Intervista all’ex fantasista della Reggina, Leon: l’honduregno ha parlato del suo approdo a Reggio, della squadra di Mazzarri e del connazionale Rivas
Ha fatto sentire la sua vicinanza all’Italia con un video messaggio direttamente dall’Honduras, oggi Julio Cesar de Leon ritorno a parlare di Reggina. L’ex fantasista amaranto è a casa mia con i familiari, ha scelto di smettere con il calcio giocato. Ha ricordato la nascita della trattativa con il club di Lillo Foti: “ero arrivato a Milano per firmare con la Juventus però ci fu un litigio tra l’agente D’Ippolito e Moggi e così scelsi Reggio Calabria nonostante altre squadre – ha svelato in esclusiva ai microfoni di TuttoReggina.com – . Il giorno in cui sono arrivato a Reggio ho visto delle cose incredibili, arrivare in Serie B con una tifoseria così calda in cui non era facile far bene. L’obiettivo era quello di conquistare la promozione subito, il gruppo era molto forte. Spero di aver dimostrato quello che valevo. Fin da piccolo il mio sogno era quello di giocare in Italia”. Poi la rottura col club e l’avventura al Teramo: “sono stati due anni di sofferenza per me, non c’entravo niente con quelle categorie. Sono stato sempre un grande professionista, non ho mai avuto nessun vizio rispettando le regole. Purtroppo il presidente Foti ha avuto un litigio con il mio procuratore e se la prese con me, stavo soffrendo tantissimo. Grazie a Dio dopo due anni sono risorto. Dalla preparazione in ritiro nell’estate 2006 mi stavano mandando via. Da quel momento in poi è cambiato tutto, ho conosciuto una grande persona come Walter Mazzarri e lui mi ha chiesto soltanto di allenarmi al meglio. Aveva anche delle brutte referenze nei miei confronti, a me non restava altro che rimanere zitto e dimostrare le mie qualità. Reggio Calabria si meritava di rimanere in Serie A in quel momento. La squadra del -15? E’ stato un miracolo, la squadra stessa non credeva alla salvezza. Mi guardavano e dicevano che ero un matto a pensare di salvarci, invece ero convinto che potevamo farcela”.
Leon ha poi raccontato di un episodio molto curioso: “ero sul charter con Mimmo Tavella a Roma e stavano equilibrando l’aereo, mi diceva di pregare perché potevamo morire in quel charter che era troppo piccolo. Gli ripetevo di stare tranquillo, lui addirittura si è addormentato e non si è reso conto nemmeno dell’atterraggio e gli diedi uno schiaffo per risvegliarlo. Ancora mi sento con lui. La cessione nel 2007? Non ho deciso io di andare via, è stata una decisione di Foti di vendermi al Genoa. Ero a Milano che stavo prendendo l’aereo, mentre salivo mi chiamò dicendo di rimanere lì perché stavano venendo a prendermi per andare a Genova. Sono dispiaciuto, non ho avuto il tempo di salutare i miei compagni, io non volevo andare via perché ero molto attaccato al gruppo. Eravamo un famiglia”. Adesso a Reggio Calabria c’è un altro honduregno, Rigoberto Rivas, che si sta facendo valere: “è un bravo ragazzo, ha tanta fame e voglia di fare bene. E’ un ragazzo umile, gli chiedo sempre di rimanere semplice e cercare sempre di imparare ogni giorno. C’è anche Denis che è molto forte, come Reginaldo che io lo chiamo scherzosamente il “gorilla”, abbiamo giocato insieme a Parma. Sarò sempre grato a Reggio, grazie a voi sono quello che sono”.