Reggina, Reginaldo si racconta: dalle favelas al torneo di Trento, il rapporto con la città e i sogni per il futuro

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Reginaldo, attaccante della Reggina, è intervenuto in diretta Instagram con Alfredo Pedullà per parlare di vari temi e ripercorrere le tappe della carriera

Intervenuto in diretta Instagram con Alfredo Pedullà, Reginaldo ha ripercorso alcune tappe della sua carriera e ha parlato di Reggina in particolare. L’attaccante brasiliano ha ammesso: Sto bene qui a Reggio. Mi hanno sempre trattato come un ragazzo d’oro. Vorrei portare la Reggina dove le compete, perché una squadra come questa merita di stare in Serie A. Quest’anno compio 37 anni. Giocare fino a 40 anni? Fino a che il fisico regge… Sognavo di finire questo campionato senza perdere una partita. Quando abbiamo perso con la Cavese sono stato malissimo. Ho un rapporto bellissimo con i tifosi, quando finisce la partita, qualsiasi sia il risultato, non vedo l’ora di andare sotto la curva”.

Un flashback per raccontare come tutto ebbe inizio: “Vivendo nelle favelas, ad una certa età mi è stato chiesto cosa avrei voluto fare da grande. Ho detto che avrei voluto giocare a calcio e, dopo 3 anni, sono arrivato in Italia.La prima volta che sono andato via di casa avevo 13 anni. Dovevo andare a Rio de Janeiro: mia madre non voleva, mio padre mi ha chiesto cosa volessi fare. Io risposi che volevo giocare a calcio e vivevo per il calcio, così mi ha portato a firmare. Lui mi vedeva giocare per strada tutto il giorno. Dopo 3 anni a Rio – durante i quali i miei parenti facevano 4 ore di macchina per venire a trovarmi – a 16 anni sono venuto a fare dei tornei a Trento in Italia. Sono stato eletto miglior calciatore straniero del torneo. Ronaldo il fenomeno per me è il più forte brasiliano di sempre. Mi ha fatto venire voglia di venire a giocare in Europa ed in Italia, dove c’erano altri calciatori fortissimi come Cannavaro, Nesta, Maldini e Cafù”.

Un piccolo excursus sulle esperienze all’estero: “Anni fa sono stato molto vicino al West Ham. Mi sarebbe piaciuto fare un’esperienza in Inghilterra. Sono stato in Giappone nel 2013 ed è stata una bellissima esperienza. Lì sono talmente organizzati che per i sei mesi in cui sono stato là avevo casa, autista e traduttore personale forniti dalla società. Un problema è stato il fuso orario. La cultura è completamente diversa, ma sono stato sempre bene in Giappone ed è un’esperienza che rifarei. Però, mi mancava l’Italia: è difficile vivere serenamente come vivo qui”.

Infine Reginaldo dedica un pensiero anche ad un tema delicato come quello del razzismo: “Secondo me ci sarà sempre, anche se è sbagliato. Ricordo l’episodio di Zoro o quello più recente di Balotelli. Quello è il momento in cui devi prendere la decisione di bloccare la partita per dare un segnale veramente forte e far capire alle persone che è un atteggiamento sbagliato, che può ferire”.

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