‘Ndrangheta stragista: ha parlato per quasi otto ore il Procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, per descrivere i profili criminali del boss Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone
Entra nel vivo il processo ‘Ndrangheta stragista con la requisitoria per quasi 8 ore del Procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, dinanzi, dinanzi alla Corte d’Assise della città dello Stretto, per descrivere il profilo criminale di Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, imputati di tentata strage, associazione mafiosa, pluriomicidio in danno dei carabinieri. “L’attacco contro l’Arma – ha affermato Lombardo – origina ben prima delle date dei sanguinosi agguati, come il duplice omicidio dei carabinieri Antonio Fava e Vincenzo Garofalo, e trova fondamento nel vuoto di potere politico dopo la caduta del Muro di Berlino, la crisi della prima Repubblica. Ne e’ prova evidente la testimonianza resa dall’ex ambasciatore Francesco Paolo Fulci, il quale, incaricato di liquidare il ‘progetto Gladio’, voluto dalla Nato in tutta Europa per fronteggiare una eventuale aggressione del Patto di Varsavia, al quale si oppongono forti resistenze, soprattutto da parte della VII divisione dell’ex Sismi, un sistema in cui trovano spazio e mediazione parti di istituzioni infedeli, massonerie deviate e oscuri interessi economici”. Il Pm prosegue: “Il fiorire improvviso nei primi anni ’90 in tutto il Sud di movimenti separatisti, tendenti a creare, imporre, le condizioni di un rapporto con lo Stato e con le forze politiche nate dalla fine della prima Repubblica. Da qui gli omicidi eccellenti di Palermo, come quello di Lima, dopo l’esito negativo per Cosa nostra del primo maxi processo, gli agguati mortali contro Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e le loro scorte, l’innalzamento della tensione con gli attentati dinamitardi di Roma, Firenze, Milano, eseguite con cieca brutalità e di stampo terroristico, la tentata strage dei carabinieri allo Stadio Olimpico, fallita – come ha detto Spatuzza – per il cattivo funzionamento del telecomando che avrebbe innescato l’esplosivo”. Il Procuratore aggiunto ha poi argomentato sui “rapporti storici tra Cosa nostra e ‘ndrangheta, le decisioni concordate in un villaggio turistico di Nicotera di proprieta’ dei Mancuso tra gli emissari siciliani e i vertici di quel nucleo di comando strategico costituito – ha sottolineato Lombardo – da Giuseppe De Stefano, Giuseppe Piromalli, Luigi Mancuso, Antonio Pesce, Pasquale Condello, Franco Coco Trovato e Giuseppe Morabito ‘tiradrittu’, che delibera di appoggiare la svolta stragista di Totò Riina, in Calabria e in Italia. Deliberato che viene camuffato dalla cosiddetta ‘falsa politica’ della ‘ndrangheta, cioè di tenere solo per i vertici le decisioni strategiche dell’organizzazione criminale, tant’e’ che molti picciotti non ne erano a conoscenza”. La requisitoria riprenderà venerdì.