episodio, a distanza di quasi trent’anni, viene raccontato dal protagonista stesso, ai microfoni di ‘Buongiorno Reggina’. “Più che altro – spiega – era una scommessa con mister Bolchi. Una settimana prima della gara, facemmo un’amichevole contro la rappresentativa militare. In porta c’era Marchegiani e tirai di rabona. Lui me ne disse di tutti i colori e io gli dissi ‘tu pensa a fare il portiere che io penso a fare l’attaccante’. Poi negli spogliatoi Bolchi si arrabbiò con me dicendo che dovevo avere rispetto. Io gli dissi: ‘mister io ho rispetto per tutti, ma se capita lo tiro così anche di domenica’. Finì la. Poi la domenica dopo tirai in quel modo. Solo qualcuno dalla panchina capì che avrei tirato in quel modo. Il mister no, pensava tirassi di sinistro, per come avevo posizionato il pallone. Invece Cascione gli disse: ‘mister, guardi che sta calciando di rabona’. E sentì un urlo dietro. Tirai lo stesso e andò alla grande. So che c’era qualche cecchino pronto a spararmi…” (ride, ndr).

L’intervista all’ex calciatore, tuttavia, si è spostata anche su altri argomenti, relativi al calcio moderno (che lui condanna) e ai “piegamenti” a cui bisogna concedersi per andare avanti e che lui, per questo motivo, ha deciso di non seguire. “Mi chiamarono (giovanili del Chieti, ndr), erano ultimi in classifica, siamo arrivati sesti battendo il Pescara primavera. Però poi vengono negli spogliatoi e mi dicono: ‘mister, dovrebbe giocare questo perché il papà contribuisce… Ho cacciato tutti dagli spogliatoi, ho concluso il campionato come volevo io, con chi dicevo io e con chi meritava. E poi sono andato via e ho lasciato completamente il calcio”.

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