Che relazione c’è tra satanismo e sacrificio dei gatti? Lo abbiamo chiesto alla fondatrice Unione satanisti italiani Jennifer Crepuscolo
L’Italia intera sembra atterrita dal demonio. Basta una fare un giro veloce sui motori di ricerca per imbattersi in titoli di giornale roboanti che alimentano lo spauracchio dei riti satanici, delle sette e delle pseudo-sette. In particolare ogni anno, in occasione del solstizio, nel Bel Paese si leva unanime il grido d’allarme degli animalisti, per mettere in guardia la popolazione su adozioni sospette di gatti e sparizioni di colonie feline. “Gatti neri rapiti.. sono stati i satanisti“; “i satanisti vogliono sacrificare i gatti e berne il loro sangue“; “Centinaia di gatti neri a rischio, state attenti ai satanisti“; “Gatti neri uccisi per sacrifici satanici” sono i titoli più in voga sul web.
Che relazione c’è tra satanismo e sterminio di gatti? Davvero i satanisti sono “specializzati” nello sterminio dei felini? Lo abbiamo chiesto alla satanista e fondatrice Usi (Unione satanisti italiani) Jennifer Crepuscolo. Ecco cosa ci racconta al riguardo.
“Contro di noi solo pregiudizi e ignoranza”
“Conosco moltissimi Satanisti che nel momento di adottare un gattino, magari attraverso le numerose pagine facebook che si occupano di adozioni, si sono trovati discriminati per il proprio credo- racconta Crepuscolo–E non serve a nulla sgolarci ogni volta per rimarcare che sono solo luoghi comuni infamanti, che in realtà il Satanista ama fortemente gli animali, creature sacre a Satana, perché il pregiudizio e l’ignoranza vincono sempre sull’empatia e il buon senso. Il gatto in particolare è tenuto in alta considerazione all’interno del nostro Culto, pertanto immaginare che proprio noi possiamo ucciderlo equivale a pensare che un induista possa uccidere una mucca!”.
Nell’intervista rilasciata ai nostri microfoni Jennifer Crepuscolo non solo nega ogni tipo di coinvolgimento dell’Unione Satanisti Italiani nel sacrificio dei gatti neri, ma ricorda anche che tali pratiche in realtà non sono del tutto estranee alla tradizione cristiana.
“Un olocausto di gatti durante la Santa Inquisizione”
“Gatti arsi vivi per allontanare la cattiva sorte”
Ma i gatti non venivano uccisi solo per cacciare il demonio, la sfortuna e le malattie. Il gatto veniva ucciso anche per attirare buona fortuna. I Cristiani pensavano ad esempio che seppellendo o murando vivo un gatto sotto la porta di una casa si sarebbero assicurati la solidità delle mura e infatti non a caso numerosi gatti sono stati trovati murati vivi anche sotto la Chiesa di Cristo e la Torre di Londra, in Inghilterra. Altra assurda tradizione diceva che uccidere un gatto dopo la mietitura era il sistema migliore per assicurarsi un buon raccolto. Oppure, per salvaguardare il proprio bestiame dalle malattie, si doveva bruciare vivo un gatto e far passare gli animali sul fumo prodotto. La stessa cenere dei gatti bruciati vivi nelle piazze veniva conservata come portafortuna.
In quell’epoca buia in cui la Chiesa Cattolica dominava, anche la vita per gli amanti dei gatti era davvero dura, bastava infatti attirare la simpatia di un micio per far cadere sul proprio capo l’accusa di stregoneria, rischiando così la condanna a morte. E l’unico modo per scongiurare che un povero gatto crescendo si tramutasse in strega o demone, era incidere sulla pelle di un gattino appena nato la croce del Cristo.
Questa- aggiunge la fondatrice Usi- è una breve sintesi di cosa realmente i gatti hanno subito per mano del Cristianesimo. Prima che il la religione cristiana si espandesse e acquistasse potere, il gatto per i Gentili era sempre stato oggetto di culto, amato e in certi casi persino divinizzato. Massimo esempio lo troviamo in Egitto, popolo che adorava il gatto, patrono della Dea Bastet”.
“Un satanista che vuole adottare un gattino lo fa per lo stesso motivo per cui lo fa un cristiano: voglia di prendersene cura e dare amore”