“La gente in Italia ha più paura della multa che del contagio e questo perché il popolo si è lasciato sottomettere credendo ciecamente a tutto ciò che gli è stato propinato”
Pubblicare e prendere in considerazione voci fuori dal coro, in Italia, significa ormai essere additati come fautori o promotori di fake news. Ed è quello che è accaduto anche a noi di StrettoWeb, dopo aver pubblicato e dato notizia, visto che non è altro che il nostro compito, di un tweet postato sul noto social da Alicia Erazo, Alto Commissario internazionale per i diritti umani del CIDHU (letteralmente “Commissione Internazionale dei Diritti Umani” legata all’ONU) per l’Europa, l’Asia e l’Oceania. Dopo la pubblicazione e la condivisione dell’articolo (Coronavirus, lanciato l’allarme all’ONU e chiesto l’intervento di Trump: “In Italia il governo ha violato i diritti umani”) sui social, si è scatenato il putiferio: Facebook si è preso la briga, nonostante tutto ciò che gira sui social, di marchiare il nostro post come bufala e persino un giornale come Open si è scomodato, correndo a dimostrare, secondo loro, che la Erazo non ha voce in capitolo in materia di diritti umani. Ma così non è e per dimostrarlo l’abbiamo intervistata, facendoci spiegare la sua posizione, proprio come qualsiasi giornalista dovrebbe fare prima di gridare alle fake news.
“In Italia le misure di contenimento sono state eccessivamente restrittive rispetto alla portata dell’epidemia” ha detto il commissario per i diritti umani. “Basti pensare al fatto che molti dei morti, ufficialmente per Covid-19, sono stati cremati e non c’è stata la possibilità di appurare la reale causa del decesso. Per molti di loro non è certo che sia stato il virus a condurli alla morte e nessuno si è preso la briga di fare analisi più approfondite in questo senso. Perché se non ci sono certezze, le misure sono state così estreme? Perché agli italiani sono stati tolti così tanti diritti senza che il popolo pensasse minimamente di ribellarsi a questo assurdo stato di fatto? Le conseguenze, i cittadini italiani, le pagheranno per anni. Ancora adesso stanno ripartendo poche attività e le misure, in alcuni casi, sono ancora assurde. Basti pensare, una per tutte, alla mascherina: un uso prolungato della stessa danneggia la salute, altro che proteggerci, e lo dicono tutti i medici”.
Alicia Erazo si schiera anche ad assoluto sfavore dell’app ‘Immuni’: “E’ vero che al giorno d’oggi basta poco per essere sempre tracciati, ma scaricando quell’app diamo il nostro consenso per essere perennemente controllati. Ma non solo: anche i braccialetti elettronici ipotizzati da qualcuno per il ritorno a scuola degli studenti sono al limite dell’illegale. Davvero gli italiani sarebbero disposti a mandare i loro figli in classe come se fossero dei prigionieri di Guantanamo?”
Alicia Erazo si è quindi rivolta a Trump in quanto Presidente degli Stati Uniti d’America perché, spiega, “sono molto vicina ad un membro dell’operazione “Tempesta” che qualche settimana fa ha compiuto un operativo impressionante a favore dei bambini, e perché opero negli USA, la più grande e liberale democrazia del mondo, che è un alleato internazionale dell’Italia. Inoltre non mi sto rivolgendo soltanto al Presidente Trump, ma l’ho già fatto anche all’Alto Commissario per i Diritti Umani ONU, Michelle Bachelet e infine a tutti gli organismi mondiali dei diritti umani”.
Ma non solo, perché sull’incostituzionalità dei decreti del Governo e dei comportamenti estremi adottati dallo Stato sui territori c’è un dibattito importante, approdato anche in Parlamento con la discussione di una mozione a cui il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme Federico D’Incà ha risposto in Aula alla Camera dei Deputati: “Sappiamo di aver dovuto comprimere i diritti in una maniera senza precedenti nella storia della Repubblica. E’ stato doloroso per tutti. Non auguro a nessun governo, in futuro, di dover adottare decisioni tragiche. La scelta è stata: Garantire la salute limitando le libertà”.
Si tratta di un tema più che attuale, sul quale si può avere divergenza di opinione, ma non c’è alcuna bufala o fake news. L’unica disinformazione è indubbiamente quella di chi non approfondisce l’argomento e da’ per scontato che non può accadere nulla oltre il proprio steccato culturale, additando come complottista chi prova ad andare a fondo dell’argomento e giunge ad una conclusione differente da quella comune.