Reggio Calabria, Pazzano: “dobbiamo abituarci a convivere col virus, nella massima sicurezza e con tutte le precauzioni possibili, attenendoci alle disposizioni del Governo”
“Un decreto varato nottetempo, con ogni probabilità già consapevoli della sua illegittimità. Una mossa talmente palese che non occorre stigmatizzarla ulteriormente. Davanti a questo abbiamo però il dovere di cercarne le ragioni. Ogni demagogia interpreta un malcontento sociale, vi si attacca e vi si nutre. Abbiamo ad oggi un Governo che sta agendo con responsabilità, ma anche con oggettive difficoltà di comunicazione sulla Fase 2“. E’ quanto scrive in una nota Saverio Pazzano, candidato sindaco de “La Strada”. “Ad oggi – prosegue– la spaccatura Nord – Sud è sempre più evidente e radicata, una questione meridionale al tempo del Covid-19 che la classe dirigente ha preferito lasciare correre. Unica voce, inascoltata anche dai suoi, il ministro Provenzano che ormai un mese fa ha lanciato l’allarme di un Sud allo sbando e a rischio rivolta sociale: ha proposto misure su cui andava aperta una discussione seria e certamente integrativa. Sarebbe stato comunque un buon inizio per uscirne davvero migliori. Materia per una Politica con la P maiuscola. Ad eccezione di pochi sindaci, tra le grandi e medie città Napoli, e di pochi altri lungimiranti sindaci di piccoli comuni del nostro territorio metropolitano (certamente me ne sfuggiranno alcuni, per miei limiti di informazione), i sindaci hanno preferito indossare la stella di cartone e, anziché ragionare sul corretto modo di allentare nel corso di due mesi le misure restrittive, hanno investito sull’angoscia e sulla chiusura. I cittadini, già responsabili e sufficientemente spaventati, avrebbero avuto bisogno di qualcuno che, nel frattempo, lavorasse al “poi”.
“Perché è chiaro, inevitabile, necessario – evidenza– che un “poi” debba esserci, a meno di non immaginare tutto chiuso fino all’arrivo di un vaccino. Sappiamo bene che non è possibile. Sarebbe stato necessario ragionare, in questi 60 giorni, su un tessuto produttivo estremamente diverso rispetto a quello del Nord, dove, dati alla mano, sono rimaste aperte molte migliaia di fabbriche. Una città come la nostra, fatta di piccole attività per la maggior parte a conduzione familiare e spesso di economia di sussistenza, doveva iniziare a ragionare sul “poi” già dall’11 marzo. Purtroppo le beghe di Governo e il colpevole e pericoloso arrivismo della Lega si inseriscono e riempiono un vuoto che colpevolmente è stato lasciato, concentrati a curare l’immagine su aspetti di controllo e di volontaristica solidarietà sociale. Dal caos a Villa di due mesi fa si è aperto uno scontro politico via social, anche sui dati del contagio divenuti oggetto di contesa politica, che ha focalizzato l’attenzione su dinamiche più identitarie, sintetizzate oggi nello slogan “Reggio sopra ogni cosa”. Possiamo fermarci a chiedere di quale nazionalsovranismo moriremo: se quello a conduzione Lega o quello che usa le parvenze del progressismo. O possiamo smetterla di fare della Salute Pubblica una contesa identitaria e politica e sperare che non sia troppo tardi per dialogare.
“Qualunque ragionamento sulla riapertura – rimarca– non può prescindere dal conoscere la situazione attuale della Medicina Territoriale, del coinvolgimento dei medici di base, da una tempistica e da una modalità chiare di screening della popolazione. Dobbiamo chiedere con forza questo, senza farne un discorso di bandiera. Allo stesso tempo non si può non tenere conto che, senza una chiara politica sugli spazi urbani pubblici, le piccole attività produttive legate soprattutto al consumo alimentare resteranno ostaggio di demagogie e populismo. Come ci si rapporterà col suolo pubblico, a tariffe ridotte o senza tariffe ma con vincoli precisi? Come ci si regolerà con quelle attività commerciali che non insistono su piazze e marciapiedi estesi? L’ordinanza Santelli, strumentale quanto vogliamo e inadeguata per le tempistiche e per l’ambiguità di alcune interpretazioni, anticipa di fatto una riflessione che dovevamo già fare da ieri. Adesso è tempo di non perdere tempo, se la spinta del populismo leghista e le stucchevoli beghe per fare cadere il Governo piagheranno ulteriormente il nostro territorio sarà solo colpa nostra.
“Dobbiamo abituarci a convivere col virus, nella massima sicurezza e con tutte le precauzioni possibili, attenendoci alle disposizioni del Governo, senza però interpretarle in modo più restrittivo, a meno che non vi siano motivi indiscutibili (e ci auguriamo di no). Per questo, proprio per programmare i prossimi mesi, bisogna che strade, piazze, spiagge, parchi, aree verdi siano puliti e fruibili, perché, probabilmente, tra giugno e settembre saranno gli unici posti in cui potremo avere il rispetto del distanziamento fisico senza dover continuare a pagare il prezzo psicologico che soprattutto bambini e disabili e anziani stanno pagando. La Fase 2 sarà lunga, complessa e occorrerà tutta l’unità possibile, il dibattito politico va reinserito negli spazi corretti della democrazia. Contrariamente continueremo esposti al vento dei populismi. Dobbiamo essere sempre meno ostaggio degli umori politici, dell’autoreferenzialità e degli scontri tra guelfi e ghibellini, si torni allo strumento che Marta Cartabia, presidente della Corte Costituzionale, ci ricorda: la Costituzione. Non va ricordata solo quando sancisce la gerarchia tra Stato e Regione, ma anche quando ricorda la necessità di mantenere alto il confronto soprattutto durante le tempeste. Si convochi e si faccia lavorare il Consiglio Comunale. Un piccolo gruppo affonda, una città si salva”, conclude.