Reggina, spostando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: meno fronzoli e più cinismo, ma la sostanza è la stessa

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E’ una Reggina ‘camaleontica’: muta faccia ma vince comunque. E, come si dice in matematica, spostando l’ordine degli addendi il risultato non cambia

In matematica è: “spostando l’ordine degli addendi il risultato non cambia”. Nel calcio potrebbe essere: “variando atteggiamento e approccio il risultato non cambia”. Ma correggiamoci. Più che “nel calcio”, sarebbe da dire “nella Reggina“. In casa amaranto, infatti, sono leggermente variati l’atteggiamento e l’approccio (o l’ordine degli addendi, fate voi). Ma il risultato, appunto, è uguale. Niente fronzoli, niente finezze, meno spettacolo. Più cuore, più praticità, più concretezza.

E’ quanto emerge da queste prime gare del girone di ritorno. Lo aveva messo in preventivo, Toscano. Lo avevano anche messo in conto i calciatori amaranto. Dopo il giro di boa le squadre mutano il proprio modo di stare in campo. La posta in palio è molto più alta, così come gli stimoli. Inoltre, ma questo è ovvio, la Reggina non è più la sorpresa delle prime gare. Adesso è una conferma. Anzi, per le avversarie, una squadra contro cui dare il massimo.

E così accade che l’allenatore reggino debba fare di necessità virtù. Accade che sia costretto a cambiare qualcosina. Per preservare il risultato, in primis, e anche per evitare altre disfatte stile Francavilla. Perché, parliamoci chiaro, molto probabilmente quella è stata una lezione. E, adesso lo possiamo dire – anche se col sennò di poi è facile – quella sconfitta è stata anche un bene. I famosi step da superare di cui parlava lo stesso mister. Ma di cui lui, il suo staff e i calciatori, hanno tratto il massimo. Guadagnare benefici analizzando gli errori. Spesso frase fatta e banale, ma in questo caso tutt’altro che scontata.

Ed effettivamente, a ben pensarci, la Reggina post Virtus Francavilla è un po’ diversa. Sia chiaro, non in quelle che sono le caratteristiche base dei calciatori e del credo di Toscano, ma in alcuni accorgimenti. Perché comunque la squadra non ha mai perso l’aggressività, la corsa, le capacità di raddoppio, l’ampiezza di campo. Ha però modificato alcuni dettagli in quello che è il modo di attaccare. Nel girone d’andata si vedeva una squadra più “presuntuosa” e sbarazzina, che continuava ad aggredire ed offendere anche sul vantaggio di 2-0, specie in alcune gare casalinghe.

Adesso, da Bari in poi, è una Reggina più accorta, “saggia”, sorniona. Che sa quando è il momento di attendere e quando quello di accelerare. Che non va sempre “a 100 all’ora”. Ecco, a tal proposito possono tornare utili le parole del tecnico amaranto proprio nel post Francavilla: “Questa squadra deve capire che non si può andare sempre a 100 all’ora, che in alcuni momenti si può andare anche a 70, 80 e si vincono comunque le partite”. Detto fatto. Sono arrivati 7 punti ma, sul campo, sarebbero dovuti essere 9. Come? Con l’accortezza, la concretezza, il cinismo, l’aggressività e la grande compattezza difensiva. Tre gol fatti nelle ultime tre gare ma anche uno solo subito. Capacità di saper leggere le partite e colpire al momento giusto.

E’ una Reggina ‘camaleontica‘. Che sa cambiare faccia. Potrebbe essere ancora questa fino a fine campionato, così come potrebbe tornare quella del girone d’andata o indossare un vestito ancora diverso. Ma tanto, state tranquilli, spostando l’ordine degli addendi il risultato non cambia…

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