Il Coronavirus sta facendo il giro del mondo ma non è ancora arrivato in Calabria: la geografia dell’epidemia documenta la perifericità sociale, culturale ed economica della Regione
Non chiamiamola fortuna. Se la Calabria è, ad oggi, la Regione meno colpita dal Coronavirus, non è un caso nè si tratta di un omaggio divino. Nduja e peperoncino non ci danno l’immunità dall’agente patogeno che ha fatto scattare l’emergenza nel mondo intero. L’epidemia è arrivata in Europa dalla Cina, diffondendosi in tutto il Continente dai focolai della pianura Padana, tra Lombardia e Veneto, una delle aree più densamente popolate e più globalizzate di tutta l’Europa. E’, inoltre, la zona in assoluto che ha i maggiori interscambi con la Cina, per i flussi turistici cinesi nelle città d’arte del Centro/Nord ma anche e soprattutto per i fitti rapporti commerciali e imprenditoriali tra le aziende del Nord e quelle cinesi.
Dalla pianura Padana il virus s’è diffuso in tutt’Europa: tramite italiani che hanno contratto l’infezione in Veneto e Lombardia, il Coronavirus è arrivato in Francia, in Germania, in Spagna, in Inghilterra ma anche in Svezia, Norvegia, addirittura Islanda e in Paesi di altri continenti come l’Algeria, la Nigeria e il Brasile.
E così mentre l’Italia esporta in giro per il mondo il virus che ha importato dalla Cina, la Calabria resta ancora soltanto sfiorata dall’epidemia: l’unico contagiato è un 69enne di Cetraro che la scorsa settimana è tornato in pullman da Castelnuovo Bocca d’Adda insieme alla moglie.
L’uomo è dializzato e l’Ospedale di Cetraro s’è organizzato con un’ambulanza personalizzata, un ingresso e un percorso a parte in piena sicurezza per garantire la dialisi all’uomo dando anche l’isolamento a tutti gli altri reparti e pazienti del nosocomio. Intanto la moglie dell’unico contagiato calabrese è risultata negativa al tampone, e tutti i compagni di viaggio che erano sul pullman che l’ha portato dalla Lombardia a casa, non presentano alcun sintomo, così come gli autisti, e quindi non hanno neanche effettuato il tampone che viene concesso soltanto a pazienti che hanno evidenti sintomi simil-influenzali. La coppia vive in campagna ed è in quarantena. Nonostante le già precarie condizioni di salute, l’uomo al momento non è colpito in modo virulento: è asintomatico e non richiede il ricovero ospedaliero.
Eppure la Calabria è la 10ª Regione d’Italia, sia per abitanti che per dimensioni. E’ più popolosa della Liguria, delle Marche, dell’Abruzzo, del Friuli Venezia Giulia, ed è più grande persino della Campania e del Trentino Alto Adige. Eppure è la Regione meno colpita dal Coronavirus, se escludiamo Basilicata, Molise, Valle d’Aosta che sono le uniche a non avere ancora pazienti positivi. Ma sono Regioni davvero minuscole: hanno una popolazione inferiore a quella della sola provincia di Reggio Calabria.
Se il Coronavirus non è ancora arrivato in Calabria, è soltanto a causa dell’isolamento della Regione più periferica in assoluto, non solo dell’Italia ma probabilmente dell’Europa intera. Mettiamoci nei panni del virus stesso: arrivare in Calabria è un’impresa eroica. Non è che ci sta trascurando, ma con tutta la buona volontà, non riesce proprio ad arrivare quaggiù. I voli sono pochi, e ultra-costosi. I treni un viaggio della speranza. Le strade non ne parliamo. Gli interscambi sociali, culturali e turistici sono ridotti all’osso. Persino studenti e insegnanti che dopo la chiusura delle scuole nelle Regioni del Nord, sono tornati e hanno portato il virus nelle altre Regioni del Sud (è successo in Puglia, Campania e Sicilia), soltanto in pochissimi casi hanno deciso di rientrare in Calabria per quant’è lontano, difficile e costoso. Così, se non fosse per il pensionato di Cetraro saremmo ancora fermi a zero!
Quando focalizziamo – e su StrettoWeb l’abbiamo fatto in molte occasioni – l’attenzione su collegamenti e infrastrutture, intendiamo dire proprio questo: la Calabria è fuori dal mondo! E ben venga se riusciamo ad evitare un’epidemia così pericolosa, ma per tutto il resto sarebbe opportuno che fossimo collegati con gli altri. Perchè un virus si può bloccare con le adeguate misure d’emergenza, come ha fatto la Cina e come si sta tentando di fare anche al Nord Italia, ma quando quest’epidemia si sarà conclusa, la Calabria rimarrà marginale, periferica e isolata da tutti gli altri e nessuno ci darà un premio come area “Coronavirus-Free“.
Così come non è un caso che i focolai italiani siano esplosi nella zona più globalizzata del Paese, allo stesso tempo non deve sorprendere il fatto che la Regione più isolata ne rimanga quasi completamente fuori. La geografia dell’epidemia è molto chiara: è la prima volta che abbiamo a che fare con un virus di tale portata nel mondo globalizzato, e gli esperti sono molto preoccupati di eventuali nuovi focolai nel Medio Oriente, in Africa e nell’America Latina.
Intanto in queste ore anche i grandi Paesi europei, come Germania, Francia e Spagna, vedono impennare il numero di casi. E gli Stati Uniti d’America iniziano a fare i conti con un boom di contagi. Il Coronavirus avrà fatto il giro del mondo senza passare dalla Calabria, proprio qui che del mondo c’era l’ombelico nell’era delle civiltà greco-romane: non c’è ombra di dubbio che con l’alta velocità ferroviaria, il Ponte sullo Stretto e un’economia più forte e sviluppata, il Coronavirus sarebbe arrivato in Calabria in modo più veloce e dirompente. Perchè viaggia con le persone. E la Calabria oggi è una terra isolata dal resto del mondo, una sorta di comunità autoctona simile alle tribù indigene che non hanno contatti con la civiltà moderna.
Così come i Sentinelesi, i Lacandòn o i Nukak, anche i Calabresi vengono graziati dal Coronavirus. Ma se ne analizziamo a fondo le ragioni, dobbiamo essere consapevoli che non è una bella notizia.