Per l’Area Metropolitana dello Stretto non serve il Referendum: l’unica soluzione è il Ponte e l’Alta Velocità. Tutto passa dai Trasporti

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Area Metropolitana dello Stretto, a Messina e Reggio Calabria non serve un Referendum: opere concrete per i Trasporti e il grande sogno del Ponte con l’Alta Velocità ferroviaria, è l’unica strada per la reale conurbazione

L’Area Metropolitana dello Stretto è un grande sogno che reggini e messinesi coltivano da secoli. Ma non servono referendum, riunioni, protocolli e altre fandonie teoriche che rimangono scritte sui pezzi di carta e non producono alcun reale effetto sulla quotidianità di tutti i giorni. L’Area Metropolitana dello Stretto è semplicemente il sogno di un’unica grande città di 420 mila abitanti  che sarebbe la 7ª d’Italia, più grande e popolosa di Bologna, Firenze, Bari, Catania, Venezia, Verona e così via. L’Area Metropolitana dello Stretto è il grande sogno della conurbazione di Messina e Reggio Calabria: si può realizzare soltanto se si traducono secoli di chiacchiere in fatti concreti. Soltanto se un reggino potrà decidere di svegliarsi la mattina, andare a fare colazione con granita e brioche di Irrera e poi tornare al lavoro in via Miraglia o a piazza Castello, nel quartiere occidentale della città dello Stretto, in quella che una volta era la città di Reggio Calabria.

L’Area Metropolitana dello Stretto è il grande sogno che si potrà dire realizzato soltanto quando un messinese potrà decidere di uscire di casa la sera, gustare la carne degli Sbronzi e tornare a dormire sulla sponda orientale dello Stretto. Soltanto quando un gruppo di amici reggini si potrà dare appuntamento da L’Orso per una pizza del sabato sera e poi bere qualcosa nel dopocena allo 090 o al Cavallino prima di attraversare il mare e rincasare a dormire. Soltanto quando una famiglia peloritana potrà decidere di gustarsi la passeggiata della Domenica mattina sul Lungomare di Reggio, definito da Gabriele D’Annunzio “il più bel chilometro d’Italia“, approfittandone per l’immancabile cono gelato da Cesare. L’Area Metropolitana dello Stretto si può realizzare soltanto se un messinese potrà comodamente recarsi la sera allo spettacolo del Teatro Cilea, se un reggino potrà abbonarsi alla stagione del Vittorio Emanuele. Si può realizzare soltanto se un messinese potrà essere libero di alzarsi la mattina e dire in famiglia: “che facciamo oggi? Che ne dici se saliamo a Gambarie?“.

O ancora, la domenica pomeriggio dopo le partite: “che ne dici di un giro a Porto Bolaro?“. Al tempo stesso l’Area Metropolitana dello Stretto sarà realtà soltanto quando un reggino potrà essere libero di passeggiare a Milazzo o Taormina con la stessa facilità con cui oggi sceglie di andare a Scilla o Cannitello. Un sabato pomeriggio al Bar Turrisi di Castelmola, una domenica mattina a giocare con gli aquiloni nella spiaggia di Capo Peloro.

Cosa serve per realizzare tutto questo? Forse un referendum? Due sindaci che firmano un pezzo di carta? Due presidenti di Regione che fanno le interviste alla TV dicendosi “favorevoli“, come tutti i loro predecessori, alla conurbazione? O al contrario, molto più semplicemente, basterebbe un sistema di trasporti adeguato alle esigenze di un territorio che oggi non ha continuità territoriale? Altro che referendum e protocolli! Basta chiacchiere, parole, prese in giro. La gente ne ha le palle piene da decenni.

C’è un volume di Parallelo 38 in cui Felicia Lacava riporta i contenuti della conferenza del 23 Febbraio 1974 quando all’Università di Messina si parlava dell’antica conurbazione “Regio-Messena” del V secolo a. C.

Il momento di massima vicinanza istituzionale è stato quello dell’Assise dello Stretto del Dicembre 1956. Poi l’iter si fermò per non mettere in difficoltà il Governo. In tempi recenti, il massimo della Conurbazione “virtuale” è stato il Protocollo d’Intesa firmato il 18 maggio 2004 dai due presidenti della Provincia, Fuda e Leonardi. Anche in quel caso, però, non c’è stato nulla di concreto. Così come ha prodotto soltanto un enorme “nulla di fatto” la Conferenza permanente interregionale per il coordinamento delle politiche dell’Area dello Stretto istituita presso il Consiglio Regionale della Calabria il 27 aprile 2015, quasi cinque anni fa.

L’unica soluzione duratura e definitiva per l’Area Metropolitana dello Stretto è il Ponte, con l’Alta Velocità. Che ovviamente sono molto più che un’esigenza di Reggio e Messina: rilancerebbero tutto il Sud, portando Calabria e Sicilia finalmente al centro d’Europa rispetto alla marginalità in cui oggi sono relegate.

