Reggio Calabria, Don Zampaglione: “al tempo del Coronavirus inizio la mia giornata alle ore 3 e subito mi metto a pregare. Dopo scendo in Chiesa e celebro la S.Messa”
Intervista al parroco di Roghudi e Marina di San Lorenzo, Don Zampaglione, in cui spiega la sua giornata tipo al tempo del Coronavirus, l’utilizzo dei social e la preghiera.
Come stai vivendo in tempo di Covid-19 la tua vita di sacerdote?
In tempo di Covid-19 inizio la mia giornata alle ore 3 e subito mi metto a pregare. Dopo scendo in Chiesa e celebro la S.Messa (ogni giorno la offro per le mie due comunità di Roghudi e Marina di S.Lorenzo) e secondo le intenzioni che giornalmente le persone mi scrivono sulla mia pagina fb. Durante la giornata invio a tutti i gruppi delle mie due parrocchie dei link religiosi per la riflessione quotidiana e spesso mando loro dei link che li rimanda alla preghiera o alla Messa sia del Papa sia del nostro arcivescovo Giuseppe.
Che utilizzo fai dei mezzi di comunicazione per entrare nelle “case” o per farti seguire dai tuoi follewers?
E’ stata la stessa vostra testata giornalistica a definirmi il sacerdote più social al tempo dei social. Ho più di 5000 amici e quasi 4000 follewers che mi seguono. Giornalmente faccio delle preghiere in diretta streaming: per gli ammalati, gli infermieri, i medici, i volontari, le autorità civili e religiose, i senzatetto. I mezzi di Comunicazione ( cellulare, ipad, internet..) sono importanti e “servono” ( se utilizzati bene) a migliore le relazioni umane, bisogna pero’ come diceva S.Francesco di Sales usare la parola come il chirurgo usa il bisturi e cioè avere un linguaggio giusto ed equilibrato soprattutto in questi tempi fragili e difficili in cui tanti usano un linguaggio violento e dispregiativo. inoltre ogni domenica sono ospite di una radio e tv locale (Radio studio 95 e Melitotv) con un programma religioso che ha come titolo: 5 minuti con Gesù.
Oltre a celebrare e pregare per e con la gente che cosa ha fatto di alternativo per le sue due comunità di Roghudi e Marina di S.Lorenzo?
Come vi siete attivati e cosa state facendo per gli altri?
Sin dal primo momento attraverso i volontari, le suore della Fraternità Shalom e la protezione civile e grazie alla risposta positiva di alcuni esercizi commerciali abbiamo raggiunto tantissime famiglie. Il mondo odierno ha bisogno di “gesti d’amore” con i quali essere ricordati.
Quale messaggio vuole dare a tutti e qual’è la prima cosa che farà alla fine di questa pandemia?
Anzitutto, mi piace sottolineare la vicinanza dei tanti sacerdoti e vescovo alla propria gente. Il prete -dice papa Francesco proprio in questo tempo di pandemia non deve essere un “don Abbondio” ma coraggioso e pieno di creatività e soprattutto vicino alla gente anche se lontano fisicamente. A tutti dico: Pensate a quando torneremo in strada…A quando torneremo ad abbracciarci…Ameremo tutto quello che fino ad oggi ci è sembrato futile…Ogni secondo sarà prezioso. Due sono le cose che farò quando questa pandemia sarà finita: la prima sarà quella di ringraziare Dio che ci conduce ogni giorno e non ci lascia nelle tempeste della vita ma ci guida in porti sicuri . La seconda sarà di andare a casa a riabbracciare mio padre (quasi 90 anni) che non vedo dall’8 marzo.