Il disastro dei No Ponte che hanno reso Messina ostaggio di se stessa

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Messina senza Ponte, un disastro annunciato

È una protesta che nasce dall’esasperazione, qui c’è gente che guida per 9 ore di fila e poi non può permettersi di aspettare tempi biblici prima di imbarcarsi“. Così il Presidente dell’AIAS (Associazione Imprese Autotrasportatori Siciliani) Giuseppe Richichi ha spiegato l’eclatante blocco dell’imbarco di Tremestieri che la scorsa notte ha paralizzato Messina, con file chilometriche sull’A18 Messina-Catania per decine di chilometri, fino a Roccalumera.

Un disastro annunciato da tempo, e cioè da quando i No Ponte al Governo (i vari Accorinti, Falcomatà, Crocetta e Oliverio sul territorio, mentre a Roma si susseguivano Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte), ha fatto di Messina una città ostaggio di se stessa. La realtà è evidente sotto gli occhi di tutti: l’emergenza del Coronavirus ha ulteriormente aggravato la situazione dei trasporti dello Stretto, rendendo Calabria e Sicilia ancor più lontane. Lì dove doveva esserci il Ponte, si è alzato un muro: pochissime corse dei traghetti hanno reso infernale la vita dei pendolari, nonostante si trattasse di categorie (in prevalenza medici, infermieri, operatori sanitari, volontari della Croce Rossa, agenti delle forze dell’ordine, dirigenti pubblici di questure e prefetture) impegnate in prima fila nella battaglia contro la pandemia. Ad altri cittadini è stato negato il diritto di andarsi a curare per gravi malattie, addirittura saltando la chemioterapia. Ma oltre alla contingenza, c’è e rimane il problema dei trasporti. Delle distanze. Dei costi insostenibili.

Gli autotrasportatori protestano per questo, ma la protesta è di tutti i cittadini che sognano un futuro di sviluppo per questa terra. Dall’altro lato dello Stretto, a Reggio Calabria, finalmente arrivano Italo e il Frecciarossa, due collegamenti a lunga percorrenza da e per Torino che sfrutteranno la linea ad alta velocità avvicinando quanto più possibile la Calabria al resto d’Italia e d’Europa, con evidenti ricadute economiche e sociali. Intanto il Governo ha annunciato la progettazione entro fine anno della nuova linea ad Alta Velocità da Salerno a Reggio Calabria, un progetto storico che la Calabria attende da oltre un decennio per uscire dall’isolamento e dalla perifericità in cui si è trovata.

A questo punto, ci chiediamo com’è possibile che non si parta dal progetto. Il Ponte sullo Stretto dovrebbe essere il primo tassello di rilancio nell’era post-Covid-19 per il Sud Italia. Con gli ingenti fondi in arrivo dall’Europa, il Ponte non solo darebbe al territorio quello shock economico che in termini di lavoro e occupazione risolverebbe da solo tutti gli attuali problemi di calabresi e siciliani, ma una volta completato sarebbe lo snodo del nuovo centro del Mediterraneo, collegando anche la Sicilia in modo molto più veloce ed efficiente al resto d’Italia e del Continente, e finalmente realizzando quella Città Metropolitana dello Stretto che senza Ponte non sarà mai realtà.

Con quale coraggio si continua a parlare di conurbazione e Area Metropolitana dello Stretto, se la situazione dei trasporti rimane così arretrata? Soltanto il Ponte potrà restituire al Sud quella capacità di valorizzare le proprie risorse, attirando centinaia di milioni di turisti da tutto il mondo con un indotto senza precedenti nella storia.

L’assessore alle Infrastrutture della Regione Sicilia, Marco Falcone, ha “accolto positivamente la notizia dell’arrivo fino a Reggio Calabria dei treni Frecciarossa, leggendovi un segnale di attenzione nei confronti delle aspirazioni in termini di trasporti pubblici dell’intero Mezzogiorno. Tutto ciò sebbene tali collegamenti non possano oltrepassare lo Stretto di Messina e raggiungere per via diretta le principali città della Sicilia. Una circostanza che mette in luce, ancora una volta, la strategica ed epocale necessità della costruzione del Ponte fra la nostra Isola e la Calabria. La madre di tutte le battaglie infrastrutturali che l’intera Italia deve impegnarsi a compiere. Il Governo Musumeci rivolge un apprezzamento alla governance di Trenitalia e dell’intero Gruppo Fs per la scelta lungimirante compiuta, anche perché arrivata nel momento della ripartenza dopo la crisi del coronavirus, proprio quando cioè il Paese deve tornare a correre recuperando il tempo perduto. Peraltro la possibilità di acquistare contestualmente al biglietto del Frecciarossa anche il ticket della nave veloce fra Messina e Villa San Giovanni, viene incontro alle esigenze di interscambio e facilità di collegamento da sempre manifestate dai viaggiatori“.

E’ giunto il momento che Musumeci e Santelli, se ci credono davvero, intraprendano una battaglia comune per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, coinvolgendo Cateno De Luca che forse se si battesse per il Ponte tanto quanto ha fatto per sembrare uno sceriffo ai tempi della pandemia, riuscirebbe a costruirlo magari anche da solo. Se le due Regioni hanno davvero intenzione di fare del Ponte la “battaglia delle battaglie“, allora potranno trovare una sponda nei tanti parlamentari che si sono sempre detti favorevoli e che si danno da fare per il loro territorio alla Camera e al Senato, riportando nell’agenda del Governo la realizzazione della grande opera più importante della storia del Sud Italia nel momento migliore vista la pioggia di fondi europei in arrivo all’Italia. A meno che non vorremo sprecare la grande occasione anche stavolta, per poi ricominciare la tiritera populista dell’Europa che non ci aiuta e che ci maltratta quando in realtà è da decenni che siamo noi a non saper utilizzare tutti gli straordinari strumenti che l’UE ha sempre messo a disposizione. Altri Paesi come l’Irlanda o la Romania ne hanno approfittato con serietà e lungimiranza. Il Sud Italia ha preso più soldi di tutti ma senza visioni strategiche da parte della politica, quel fiume di denaro ha fatto una brutta fine. Vogliamo continuare così?

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