Abbiamo visto da autorevolissimi studi molto recenti come l’Alta Velocità ferroviaria abbia stravolto in positivo l’economia di tutte le città che ha raggiunto:

L’Alta Velocità spacca in due l’Italia, il Pil cresce dove c’è la Tav: in Sicilia e Calabria nessuna speranza senza Ponte sullo Stretto

Ovviamente il Ponte non lo fa un Comune o una Regione, ma sarebbe necessario attuare pressioni sui Governi affinchè decidano finalmente di investire una volta per tutte nelle infrastrutture fondamentali per lo sviluppo del Sud. Ci servono strade moderne, treni veloci, ponti, collegamenti efficienti. Nient’altro. Tutto il resto (lavoro, sviluppo, economie, occupazione e crescita) verrebbe da sè. Intanto si potrebbero potenziare i trasporti via mare. E questo possono farlo anche i Comunni e le Regioni. Anzi, devono farlo proprio i Comuni e le Regioni. L’Area Metropolitana dello Stretto si può realizzare anche senza Ponte, seppur in modo meno stabile, ma servono gli aliscafi serali e notturni, h24.

L’esperimento era andato a buon fine, quando l’8 Settembre 2007 l’allora Sindaco reggino Giuseppe Scopelliti riuscì ad ottenere i collegamenti notturni con gli aliscafi da Messina e da Taormina, in occasione della Notte Bianca. Gli aliscafi viaggiarono tutta la notte con mezzi ultra-veloci (oggi, invece, i tempi di traghettamento si sono prolungati a 35 minuti a tratta). Il ricordo di quella notte magica è ancora online sul sito ufficiale del Comune di Reggio Calabria. Questi gli orari degli aliscafi di quella notte:

  • Partenza Messina ore 20:30 – Arrivo Reggio Calabria ore 20:45
  • Partenza Reggio Calabria ore 21:45 – Arrivo Messina ore 22:00
  • Partenza Messina ore 22:15 – Arrivo Reggio Calabria  ore 22:30
  • Partenza Reggio Calabria ore 02:00 Arrivo Messina ore 02:15
  • Partenza Messina ore 02:45 – Arrivo Reggio Calabria ore 03:00
  • Partenza Reggio Calabria ore 04:15 – Arrivo Messina ore 04:30
  • Partenza Messina ore 04:45 – Arrivo Reggio Calabria ore 05:00
  • Partenza Reggio Calabria ore 06:00 – Arrivo Messina ore 06:15

Fu un successo straordinario. Tutte le corse stracolme di gente. Ovviamente dovrebbe essere così ogni giorno, almeno d’estate. E tutto l’anno nei weekend. Era un test sperimentale, andò alla grande, ma tutto s’è fermato lì. Immaginate se fosse andato male: avrebbero affondato l’intera flotta? Dopo 13 anni, abbiamo fatti passi da gigante. Ma all’indietro. Oggi abbiamo a stento gli aliscafi diurni nei giorni feriali. E parliamo di referendum? Come se il problema dell’area dello Stretto fosse la volontà popolare.

Ecco perchè stupiscono clamorosamente gli interventi del Sindaco Falcomatà e dell’on. Federica Dieni, che sembrano caduti dal pero: il primo è Sindaco di Reggio Calabria da cinque anni e mezzo, la seconda è deputata da ben 7 anni e da quasi due è, con il suo partito, al Governo del Paese. Si sono ricordati adesso che l’Area Metropolitana dello Stretto è cosa buona e giusta? E cosa hanno fatto in tutto questo tempo per tradurre in fatti concreti (quindi collegamenti, trasporti, ecc. ecc.) questa conurbazione? Adesso all’alba del 2020 si dicono entusiasti per un Referendum. Ma cosa dobbiamo referendare? Che l’Area Metropolitana dello Stretto la vogliamo tutti? Certo che la vogliamo! Nessuno l’ha mai messa in discussione. Neanche gli ultras della Reggina o del Messina, che preferirebbero prendersi in giro a vicenda in una stracittadina. Che lo facciamo a fare un referendum scontato? Per dire “che bello, viva l’Area dello Stretto“, e poi dal giorno dopo non cambia niente?

