Calabria, intervista al paziente salvato dal Tocilizumab: “il Coronavirus mi stava letteralmente distruggendo, quel farmaco è stato la mia salvezza”

StrettoWeb

La lotta al Coronavirus, il ringraziamento a medici e infermieri: il miracolo avvenuto a Filippo Di Scianni, la storia di un calabrese che ha trovato la luce in fondo al tunnel

Temperature quasi estive, festività pasquali ormai alle porte, voglia di tornare alle proprie abitudini. Sono tanti i motivi per cui i cittadini calabresi e siciliani potrebbero abbassare la guardia nei prossimi giorni. E’ da oltre un mese che gli italiani sono bloccati in casa per il Coronavirus, ma pensare di allentare la presa proprio adesso sarebbe un grave errore. E’ vero: non bisogna farsi prendere dalla psicosi, ma smettere di seguire le indicazioni anti contagio imposte dal Governo non è certamente la soluzione più saggia. Nonostante i fattori incoraggianti degli ultimi giorni, il Covid-19 resta un nemico subdolo, invisibile, che non va sottovalutato. Il rispetto delle distanze, la pratica di corrette misure igieniche, non uscire di casa (se non per necessità) restano semplicissimi obblighi da tenere sempre in considerazione. E’ il consiglio degli esperti, è anche la raccomandazione di Filippo Di Scianni. Il signor Filippo, 47 anni, è stato uno dei primi calabresi ad aver contratto il Coronavirus, oggi è perfettamente guarito e dunque può raccontare della sua storia. Ai microfoni di StrettoWeb, ha rilasciato una toccante testimonianza.

Il primo pensiero e la preghiera di Filippo va inizialmente a tutti coloro che oggi non ci sono più: “io mi ritengo fortunato, ho superato la situazione, ma molti non ce l’hanno fatta”. Ma partiamo dal principio, dal momento in cui ha scoperto di essere malato: “il 13 marzo sono risultato positivo, ma venivo da otto giorni con febbre molto alta. Avevo chiesto il tampone già da giorni, mi è stato fatto la mattina del 13. Il giorno successivo è arrivato il risultato del test, dove appunto i medici hanno dato la conferma di positività”.

Nella fase iniziale dell’epidemia, la maggior parte dei contagiati nel Sud Italia si è infettata per un contatto ravvicinato con amici o conoscenti provenienti da zone della Lombardia e del Veneto. Per Filippo non è stato così: “sono stato con un collega assicuratore il 2 marzo, poi lui risultò positivo e fu ricoverato due giorni prima di me. E’ stato lui a passarmi il virus. Non sono stato al Nord e non ho avuto contatti con persone che provenivano dal Nord, né io e né il mio collega negli ultimi tre o quattro mesi. Ancora oggi non riusciamo a capire come tutto sia stato possibile”.

“Febbre alta e tosse secca, questi sono stati i primi sintomi – continua Filippo Di Scianni – . Poi durante il ricovero, presso il reparto Malattie Infettive dell’Ospedale Annunziata di Cosenza, ho avuto gravi crisi respiratorie, che mi hanno realmente distrutto a livello fisico, fino a quando il 17 marzo mi è stato somministrato un farmaco sperimentale. Già subito dopo 48 ore ho iniziato a stare meglio”. Il farmaco di cui il caro signor Filippo parla è il Tocilizumab, indicato per il trattamento dell’artrite reumatoide e che, come raccontato esattamente un mese fa su StrettoWeb tramite le parole del dott. Caminiti, il GOM di Reggio Calabria utilizza per i propri pazienti già dal 2011. La Roche (azienda produttrice del farmaco), si è impegnata a fornire in forma gratuita il Tocilizumab a diverse aziende ospedaliere calabresi per il periodo di emergenza ed oggi molti pazienti possono usufruirne. Il merito è anche degli esperti presenti nel Sud Italia che, come accaduto agli Ospedali Riuniti, anche a Cosenza stanno facendo miracoli.

