Fase 2, parrucchieri di Messina in rivolta. “Data di riapertura inaccettabile. Governo incurante delle differenza tra Regioni, siamo pronti a scendere in piazza”

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Oltre 200 parrucchieri di Messina reclamano l’ingiustizia di una decisione uguale per tutti, in una circostanza con differenze evidenti: il CoronaVirus si è esteso con una diversa intensità da regione a regione e la Sicilia da settimane è ormai fuori dal tunnel

Dopo il DPC annunciato in diretta Facebook dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, domenica 26 aprile, sono finalmente state chiarite le date per le riaperture dei diversi settori produttivi, e di seguito le speranze di molti lavoratori sono state infrante, sembra proprio questo lo stato d’animo emergente in città, soprattutto tra le categorie di lavoratori la cui ripresa dell’attività è stata posticipata al 1 giugno.

In particolar modo nella città di Messina sembra essersi alzata a gran voce la protesta di una delle categorie più messe in ginocchio dalla crisi da Covid 19, quella dei parrucchieri, i quali avevano fermamente sperato che la loro data di ripresa sarebbe stata non oltre il 4 maggio, insomma un duro colpo da digerire.

Più di 200 parrucchieri difatti si sono uniti per rivendicare la loro posizione e il loro diritto alla riapertura, uniti in una sola voce, quella del parrucchiere Lillo Valvieri, anche presidente dell’associazione cittadina di commercianti. Quanto annunciato dal Governo ieri, a detta loro, non corrisponde ad una soluzione adeguata per la ripresa e il contrasto dell’emergenza, proprio perché non contempla le diverse circostanze e il grado di emergenza presente sul territorio nazionale, colpito in modo assai differente dalle regioni del nord a quelle del sud, dove l’emergenza ha mantenuto un andamento assai più moderato.

lillo valvieri
Lillo Valvieri

Pertanto i parrucchieri in protesta, trovano sproporzionate le misure di cautela rispetto ai benefici ottenuti. I danni economici risultano eccessivi rispetto ai benefici derivanti da una simile decisione, in un territorio dove i numeri dei contagi non si avvicinano neanche lontanamente a quelli delle regioni del nord più colpite.
I parrucchieri quindi reclamano l’ingiustizia di una decisione uguale per tutti in una circostanza con differenze evidenti. Il punto viene fatto dal portavoce del cospicuo gruppo di parrucchieri, Lillo Valvieri il quale afferma che il problema consista proprio nel fatto che l’insostenibilità di tale chiusura costringerà inevitabilmente alla ripresa dell’attività in modo sommerso e irregolare, quindi recandosi direttamente a casa dei clienti per svolgere il loro lavoro.

Circostanza questa, che presenta dei rischi notevolmente più alti rispetto ad una regolare riapertura delle loro attività, “nei nostri saloni potremmo lavorare in tutta sicurezza, con la possibilità di poter sanificare continuamente i locali e le attrezzature del mestiere, cosa che a domicilio non può essere fatta”. L’esigenza quindi di mantenere in piedi la propria impresa spingerà i parrucchieri a lavorare anche a domicilio, situazione che sembra aprire scenari molto più rischiosi e potenzialmente pericolosi di una riapertura vera e propria anche della categoria in questione.
Il grido di disperazione e di protesta quindi, si solleva verso tutta la classe politica, affinché prenda realmente coscienza di quale sia la circostanza vissuta soprattutto dai piccoli imprenditori. In particolar modo, il gruppo di parrucchieri messinesi si rivolge al Presidente della di Regione Musumeci, il quale aveva già risposto col silenzio ad una precedente richiesta di ascolto e di aiuto, tramite lettera, sempre da parte della stessa categoria.
Sta volta la richiesta si fa più insistente e la voce più alta, i parrucchieri si dicono disposti a scendere in piazza con una protesta simbolica per farsi finalmente ascoltare, e non accetteranno nuovamente “il nulla” come risposta.

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