Se una rissa ci indigna solo per la psicofobia del “contagio da movida”

StrettoWeb

La rissa della scorsa notte a Reggio Calabria e l’indignazione sollevata non per la barbarie in sè, quanto per la psicofobia del contagio

Le reazioni alla notizia della maxi rissa che la scorsa notte ha scatenato il caos nella centralissima piazza Duomo, a Reggio Calabria, evidenziano il clima di alta tensione sociale che si respira nell’Italia del post-lockdown. Un episodio barbaro che dovrebbe indignare di per , scatena invece le reazioni degli psicofobici del contagio da movida. Un enorme paradosso, una contraddizione in termini perchè a Reggio Calabria di “movida” non c’è neanche l’ombra. Abbiamo parlato di “sciarra” nella nostra cronaca nera di una notte da far west, perchè è il termine più appropiato rispetto a quello che succede sempre più spesso nel centro storico della città. Prima e dopo del lockdown. Non è una semplice rissa tra ragazzini: si tratta di “sciarre” tra “figghiolazzi” accecati dai fumi dell’alcol e da un contesto di sottocultura profondo.

Ieri notte abbiamo visto giovani con la testa completamente ricoperta dal sangue, proprio come era già accaduto a metà Febbraio quando il Coronavirus era una notizia da trafiletto riferita a ciò che succedeva in Cina e tutti etichettavano i giornalisti che lanciavano l’allarme come “allarmisti“.

Non c’è alcuna movida a Reggio Calabria: ci sono ragazzacci che escono per sfogare nell’alcol la noia e il disagio tipici della periferia della provincia. E’ un dramma del disagio sociale, non certo della movida. Magari ci fosse un po’ di vera, sana e piacevole movida in questa città! Probabilmente se ci fosse un po’ di musica, di sano divertimento, di svago genuino, non assisteremmo a queste barbarie. La movida è la soluzione, non il problema.

Il rischio del contagio è assolutamente ridicolo rispetto alle violenze, al degrado giovanile, all’alcolismo adolescenziale.

La rissa dovrebbe indignarci per la rissa in sè, come a Febbraio, come l’anno scorso, come due anni fa. Non certo per il rischio del contagio, ammesso che ci fosse.

Invece abbiamo una comunità che si indigna per un rischio che non c’è, ma rimane indifferente rispetto a queste barbarie sociali. Sono passati 20 giorni dalle riaperture del 4 Maggio: con la “Fase 2”, che in molti comuni della Calabria era già iniziata quattro giorni prima grazie all’ordinanza Regionale, i cittadini si sono ritrovati, escono di casa, passeggiano, mangiano e bevono all’aperto nei locali che sono aperti da tre settimane anche se fino a lunedì scorso non potevano servire ai tavoli, ma in ogni caso servivano i clienti che poi consumavano in strada. La foto sulla destra è proprio di Lunedì 4 Maggio. Ma da quel giorno il contagio è diminuito. Gli psicofobici del contagio da movida che venti giorni fa davano l’appuntamento “tra 14 giorni“, immaginando un inferno di contagiati, isolati nei lazzaretti, morti negli ospedali, adesso non sono in grado di rendersi conto che vivono un mondo immaginario dettato dalle loro paure.

Il Coronavirus ha mollato la presa, grazie al clima più caldo e secco in vista dell’estate. Infatti adesso la pandemia sta dilagando in Sud America e Sudafrica, dove sta iniziando l’inverno. In Italia tornerà in autunno, da Ottobre-Novembre in poi, con la seconda ondata. Ma in ogni caso saremo pronti e preparati per fronteggiarlo senza nuovi lockdown, grazie ai controlli (tamponi), all’isolamento dei focolai sul nascere e alla migliore organizzazione degli Ospedali che intanto hanno più che raddoppiato i posti letto di terapia intensiva in tutt’Italia, allestendo le aree Covid-19 isolate dal resto delle strutture nosocomiali per evitare il contagio interno che ha provocato questo disastro.

Movida o non movida, il contagio continuerà a diminuire. 

Rissa del Luglio 2019 sul Lungomare di Reggio Calabria

E la Calabria, solo sfiorata dalla pandemia, adesso si risveglia da tre mesi in apnea e ritrova tutti i propri problemi ante-Coronavirus. Le risse dei giovani ubriachi. La spazzatura abbandonata fuori da ogni portone. Le strade devastate dal dissesto. La mancanza di servizi basilari per i cittadini. Altro che Covid-19: eppure nel disastro della triste normalità reggina e calabrese, c’è chi si indigna per una rissa soltanto perchè pensa che aumenterà il contagio. Non perchè ogni weekend i nostri giovani si ubriacano bastonandosi come se fosse uno scontro tra tribù.

Anzichè analizzare i motivi di questo degrado sociale, anzichè risalire alle origini del disagio giovanile, anzichè individuare soluzioni volte a dare nuovi percorsi ai nostri ragazzi, ci preoccupa il contagio!
Insomma, bastonatevi pure ma almeno aspettate che passi la pandemia, come facevate a Febbraio o un anno fa senza che ce ne fregasse più di tanto. E se proprio siete costretti, usate guanti e mascherine così siamo tutti più tranquilli che vi scannate per bene ma senza prendervi il Coronavirus.
Poveri noi!

Aspettiamo che ci scappi il morto per renderci conto che la pandemia è solo l’ultimo dei nostri problemi?

Condividi