Raffaele Piria fu il chimico di Scilla che nel 1838 diede il nome all’acido acetilsalicilico, il comune antinfiammatorio detto anche “aspirina”
Raffaele Michele Rocco Piria nacque a Scilla il 20 agosto 1814, secondogenito di Luigi Piria, proprietario terriero e commerciante d’olio, e di Angela Tortiglioni. I tre nomi furono posti in onore ai parenti più intimi, i primi due nomi erano degli zii consanguinei mentre il terzo del suo patrino, Rocco Minasi. Lo zio Raffaele nel 1825 aprì un negozio di olio a Palmi riscuotendo notevole successo e non avendo figli, si prese cura sia dell’educazione del giovane Raffaele che del fratello Giuseppe, dopo la morte prematura del padre. Successivamente lo zio lasciò in eredità al fratello Giuseppe, il negozio di olio. Affrontò gli studi liceali presso il prestigioso Real Collegio (l’attuale Tommaso Campanella) di Reggio Calabria, iniziando i primi studi letterari e scientifici, pur avendo una certa inclinazione al disegno e alla pittura e ottenendo la maturità alla tenera età di 15 anni. Laureatosi in medicina e chirurgia nel 1834 presso la Regia Università degli Studi di Napoli, tralasciò la pratica medica perchè la sua passione fu sempre lo studio della chimica. Nel 1836 si trasferì a Parigi e qui ebbe l’opportunità di venire in contatto con le più importanti personalità del campo chimico del suo tempo, tra i quali, primo fra tutti, Jean Baptiste Dumas, che lo accolse nel suo laboratorio e, riconosciute le sue spiccate doti intuitive, ne fece un fidato collaboratore. Nel laboratorio di Dumas, Raffaele Piria realizzò importanti ricerche sulla “salicina” e fu proprio lui ad assegnare l’attuale nome all’acido “acetilsalicilico”. Presso questo laboratorio Piria iniziò i suoi primi esperimenti nel 1838, coinvolgendo anche i suoi allievi. Studiando le scoperte di Leroux e grazie ad un accurato, quanto paziente metodo di ricerca sperimentale, riuscì a ottenere l’idruro di salicile, una sostanza dalle caratteristiche simili a un olio essenziale. Nel 1839 tornò a Napoli e insieme al fisico Macedonio Melloni pubblicò “L’Antologia di Scienze Naturali” e “Elementi di Chimica Inorganica”, che dedicò per ricoscIenza al Dumas. Nel 1841 Piria scrisse un importante “Trattato elementare di chimica organica” che riscosse molto successo. Ben presto il chimico scillese acquistò la meritata fama e nel 1842 fu invitato dal governo del Granducato di Toscana ad insegnare Chimica Inorganica all’Università di Pisa prima, cattedra resa libera per la morte prematura del professore Bianchi e poi insegnò all’Università di Firenze. Insieme a Carlo Matteucci nel 1844 fondò la rivista “Il Cimento” che nel poi divenne nel 1855, “Il Nuovo Cimento”. Nel 1847 sempre al fianco al fisico Carlo Matteucci e il geologo Leopoldo Pilla partecipò ai movimenti patriottici convincendo i suoi studenti ad arruolarsi per combattere contro gli austriaci. A Pisa prese parte alle prime azioni che fecero da preludio alla prima guerra d’indipendenza, lasciando però il campo di battaglia prima che iniziassero gli scontri.
Avrebbe difatti dovuto prendere parte alle “battaglie di Curtatone e Montanara”, a sostegno dell’esercito di Carlo Alberto di Savoia, per fronteggiare l’avanzata austriaca, battaglie in cui morirono molti suoi alunni e colleghi docenti. L’esito negativo della prima guerra d’indipendenza lo riconsegna totalmente agli studi. Nel 1852 divenne socio dell’Accademia Nazionale delle Scienze e fondò a Napoli insieme ad Arcangelo Sacchi gli “Annali di Scienze Naturali”, dove pubblicò una ricerca sulle fumarole del Vesuvio. Tutti gli allievi di Piria dettero il loro apporto in questo periodico, che divenne uno dei punti di riferimento della divulgazione chimico-scientifica in Italia. Nel 1856 Piria si trasferì in Piemonte, dove fu chiamato direttamente dal Ministro della Pubblica Istruzione del Regno di Sardegna, Giovanni Lanza a insegnare Chimica all’Università di Torino. Recatosi a Napoli nel 1859, su sollecitazioni del Conte Cavour, suo intimo amico, assunse l’incarico di Membro ordinario del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e qui sposò Eloisa Cosenz, sua cugina diretta, in quanto figlia della zia Maria Antonietta Piria. La sua grande attività scientifica però si interruppe per i moti rivoluzionati e patriottici, infatti nel 1860 Raffaele Piria fu chiamato alle armi. A settembre di quell’anno presidiò le unità calabresi proprio a Scilla, il suo paese natale, pur per un brevissimo periodo poiché, Giuseppe Garibaldi, proclamatosi provvisoriamente a Napoli, Capo del Regno delle due Sicilie, lo nominò Ministro della Pubblica Istruzione. Il suo impegno politico culminerà nella sua nomina a Senatore nel 1862. Raffaele Piria fu un chimico che fece importanti ricerche sulla “populina”, una sostanza presente nella corteccia di pioppi e salici, raccolta a fine estate ed estratta in ambiente alcalino. Piria capì che era possibile ottenere la “salicina” dalla populina oltre a fare pregevoli lavori sulla “asparagina”. Egli pubblicò il “Trattato di Chimica Organica e Inorganica” e un grande numero di lavori scientifici. L’intenso lavoro nei laboratori chimici insieme alle battaglie patriottiche gli logorarono la salute. I medici vedendo gravissimo il suo stato gli consigliarono molto riposo e stare sempre all’aria aperta. Ma la chimica era l’unica ragione della sua vita e continuò col suo lavoro prediletto. Raffaele Piria morì a Torino 18 luglio 1865, all’età di 51 anni, tra le braccia della sua affettuosa consorte. Il suo paese, Scilla, lo ricordò con una lapide, posta il 2 giugno 1895 sulla facciata della sua casa natìa sita in Piazza San Giuseppe:«A Raffaele Piria, scienziato sommo, che l’ufficio del pensiero intese, come investigazione e redenzione, scopritore cittadino milite ad ogni età civile, parrà esempio completo del tipo umano». Da quel giorno la via San Raffaele divenne “Via Raffaele Piria”.
Enrico Pescatore