Cosenza, Guarascio: “se non si torna in campo, promozioni e retrocessioni non vanno assegnate”

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Cosenza, il presidente Guarascio crede nella salvezza: “Mancano dieci partite, con 30 punti in palio: fino a quando la matematica non dà riscontri diversi è legittimo giocarsi le proprie carte”

Per una calabrese che spera nella promozione, ce n’è un’altra che spera di non retrocedere. In Serie B è questo il caso di Crotone e Cosenza, che in classifica sono molto più distanti rispetto alla loro distanza sulla cartina geografica. Il presidente dei rossoblu, Eugenio Guarascio, intervenuto a TuttoSalernitana, ha espresso il suo punto di vista sulla possibile ripresa del campionato torneo cadetto: “C’è chi vuole la promozione a tutti i costi, io preferirei mantenere un certo equilibrio. Siamo noi presidenti che decideremo, non c’è fretta. Se vogliamo procedere alla promozioni e alle retrocessioni dobbiamo completare il campionato: le regole parlano chiaro, sarebbe come interrompere una partita al sessantesimo e non al novantesimo. Mancano dieci partite, con 30 punti in palio: fino a quando la matematica non dà riscontri diversi è legittimo giocarsi le proprie carte. Certo, siamo a cospetto di una pandemia e, da persona responsabile,devo usare la ragione. Non si può passare dai cimiteri agli stadi come nulla fosse, 32mila persone non ci sono più. Tutti rischiamo di perdere qualcosa e di fare figuracce, cerchiamo di essere rigorosi ma allo stesso tempo consapevoli che è un quadro generale assolutamente nuovo. Il Benevento è forse l’unica squadra che merita la promozione, tra persone perbene e di buonsenso risolveremo la questione”.

L’emergenza Coronavirus ha permesso di ragionare sulla riforma dei campionati. Il pensiero di Guarascio: “Il calcio va incontro ad un grande cambiamento, anche il prossimo campionato si disputerà a porte chiuse e viene meno il senso della nostra “missione”. Noi lavoriamo, spendiamo e sudiamo per la gente: serve consapevolezza e sono a favore delle riforme, è l’unico modo per ripartire da un sistema sostenibile per tutti. Non pensate che sia facile per i calciatori, tutt’altro che tutelati. E’ un contesto inimmaginabile, chi si aspettava questa pandemia? Ora tocca prendere atto, chissà che non possa essere proprio lo sport ad aiutare la gente a vivere un minimo di serenità e normalità”.

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