Un megatunnel tra il porto e l’aeroporto di Palermo: “un progetto tanto faraonico quanto inutile, demagogia e parole al vento”

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La riflessione dell’esperto di trasporti in merito al progetto del megatunnel di Palermo

Riportiamo di seguito la riflessione dell’ingegnere dei trasporti Roberto Di Maria, in merito all’avveniristico progetto del tunnel sottomarino tra il porto e l’aeroporto a Palermo. Il progetto  lo scorso 8 novembre è stato presentato al Ministero delle Infrastrutture, alla presenza del vice ministro Cancellieri (M5S).

Qualche settimana fa abbiamo assistito alla roboante presentazione di un progetto tanto ardito quanto ambizioso: una autostrada in grado di collegare l’autostrada Palermo-Catania alla Palermo-Mazara del Vallo, attraversando la città sottoterra o sotto l’alveo marino per potere servire, con un apposito svincolo, anche il Porto. Un’opera faraonica da 1,2 miliardi di euro, non a caso ribattezzata “megatunnel”. 
A presentarla, con i rappresentanti dell’Autorità portuale di Palermo, non c’era un esponente della destra imprenditoriale, da sempre affascinata dal mito del progresso e, quindi, delle grandi opere, né un esponente della sinistra neo-liberista alla Blair, aperta al mercato ed allo sviluppo infrastrutturale ad esso legato.
A presentare il progetto al cospetto di giornali e televisioni, per l’occasione convocate in massa, c’era un esponente del movimento politico più contrario alle cosiddette grandi opere che l’Italia abbia mai conosciuto, piazzato recentemente al governo come viceministro alle infrastrutture.
Ci sarebbe da meravigliarsi, e parecchio, se non fossimo ormai abituati alle sorprese della politica contemporanea, legata ai sondaggi ed ai social perché costretta, onde poter sopravvivere a sé stessa, alla ricerca spasmodica del facile consenso. Prenderemmo atto con piacere della svolta favorevole, finalmente, alle infrastrutture necessarie allo sviluppo, se non fosse che la stessa, prima che alla funzionalità ed utilità delle proposte che mette in campo, dimostra di avere proprio il consenso come unico scopo.
Infatti, se così non fosse, e se certe opere si inquadrassero nell’ambito della reale fattibilità piuttosto che nel sensazionalismo del momento, sarebbero regolarmente inserite in una qualsivoglia programmazione, all’interno di un quadro infrastrutturale coerente e calato nelle reali necessità del territorio.
L’opera in oggetto, per entrare nel merito, non rientra né nel PRG vigente né in quello in fase di redazione ed ancora inspiegabilmente lontano dall’approvazione, nonostante i continui proclami dell’amministrazione comunale palermitana; non se ne trova traccia neanche nel PSP (Piano Strategico per Palermo), nel PGTU (Piano Generale del Traffico Urbano), né nell’elaborando PUMS (Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile). Atti di pianificazione che, se fossero stati consultati, avrebbero suggerito agli arditi redattori del “megatunnel” di evitare il piazzamento degli imbocchi sud in pieno parco di Maredolce, all’interno di un bel laghetto che sarà ricreato a fregio dell’omonimo castello normanno. Per non parlare dell’imbocco nord, situato all’incrocio tra viale Strasburgo e viale Francia: strada, quest’ultima, che occorrerebbe trasformare in autostrada a 4 corsie, per la gioia degli abitanti dei palazzi e dei fedeli della chiesa prospiciente il viale.
A dimostrare l’estemporaneità e l’improvvisazione di certe idee, in campi che meriterebbero ben altri livelli di approfondimento, si pensi soltanto ad un ultimo aspetto. Pochi mesi fa, sempre a Palermo, veniva presentato un altro progetto, redatto a cura di Eurispes, ancor più faraonico, legato proprio alla portualità palermitana. Si trattava delle opere da 5 miliardi di euro per la creazione di un nuovo “porto hub”: una nuova area portuale realizzata su una piattaforma collegata con la costa all’altezza della Bandita. Tale piattaforma, larga circa 300 metri e lunga ben tre chilometri, garantirebbe 9 km di banchine ed un piazzale di circa 200 ettari. Il progetto prevede anche una nuova viabilità di accesso che, però, nulla ha a che vedere con il megatunnel di cui sopra. Il quale, casomai non solo taglierebbe fuori l’area della Bandita in cui sarebbe situato il “megaporto”, ma fornirebbe accessi qualificati ad un porto, quello già esistente, a cui verrebbe a mancare del tutto il traffico merci, dirottato nel nuovo “hub”. Poche semplici considerazioni che aiutano a comprendere come chi avanza certe idee, nonostante le ambizioni, non si preoccupi di confrontarsi né con la pianificazione territoriale esistente, né con le condizioni al contorno che, nella redazione di un progetto, è assolutamente necessario conoscere prima ancora di mettere mano a disegni e calcoli. Insomma, approssimazione e superficialità al potere, in barba agli interessi dei cittadini che, magari, non forniti delle opportune conoscenze, possono farsi abbindolare da tanta fantasia”.

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