Reggina, quel dettaglio che fa la differenza: beffata in ciò in cui sei maestra. Ma Toscano era stato profeta…

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Reggina-Monopoli il giorno dopo: l’analisi del match a mente fredda e quel dettaglio che questa volta ha beffato gli amaranto…

“Il calcio non è una scienza esatta”. Spesso si sente pronunciare questa parola negli ambienti pallonari. Verità. Verità assoluta. Nei suoi aspetti più intimi, interni, complessi, è così. In quelli più semplici ed elementari, però, è sempre un pensiero a farla da padrone sugli altri: nel calcio vince chi fa gol; se si è bravi a non subire ne basta anche uno, altrimenti ne serve uno in più dell’avversario.

Reggina-Monopoli come le altre

Bene. Fatta questa premessa, affacciamoci a Reggina-Monopoli. Gara che, dal punto di vista di chi scrive, non si è discostata molto da gran parte delle sfide del girone di ritorno giocate dagli amaranto. Una partita, per atteggiamento, molto simile alle varie Reggina-Bari, Reggina-Ternana, Catania-Reggina, Catanzaro-Reggina. Una partita, insomma, in cui basta ridurre al minimo (anzi annullare) le sortite offensive, non rischiare nulla, per poi colpire nel momento giusto. In termini pratici: approfittare degli episodi (sempre determinanti nell’esito di una sfida) e portarli a favore. E’ successo contro gli umbri (capolavoro di Liotti), è successo contro i giallorossi di Auteri (cambi decisivi e gran giocata di Doumbia), stava per succedere contro i galletti (il colpo del campione, Denis). La Reggina ha insegnato in questo campionato ad essere maestra nel portare gli episodi a proprio favore. “Se lo può permettere”, quando ha una difesa che non lascia passare neanche gli spifferi e dei cambi a disposizione che possono garantire un cambio di passo anche nella seconda parte di gara.

Il Monopoli come la Reggina: Toscano lo aveva detto

Anche le grandi squadre però, anzi le prime della classe, possono incappare in passi falsi. Anche alle prime della classe, infatti, può capitare di pagare per gli episodi, proprio quelli su cui non la batte nessuno. Ma, a dir la verità, se c’è una squadra che sa approfittare delle situazioni di gioco al pari della Reggina, quella è proprio il Monopoli. Non per niente, e Toscano lo aveva detto alla vigilia, la compagine di Scienza è quella che somiglia di più agli amaranto per caratteristiche: grande aggressività, compattezza e solidità difensiva, cinismo. E su quelle armi Donnarumma e compagni hanno battuto.

Quando i dettagli fanno la differenza

Ma urge fermarsi qui. All’episodio cruciale, a quello che ha indirizzato la gara: l’espulsione di De Rose. E’ qui che si decide il match ed è qui che il Monopoli ha approfittato. Bravo. L’episodio va a sfavore della Reggina, dicevamo. Quel dettaglio, che può sembrare superfluo, indirizza la gara. Di dettagli mister Toscano ha sempre parlato. “Dobbiamo ridurli al minimo, quasi annullarli. Lo dico sempre ai ragazzi”. Una frase che il tecnico ha spesso pronunciato e che pare i calciatori avessero ben incamerato, considerando i risultati. I dettagli, nelle partite sopracitate, hanno sempre fatto la differenza. Le uniche due volte di recente in cui non è accaduto, la vittoria non è arrivata: non solo l’espulsione di De Rose ieri, infatti, ma anche il fallo di Sounas (inutile e in una zona di campo in cui bastava controllare) da cui è scaturito il pari del Bari nel finale della sfida coi galletti.

Rosso a De Rose, perché Toscano avrebbe dovuto sostituirlo?

Passo indietro. Questione De Rose. Perché Mimmo Toscano lo avrebbe dovuto sostituire? Lo ha detto anche lui stesso quest’oggi, parlandone ad Antenna Febea. Se il mister avesse dovuto togliere De Rose dal campo perché ammonito e perché col rischio rosso, probabilmente tutte – o quasi – le partite del centrocampista sarebbero durate un quarto d’ora. E la risposta la trovate da soli. E’ facile parlare col sennò di poi, ad episodio sfavorevole e a risultato acquisito. Più volte abbiamo rimarcato il fatto che, per il tecnico, il capitano è una risorsa indispensabile, che non toglierebbe dal campo neanche sotto tortura. E noi gli diamo ragione. Se si vanno ad analizzare le cause dei due gialli, poi, verrebbe quasi da ridere. La prima, dopo poco più di 24 ore, non trova ancora spiegazione. La seconda è corretta (perché il danno è procurato), ma proviene da una caduta goffa del calciatore, che inciampa sulla corsa e non voleva affatto intervenire sull’avversario.

La Reggina stava accelerando: in parità numerica l’avrebbe potuta anche vincere

Detto ciò, in ultima analisi, proviamo a pensare a cosa sarebbe accaduto senza l’espulsione. Con i ‘se’ e con i ‘ma’ non si va da nessuna parte, giusto, ma basta fermarsi un attimo e riflettere. La Reggina aveva la porta imbattuta praticamente da 5 giornate. Il gol avrebbe potuto prenderlo comunque, sì. Ma, a giudicare dall’andamento del match, non sembrava ci fosse questo sentore. Guarna, fino al gol, non si è praticamente sporcato i guanti. Esattamente come contro il Bari, la Ternana, il Catanzaro. Tutto torna. Anzi, a volerla dire tutta, sembrava anche che Bianchi e compagni nel secondo tempo avessero iniziato ad alzare i giri del motore. Come contro Bari e Catanzaro. Insomma, nulla di più e nulla di diverso rispetto a gran parte delle sfide precedenti. L’unica differenza è quel dettaglio, quel piccolo dettaglio che occorre non sottovalutare.

P.S. Ah, giusto per specificare: la stratosferica Juve Stabia della scorsa stagione, lo scorso anno, a questo punto del campionato, di punti ne aveva 64…

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