La gogna mediatica per gli innocenti: Salvini offre per l’ennesima volta il peggio di sé additando come mafioso anche chi non lo è

StrettoWeb

Gli eufemiesi Angelo Alati e Nino Creazzo non hanno subito un processo, ma per Matteo Salvini sono già colpevoli, nonostante il Tribunale delle Libertà abbia detto altro

Adesso basta! Arrivati a questo punto non si può parlare di idee politiche, di leader politici, di libertà di opinione. Arrivati a questo punto si può parlare solo di ideatori a tavolino di fake news, confezionate appositamente per fare presa sulla massa, quella che non si informa autonomamente e che crede ciecamente a ciò che dice il cialtrone di turno. Questa volta il buon vecchio Matteo Salvini ha toccato il fondo. Ha pubblicato sulla propria pagina Facebook una foto raffigurante una serie di personaggi, presunti mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti e stragisti, che sarebbero stati scarcerati ingiustamente, a dire del leader della Lega, e che dovevano stare in carcere.

Parlare di tutti e 25 i soggetti messi alla gogna mediatica da Salvini sarebbe troppo lungo, ma ciò che preme dire è che per ognuno di questi presunti colpevoli ci sono motivazioni valide allo scarceramento addotte dai magistrati. StrettoWeb è un giornale che nasce in Calabria e per questo ci concentreremo, tra i personaggi citati da Salvini, su due in particolare: Nino Creazzo e Angelo Alati. Salvini scrive nel suo post: “Oggi sono usciti altri due stragisti di mafia e camorra. Quando vengono fatti rilasciare decine e decine di carcerati fra ergastolani, mafiosi, camorristi e ‘ndranghetisti, qualcuno dovrebbe dimettersi”. Ecco, e proprio qui sta la vergogna di un leader politico che non verifica le proprie fonti: per Creazzo e Alati non c’è stato ancora alcun processo, dunque la colpevolezza di due persone senza precedenti penali è stata sancita da Salvini, oggi, non di certo da un tribunale.

Nello specifico, Antonino Creazzo si trova attualmente ai domiciliari a seguito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria “Eyphemos“, dello scorso febbraio. Creazzo, dunque, non ha ancora subito un processo, ma intanto il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria gli ha concesso la misura degli arresti domiciliari. A che titolo, dunque, Salvini lo inserisce tra i volti di presunti mafiosi visto che la sua posizione è ancora tutta da chiarire?

Ancora più netta, allo stato attuale, la posizione di un altro indagato nel contesto della stessa indagine, Angelo Alati, per il quale il medesimo Tribunale della Libertà di Reggio Calabria ha annullato l’ordinanza del gip distrettuale. Alati, ex presidente del Consiglio comunale di Sant’Eufemia d’Aspromonte, è dunque legittimamente tornato in libertà, dopo che i giudici reggini hanno accolto la richiesta di scarcerazione dei suoi difensori, gli avvocati Guido Contestabile e Girolamo Curti. Gli elementi a carico di Angelo Alati sono riconducibili a 5 intercettazioni ambientali nelle quali, secondo il gip di Reggio Calabria, altri indagati parlano di un tale Angelo (a quanto pare non meglio specificato) e del suo ruolo di “mastro di giornata” ricoperto in uno dei presunti gruppi ‘ndranghetistici eufemiesi.

Entrambi, sia Creazzo che Alati, sono stati scarcerati il 7 aprile scorso, dunque non ora per via dell’emergenza Coronavirus, come tenta di far credere Matteo Salvini. Inoltre le accuse a loro carico sono ancora tutte da verificare nel contesto di un processo che deve ancora iniziare. L’unica cosa certa, allo stato attuale, è che il Tribunale della Libertà si è espresso a favore dei due indagati e i processi, fino a prova contraria, si fanno in aula non di certo su un social solo per accalappiare ‘polli’ e relativi consensi.

 

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