Lo sanno il Sindaco Falcomatà e l’onorevole Dieni che da quando loro hanno importanti incarichi istituzionali, Reggio e Messina sono molto più lontane di prima? Lo sanno Falcomatà e Dieni che la loro ideologia politica portata avanti in parlamento dai loro partiti/movimenti ha affossato il grande sogno del Ponte sullo Stretto, fortemente combattuto negli anni in cui si era arrivati vicinissimi al progetto esecutivo e all’apertura del cantiere con tanto di realizzazione delle opere propedeutiche (che sono già state completate a Cannitello)? Con quale coraggio proprio loro adesso parlano di Area Metropolitana integrata? Lo sanno che fino a dieci anni fa c’erano molti più aliscafi e i trasporti nello Stretto erano migliori? Lo sanno che non c’è più l’aliscafo che porta all’Aeroporto dello Stretto? Lo sanno che dieci anni fa l’Area dello Stretto era molto più “integrata” rispetto a quanto non lo sia oggi, dopo il disastro di Accorinti e Falcomatà nei due Comuni e il totale disinteresse di Crocetta e Oliverio nelle due Regioni, mentre da Roma in parlamento si pensava soltanto al reddito di cittadinanza come misura assistenzialistica per accontentare il Sud? (A proposito, il reddito di cittadinanza di costa 7 miliardi di euro l’anno. Per costruire tutto il Ponte sullo Stretto basterebbe la stessa spesa dilapidata per un anno di reddito di cittadinanza!!! E avremmo molto più lavoro, molto più indotto, molta più economia reale e non assistenzialistica)

L’idea del referendum è stata buttata lì da due grandi menti della città di Reggio Calabria: Daniele Castrizio e Tonino Perna, in una serata di alto spessore culturale al Teatro Cilea voluta dal Presidente della Corte d’Appello Luciano Gerardis. La mia personale stima nei loro confronti è tale che viene certificata dalla storia. Su StrettoWeb abbiamo avuto l’onore di ospitare i brillanti contenuti di Castrizio in un’apposita rubrica del lontano 2012. Lungimirante e attualissimo il suo approfondimento sui Trasporti dello Stretto proprio nelle nostre pagine.

Del prof. Perna ricordo con enorme interesse le sue lezioni di sociologia e i nostri confronti sulle dottrine economiche nel corso di laurea in Scienze Politiche dell’Università di Messina, poco meno di 15 anni fa. Il professore Perna mi ha insegnato molto in quella facoltà di storici ed economisti del calibro di Limosani, Caroniti, Sergi, Battaglia, Buttà, Cardillo, Centorrino dove ho conseguito la laurea con una tesi dal titolo “Area metropolitana dello Stretto, un ponte tra Reggio e Messina“. Perna rappresenta l’Area Metropolitana dello Stretto: da decenni viaggia da pendolare e conosce meglio di tanti altri le problematiche dei trasporti sullo Stretto. E’ stato reggino assessore a Messina, ha ricoperto importanti incarichi istituzionali. Mi chiedo (e gli chiedo) come faccia, se mi sono stancato io che di anni ne ho appena 33, alla veneranda età di 73 anni a continuare a parlare di referendum, spendere fiumi di parole ben consapevole che è superato e inutile. Perchè ci mancherebbe pure che non fossimo tutti d’accordo all’Area Metropolitana dello Stretto. Il problema non è che c’è un movimento “No Area dello Stretto“, quindi non serve giustificare con il consenso popolare qualche provvedimento. Piuttosto, bisogna farli i provvedimenti. Senza perdere ulteriore tempo inutilmente.

La buona notizia è che dopo anni di silenzi, si riapre il dibattito sull’Area Metropolitana dello Stretto. Può iniziare un percorso nuovo. Purchè non sia qualcosa “contro“. Contro la Calabria da parte di Reggio, contro la Sicilia da parte di Messina. La parabola italiana del Movimento 5 Stelle, ma più in generale direi del “grillismo” che è molto di più di un movimento politico ma ha rappresentato una “cultura” negli scorsi anni molto diffusa in Italia, dovrebbe insegnarci qualcosa: qualsiasi scelta partorita di pancia e spinta dall’invidia, dalla rabbia sociale, dall’odio rispetto a qualcosa, dall’essere “contro” qualcuno, non produrrà nulla di buono. Reggio e Messina devono integrarsi e conurbarsi non perchè non si trovano bene in Calabria e Sicilia e quindi proviamo qualcosa di diverso con la logica del tanto peggio tanto meglio. Non funziona. Produce solo disastri. Reggio e Messina devono integrarsi e conurbarsi perchè sono due città vicine, a cui basterebbe qualche aliscafo in più, due piloni e tre chilometri d’asfalto e di binari per diventare un grande polo del Mediterraneo. Reggio e Messina devono integrarsi perchè  la conurbazione è una ricchezza straordinaria, senza perdere la loro identità che rimarrà sempre simile ma con sfumature differenti. Perchè Reggio, anche se diventerà un giorno (ce lo auguriamo tutti!) un quartiere della 7ª città d’Italia si chiamerà sempre “Reggio Calabria“. E Messina non perderà mai la sua identità isolana, anche quando sarà un quartiere della grande Città dello Stretto.

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