Reggio Calabria, tutti i nomi dell’operazione Helios: coinvolti i big dell’Amministrazione Falcomatà, bufera senza precedenti su Palazzo San Giorgio
Si chiama “Helios” l’operazione condotta dai Carabinieri di Reggio Calabria, ma non splende il sole stamattina su Palazzo San Giorgio: l’inchiesta condotta dai pm Stefano Musolino, Walter Ignazitto e Alessandro Moffa ha portato alla chiusura delle indagini per 13 indagati tra cui 8 amministratori pubblici, 2 dipendenti dell’AVR e altri funzionari degli enti locali. Tra questi, ci sono i fedelissimi del Sindaco Falcomatà a Palazzo San Giorgio: il suo Vice Armando Neri, l’Assessore ai lavori pubblici Giovanni Muraca, il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale, delegato al Bilancio della Città Metropolitana e Componente della Direzione nazionale del Pd Antonino Castorina, il delegato alla cultura Filippo Quartuccio e il consigliere comunale Rocco Albanese, anche lui del Pd. Tra gli indagati c’è anche Giovanni Nucera (Partito Democratico), consigliere regionale della scorsa legislatura e ricandidato nella lista del Pd per Callipo Presidente alle elezioni Regionali di Gennaio (terzo con 4.979 preferenze dopo Irto e Battaglia).
Indagato anche il neo assessore ai trasporti della Regione Calabria, Domenica Catalfamo, in merito alle sue funzioni da dirigente della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
Le accuse a carico degli indagati sono gravissime, tanto che il Tribunale ha disposto l’amministrazione giudiziaria per:
- AVR s.p.a. avente sede legale a Roma;
- ASE – Autostrade service – servizi al territorio s.p.a. avente sede legale a Roma;
ed il controllo giudiziario (art. 34 bis del richiamato codice antimafia) per:
- Hidro Geologic Line s.a.s. di Natale Marrara avente sede legale a Reggio Calabria;
Contemporaneamente hanno notificato un avviso di conclusione di indagini preliminari nei confronti di tredici indagati, in particolare di due dipendenti dell’AVR per il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa, di otto amministratori appartenenti al Comune di Reggio Calabria, al Consiglio comunale, alla Città Metropolitana, al Consiglio Regionale ed ex Provinciale, al Comune di Taurianova, tutti variamente indagati, in concorso con l’Amministratore delegato ed altri responsabili della predetta società, per avere esercitato indebite pressioni al fine di ottenere l’assunzione di personale segnalato, ovvero altri funzionari per avere posto in essere atti di corruzione per l’esercizio della funzione o per il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio allo scopo di agevolare la predetta società nei rapporti con la Pubblica Amministrazione controllante al fine di ricevere indebite utilità.
Entrambi i provvedimenti hanno alla base le indagini svolte nei confronti degli amministratori della società AVR S.p.a. ed hanno consentito di accertare stabili rapporti di questa con imprenditori intranei o comunque collegati con cosche di ndrangheta e con amministratori pubblici in un contesto di relazioni di scambio reciproco finalizzato ad assicurare a tutti i protagonisti varie utilità.
E’ stato in particolare accertato che l’espansione territoriale di AVR S.p.a. era determinata proprio da questa accertata permeabilità aziendale agli interessi mafiosi ed a quelli della cd. “cattiva politica”; questa attitudine rendeva, infatti, la S.p.a. perfettamente consonante agli interessi criminali più forti, riconosciuti sul territorio reggino, divenendo così perfettamente funzionale al fine di garantire la prosecuzione ed espansione di tali sistemi di potere che governano il territorio.
Con particolare riferimento alle misure preventive di nature reale va evidenziato che la loro adozione, specificamente prevista dalle disposizioni del Codice Antimafia, è ispirata dalla necessità di rimuovere le situazioni di infiltrazione e di condizionamento da parte della criminalità organizzata delle imprese che operano sul mercato attraverso strumenti di controllo dirette alla bonifica e alla successiva restituzione dell’azienda al suo titolare, in alternativa alla confisca del bene.
L’obiettivo di queste misure, che hanno una durata biennale, è quello di promuovere il recupero delle imprese che hanno agevolato, con sistematicità ovvero con occasionalità, l’operatività sul mercato di imprenditori collegati o inseriti nelle cosche di ‘ndrangheta, attraverso l’affidamento della gestione o del controllo della loro attività ad amministratori nominati dal Tribunale che esercita un potere di vigilanza volto ad assicurare la continuità dell’esercizio dell’attività imprenditoriale rimuovendo le cause che hanno portato al loro condizionamento.
Il polo imprenditoriale oggetto della misura di prevenzione è attivo a Reggio Calabria nei seguenti settori:
- il ciclo integrato dei rifiuti per il comune di Reggio Calabria (oltre che per diversi comuni della provincia), attraverso la raccolta porta a porta, il trasporto, il trattamento, il recupero dei rifiuti e la pulizia del suolo;
- la gestione della rete stradale della Città Metropolitana di Reggio Calabria; l’appalto per l’arteria viaria “Gallico – Gambarie”, particolarmente importante per le ricadute turistiche sul territorio reggino.
Il Tribunale Misure di Prevenzione ha riconosciuto che le indagini svolte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria hanno fatto emergere la sussistenza di una pluralità di rapporti di stabile ed oggettiva agevolazione tra l’esercizio delle attività economiche riferibili alla struttura imprenditoriale della A.V.R. S.p.a., operanti in provincia di Reggio Calabria ed imprenditori appartenenti o collegati alle cosche della ‘ndrangheta collusi. E’ stato accertato, in particolare, che imprese riferibili all’associazione criminale ed operanti nei mandamenti Tirrenico e Ionico sono state, reiteratamente e colpevolmente, agevolate attraverso l’affidamento e l’esecuzione di opere, nel ramo d’azienda dedicato al settore edile e manutentivo, cosi consentendo alla medesima AVR di poter operare anche con il gradimento delle cosche.
Anche in relazione all’esercizio del ramo di azienda dell’AVR operante nel settore del ciclo dei rifiuti e della pulizia del suolo è stata riconosciuta dal Tribunale l’agevolazione degli interessi di alcune storiche cosche di ndrangheta, egemoni nel territorio cittadino ed inserite tradizionalmente in questo importante segmento economico.
In questo contesto peraltro il Tribunale ha dato atto di un ulteriore elemento di condizionamento dell’attività della AVR, riconducibile non direttamente all’infiltrazione mafiosa bensì all’instaurazione di molteplici rapporti di scambio con amministratori pubblici infedeli, funzionali, da un lato, ad assicurare a loro svariate utilità ed interessi privati, compresa l’acquisizione del consenso elettorale mediante la prassi delle richieste di assunzione e di gestione clientelare delle politiche aziendali, e dall’altro ad assicurare alla società un ampliamento dei profitti attraverso l’allentamento dei controlli sul suo operato.
Le fonti di prova acquisite e valutate dal Tribunale provengono dagli esiti di plurime ed autonome attività di intercettazione nonché dai riscontri acquisiti alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e si pongono in linea di continuità con quanto è stato accertato in precedenti inchieste in ordine alle profonde ingerenze svolte dalla criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti nella provincia di Reggio Calabria.