Tre giorni contro le mafie a Vibo Valentia per la rinascita del Sud

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In un mondo in cui spesso è la mafia a sconfinare nei territori dello Stato, affermare e testimoniare la verità potrebbe essere quanto di più rischioso si possa pensare

E’ una libera scelta, ma potrebbe essere un modo per ricordare il percorso di vita che hanno dovuto affrontare i protagonisti del Docufilm Terra Mia – non è un paese per Santi del regista Ambrogio Crespi. In un mondo in cui spesso è la mafia a sconfinare nei territori dello Stato, affermare e testimoniare la verità potrebbe essere quanto di più rischioso si possa pensare. E’ una scelta estremamente coraggiosa da parte di donne e uomini, che devono attraversare molteplici difficoltà soltanto per mantenere il diritto di parlare. Le voci dei personaggi, che la bravura di Ambrogio Crespi è riuscito ad unificare, trasportano l’eco del coraggio e della speranza per la gente del Sud, evidenza non più ammissibile. Alla maniera dei terroristi, il mafioso si ritiene una specie di avvocato e giudice legibus solutus, prescelto e unto dal Signore.
Nel film, il linguaggio di chi racconta, è affilato come lame, il sapere è insidioso e pericoloso. Vittime e carnefici smascherati, segreti e collaborazioni ramificati, minacce e scie di sangue, il tutto in una organizzazione che raramente ha avuto cedimenti strutturali: mafia, camorra, ‘ndrangheta. Il regista, nel mostrare un’umanità assurda, rappresenta in modo chiaro la tela di piccolo paese dell’Aspromonte e la società internazionale, risaltando, allo stesso tempo, il riscatto del bene per il quale i calabresi si battano come leoni per riconquistarlo.

Cosimo Sframeli

Nelle foto a corredo dell’articolo le locandine delle iniziative a Vibo Valentia.

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