Coronavirus, lunghe file e assembramenti sui traghetti per Messina: clamorose immagini pubblicate dai pendolari dello Stretto
Scene clamorose, quanto paradossali, si verificano ogni giorno sui traghetti che navigano lo Stretto di Messina. Folle di gente e assembramenti si creano ogni giorno sulle navi Caronte che collegano Villa San Giovanni e Messina. Le vittime della situazione sono in questo caso i pendolari dello Stretto, gli agenti delle forze dell’ordine, i medici e gli infermieri che giornalmente sono impegnati in prima linea nella lotta al Coronavirus. Un caos incredibile, provocato da eclatanti errori di valutazione degli enti locali, in particolar modo siciliani. E’ evidente la colpa del presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, i quali in queste settimane di emergenza sanitaria hanno scelto di diminuire in maniera netta il numero di corse di traghetti , provocando un conseguente sovraffollamento di persone costrette a spostarsi in entrambe le direzioni per comprovate esigenze lavorative o di salute.
La gravità del caso è ancora più evidente da un video pubblicato sul web da alcuni pendolari dello Stretto, l’ennesima denuncia ad una problematica che si verifica ogni giorno. La Regione Calabria, attraverso l’assessore Domenica Catalfamo, ha avanzato al Ministero una formale richiesta di aumento delle corse affinché si venga incontro alle esigenze dei lavoratori (orari più comodi) e si possa ovviamente diminuire l’affollamento delle navi. Anche il Sindaco di Messina, Cateno De Luca, ha chiesto ai vettori (Caronte&Tourist) di creare delle corsie separate per evitare ulteriori assembramenti tra i passeggeri in partenza e in arrivo, così come il deputato messinese Francesco D’Uva ha chiesto alla Regione Siciliana l’incremento delle corse giornaliere. Le varie richieste non hanno ancora avuto nessuna risposta, eppure la situazione è divenuta ormai seriamente tragica. Le segnalazioni degli utenti iniziano a sommarsi numerose, perché oltre al danno di dover viaggiare in orari quasi obbligati, devono sopportare anche la beffa di essere ancora più esposti al rischio di contagio, in un contesto che potrebbe favorire la formazione di nuovi focolai epidemici