Reggio Calabria, la maxi inchiesta sull’AVR e la storia della società scelta dai Commissari Straordinari e poi dalla Giunta Falcomatà
“Helios”, la cui mitologia greca rimanda al sole, irrompe nella primizia dell’estate reggina, proprio all’inizio della campagna elettorale per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio. Al centro della tsunami la società che da anni in città svolge il servizio di raccolta dei rifiuti: AVR.
Le indagini svolte nei confronti degli amministratori della società Avr “hanno consentito di accertare stabili rapporti di questa con imprenditori intranei o comunque collegati con cosche di ‘ndrangheta” e per la società con sede a Roma è stato disposta l’Amministrazione Giudiziaria.
La storia della società che negli ultimi anni ha rappresentato una sorta di “prendi tutto” parte da lontano. Ma prima di capire da dove ritorniamo ai giorni nostri.
L’indagine giudiziaria, l’ennesima che flagella il territorio calabrese e le amministrazioni pubbliche, porta in dote un carico di indagati di alto livello: un assessore regionale ma soprattutto pezzi da novanta della Giunta Falcomatà. Il Vice Sindaco Armando Neri e l’assessore Giovanni Muraca, che non sono (solo) importanti tasselli dell’esecutivo municipale ma sono soprattutto storici amici del Sindaco, uno ex socio di studio, uno ex compagno di scuola. Insieme a loro nell’indagine anche l’ex consigliere regionale di sinistra Giovanni Nucera e un corposo e pesante terzetto politico della maggioranza a Palazzo San Giorgio: il veterano Rocco Albanese ed i giovani Antonino Castorina (capogruppo del Pd) e Filippo Quartuccio. Secondo le indagini Albanese avrebbe cercato di favorire il figlio mentre Quartuccio il padre, entrambi già dipendenti AVR.
Insomma giovani “rivoluzionari” che adesso si ritrovano impantanati nei vecchi vizi della politica.
Le indagini sono all’inizio ed entrare adesso in giudizi affrettati o ancora analisi politiche sembrerebbe prematuro, ancorché superfluo: certo è che in passato Reggio Calabria ha subito lo scioglimento del Consiglio comunale per molto meno.
Ma è proprio da qui che vogliamo partire, evitando ogni tipo di considerazione su quel provvedimento arrivato nel 2012 quando l’ex Ministro degli Interni Annamaria Cancellieri annunciò lo scioglimento “per la contiguità con alcuni ambienti” e per “alcune azioni“, “un atto preventivo, non sanzionatorio“, disse la Cancellieri motivando la decisione del Cdm.
Ed è qui che inizia la storia: la Commissione Straordinaria che si insediò per due anni alla guida del Comune di Reggio Calabria, affidò la raccolta dei rifiuti in città senza appalto in via d’urgenza (poi prorogata, un bel paio di volte) sapete a quale società? All’Avr.
Cioè i Commissari nominati con super poteri per contrastare l’infiltrazione mafiosa nella pubblica amministrazione avrebbero affidato i servizi cittadini ad una società oggi sotto indagine proprio per i rapporti con la ‘ndrangheta.
Se non fosse una amara considerazione sarebbe una supercazzola riuscitissima.
Affidamenti non solo assegnati ma negli anni anche prorogati, sia dai Commissari Straordinari che dalla giunta Falcomatà che, in questi anni, non sembra mai essersi preoccupata di rintracciare e individuare ditte alternative (pagando probabilmente molto caro il servizio attuale).
Resta da riflettere però sull’attuale norma che regola gli scioglimenti dei comuni e se gli interventi dei commissari nominati al posto dei sindaci siano davvero funzionali o se invece non abbiano la sola efficacia di disorientare le comunità e privarla di rappresentanze democraticamente elette.
La vicenda odierna svela un paradosso, un’ assurdità che certamente ci lasciano un messaggio forte ma molto chiaro: amministrare in Calabria, che tu sia Sindaco o che tu sia Commissario non è per nulla facile.
La buccia di banana è sempre dietro l’angolo, o meglio tra le carte.