Reggio Calabria, l’Istituto “Ugo Arcuri”: “ecco come abbiamo celebrato il 25 aprile”

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L’Istituto “Ugo Arcuri” per la Storia Contemporaneamente e dell’Antifascismo in Provincia di Reggio Calabria ha celebrato il 25 aprile diffondendo 11 video-documentari

Quest’anno è stato un 25 aprile molto particolare. E forse per questo più sentito dagli italiani che, dopo 75 anni, sebbene per motivi abbastanza diversi, hanno capito, o ricordato, cosa significa vivere con la perdita o la limitazione della libertà.
Per questo motivo, l’Istituto “Ugo Arcuri” per la Storia Contemporaneamente e dell’Antifascismo in Provincia di Reggio Calabria, presieduto dallo storico Rocco Lentini e diretto dalla prof. Nuccia Guerrisi e facente parte della rete dell’istituto Nazionale “Ferruccio Parri” di Milano, ha deciso di ricordare, in qualche modo, anche quest’anno, cosa significa la data del 25 aprile e la Liberazione che annualmente viene celebrata da Istituzioni e altre organizzazioni.
A tale scopo sono stati diffusi ben 11 video-documentari, di breve durata, che hanno registrato parecchi apprezzamenti e visualizzazioni.
I primi dieci, realizzati in collaborazione con il Circolo “Armino” di Palmi, e lanciati a puntate dal 16 al 25 del mese, hanno raccontato, attraverso la voce dello storico Pino Ippolito Armino, l’impegno e il sacrificio dei partigiani calabresi impegnati al nord Italia nei vari settori e nelle varie fasi della Resistenza partigiana al nazi-fascismo. Documentari di grande importanza in quanto smentiscono l’idea che i calabresi e i meridionali abbiano avuto una partecipazione marginale e riguardante solo ex militari sbandati, anzi dimostrano come numerosi hanno deciso di sacrificarsi in nome di un autentico amore per la libertà e per l’abbiezione alla dittatura che, da vent’anni, vessava il Paese.
L’ultimo video-documentario, invece, è la commemorazione del taurianovese Cipriano Scarfò, che l’Istituto “Arcuri”, ogni anno, ricorda nella sua città, in piazza Concordia, dove il suo corpo esamine fu scaricato dai tedeschi dopo averlo giustiziato.
Scarfò, vicino ad ambienti socialisti che osteggiavano il fascismo, sebbene non furono mai trovate prove certe della sua colpevolezza, il 25 agosto del 1943 fu arrestato dalla Wermacht con l’accusa di aver reciso i fili del telegrafo isolando, così, i collegamenti dei reparti teutonici stanziati a Taurianova con i Comandi superiori. A seguito di un processo sommario, Scarfò fu legato ad un albero e fucilato al petto. Secondo testimonianze, prima che il plotone di esecuzione sparasse, sputò contro i suoi carnefici gridando “Vigliacchi!”.

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