Il peggio adesso è passato, Filippo può guardare con positività il futuro con la consapevolezza di non essere solo. L’appoggio infatti degli abitanti del suo paese, Roggiano Gravina (circa 50km da Cosenza), nei confronti suoi e della sua famiglia, si è fatto sentire notevolmente: “ho avuto migliaia di telefonate e messaggi, in tantissimi mi hanno chiamato. Io sono anche presidente di una squadra di calcio, per questo sono stato contattato da molte società e uomini di sport”.

L’uomo ha trascorso giornate difficili, nonostante la sua giovane età e la totale assenza di problematiche di salute, soltanto l’aiuto dei respiratori polmonari lo ha sostenuto, è per questo motivo che pone ancora l’attenzione sull’importanza del rispetto delle regole: “invito tutti i calabresi a restare a casa, per evitare contatti e rischiare di infettarsi a vicenda. In queste settimane ho capito purtroppo che qualcuno non sente tuttora il pericolo. Il Coronavirus non è una semplice influenza, non uccide soltanto le persone anziane, ogni giorno al Nord apprendiamo con tristezza della morte di medici e infermieri che lottano in prima linea. In Calabria per fortuna non c’è mai stata una situazione di emergenza, i calabresi sono stati bravi a mantenere basse le percentuali di contagio, ma ciò non significa che dobbiamo abbassare la guardia. Meglio fare adesso un mese di sacrificio in più, per restare più tranquilli dopo. Lo dico non perché il personale medico in Calabria non sia preparato, anzi è il contrario, ma perché mancano i servizi e i presidi per gli operatori”.

A tal proposito il particolare che Filippo ha raccontato ai nostri microfoni è testimonianza del grande sacrificio dei nostri medici: “la mia famiglia ovviamente ha dovuto anche effettuare il test del tampone. Mia moglie, mia madre, mio papà e mio fratello dovevano essere controllati prima che io potessi rientrare a casa. La richiesta è durata diversi giorni perché inizialmente non c’erano i tamponi, successivamente l’azienda sanitaria di Cosenza ci informa che gli operatori non possono uscire per effettuare i tamponi a casa delle persone perché non hanno in possesso tute protettive e occhiali. La mia famiglia ha dunque provveduto personalmente a fare una donazione affinché potessero quel giorno effettuare i tamponi”.

Come detto in precedenza Filippo Di Scianni, oltre ad essere un superiore assicurativo, è il presidente di una squadra di calcio femminile, l’ASD Valle dell’Esaro, che è impegnata nel campionato regionale e possiede anche un settore giovanile misto, composto da bambini e bambine divisi in tutte le categorie che vanno dai pulcini e dagli allievi: “è una passione che portiamo avanti. Manca il pallone, mancano le partite, ma sicuramente ci sono alte priorità. Pensiamo prima a vincere la guerra contro questo mostro invisibile e nei prossimi tempi penseremo al resto”.

Il signor Filippo chiude la sua testimonianza con un sentito ringraziamento al personale sanitario che ha preso in cura la sua situazione: “oggi capiamo che non è importante vedere Cristiano Ronaldo andare in gol, non è importante ascoltare un cantante esibirsi dal vivo, perché i veri angeli sono i medici e gli infermieri, tutti coloro che lavorano intorno agli ospedali e lottano ogni giorno questa situazione. Questa gente entra nelle stanze dove sono ricoverati i pazienti positivi, mettendo a repentaglio la propria salute e sostenendo orari di lavoro estenuanti, quindi faccio un applauso a tutti loro. Dovrebbero essere queste persone a percepire ogni anno milioni di euro e non i calciatori di Serie A”. Grazie a questo racconto è chiaro che l’imposizione di restare a casa è il minimo rispetto alla gravità della situazione in cui versano molti cittadini. La vita è il dono più importante che si possiede, non bisogna essere irresponsabili nei confronti di se stessi e del prossimo. E’ questa la storia di Filippo, che è riuscito a trovare la luce in fondo al tunnel, e ci spiega ad affrontare questi giorni con speranza e positività.

Condividi